Via la parola “incuria” tra le cause della tragedia
L’iniziativa di Marco Dreosto (Lega) passa ora all’esame della Camera
Il Senato ha rimosso la parola “incuria” dalla legge sulla memoria del Vajont. Lo ha deciso all’unanimità la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama su proposta del segretario regionale della Lega del Friuli Venezia Giulia, Marco Dreosto. La modificazione del testo originario, richiesta a gran voce da superstiti e Comuni, è stata ritenuta talmente condivisibile da non dover nemmeno passare per l’Aula: il provvedimento è stato infatti approvato in sede legiferante, diventando automaticamente norma. Ora la palla passa alla Camera dei deputati per il nulla osta definitivo e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Una proposta, quella di Dreosto accolta in modo bipartisan da tutti i partiti, che potrebbe garantire un iter altrettanto breve in modo che la nuova disposizione sul Vajont sia vigente prima del prossimo 9 ottobre. “In quell’occasione si celebrerà il 61esimo anniversario dalla tragedia e sarebbe opportuno che il Parlamento desse una risposta concreta alle istanze del territorio – ha spiegato al proposito il Senatore friulano, ringraziando i colleghi di ogni schieramento per il supporto all’iniziativa -. Nel 2011 è stata licenziata una normativa che fa della sciagura del 1963 un monito per l’Italia intera. Peccato che vengano citati gli eventi luttuosi provocati dall’incuria dell’Uomo quando è evidente che il Vajont non è frutto di semplice negligenza. Lo scorso ottobre il Presidente Sergio Mattarella ha fornito un assist alla nostra idea direttamente dai detriti del monte Toc. Salito a Erto e Casso e Longarone per abbracciare le comunità, il Capo dello Stato ha parlato di una catastrofe dalle chiare responsabilità”. “L’intervento di Mattarella ha trovato subito piena adesione al Senato e di ciò ne andrò sempre orgoglioso”, ha concluso il firmatario della proposta di legge che ricorda come sia pericolosamente riduttivo limitare all’incuria dei fatti che hanno segnato la storia del Paese e della stessa Europa.
In copertina : Dreosto e Durigon