“Mio papà morto per amianto, è un tema che intendo risolvere“
Il già Sindaco di Monfalcone vuole esportare il modello Porcia
Visionato il brevetto “made in Pordenone” per ridurre il volume degli scarti
PORCIA18 GIUGNO 2025 – “Mio padre è morto di asbestosi e la mia famiglia è stata esposta per anni alle fibre di amianto, si tratta di un tema che mi tocca personalmente e che sto affrontando anche a Bruxelles dove non esiste una sensibilità forte come nel nostro Paese”. L’eurodeputato Anna Maria Cisint ha voluto visitare l’impianto di stoccaggio per amianto di Porcia “per toccare con mano uno dei pochissimi impianti ancora attivi in Italia e portare nelle commissioni parlamentari il know how tutto italiano che ci contraddistingue”. Ed è a questo punto che, accompagnata nel sopralluogo dai vertici della proprietà General Beton Triveneta, l’esponente della Lega – Patrioti per l’Europa, ha raccontato la propria dolorosissima esperienza. “A Monfalcone stiamo tuttora pagando decenni di contatto diretto con questo pericoloso materiale usato nella cantieristica navale ed è per questo che, anche da sindaco della città, mi sono impegnata a fondo sulla questione – ha rievocato la Cisint -. Non ci possono però essere bonifiche veramente utili se poi l’amianto raccolto sul territorio non sai o non puoi stoccarlo in sicurezza. Attualmente stiamo spedendo in Germania e addirittura in Norvegia camion carichi di inerti contaminati da fibre. Sono autentici “viaggi della speranza” che costano molto ai contribuenti italiani e che potrebbero essere evitati grazie a siti come questo. Qui a Porcia ho visto un’attività monitorata 24 ore su 24 e in grado di mettere in sicurezza per sempre una potenziale bomba ecologica”. L’esponente del Parlamento europeo ha voluto scattare una foto sul vasto appezzamento che ospita il primo lotto ormai esaurito e che ora è diventato un prato erboso su cui pascolano persino i cervi. Un domani questo angolo verde potrebbe trasformarsi in parco fotovoltaico per la produzione di energia pulita. Per l’occasione ad Anna Maria Cisint è stato illustrato pure il brevetto tutto “made in Pordenone” che consente di separare l’asbesto edile dalla ghiaia con cui solitamente è mescolato dopo l’interramento. Ad esporre i risultati dell’avveniristico macchinario è stata Silvia Moretto, dell’omonima impresa di demolizioni, in prima linea nella stessa Monfalcone sul fronte dI delicate bonifiche ambientali. “Un’idea che ci rende orgogliosi come italiani visto che nel mondo e persino nella civilissima Europa c’è chi consente ancora l’utilizzo dell’amianto e chi non lo ritiene così insidioso, permettendo forme di smaltimento molto leggere e discutibili”, ha confermato la leghista.