21Gallery
Gonzalo Borondo e Jan Fabre protagonisti a Padova e Treviso
GONZALO BORONDO. Porta l’acqua un fuoco fermo
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
21Gallery, Padova
23 settembre 2025 – 16 gennaio 2026
JAN FABRE. Songs of the Canaries e Songs of the Gypsies
a cura di Dimitri Ozerkov
21Gallery, Villorba (TV)
24 settembre 2025 – 16 gennaio 2026

La stagione espositiva autunnale di 21Gallery si apre con le mostre di due artisti internazionali rappresentati dalla galleria: a Padova, dal 23 settembre 2025 al 16 gennaio 2026, la personale di Gonzalo Borondo (Valladolid, 1989), giovane artista spagnolo che ha già ottenuto importanti riconoscimenti museali; a Villorba (TV), dal 24 settembre 2025 al 16 gennaio 2026, l’arte visionaria dell’artista belga Jan Fabre (Anversa, 1958), grande innovatore della scena contemporanea.
«La proposta di 21Gallery per il mese di settembre – dichiara il fondatore Davide Vanin – esprime lo spirito del progetto, teso a promuovere giovani artisti talentuosi, ma anche a presentare le nuove ricerche dei protagonisti dell’arte contemporanea internazionale, perseguendo un impatto positivo sui territori di riferimento e stimolando nuove forme di collezionismo e di dialogo tra arte e impresa. Jan Fabre e Gonzalo Borondo sono artisti con cui lavoriamo assiduamente: nei mesi a venire porteremo le loro ricerche in importanti fiere di settore e all’interno delle sedi della galleria di prossima apertura a Roma e Monte Carlo».
Curata da Cesare Biasini Selvaggi, la personale di Gonzalo Borondo è allestita all’interno di Palazzo Colonne (via San Francesco 34, Padova), edificio di pregio architettonico e interesse storico-artistico, riallestito nel 2025 dal collettivo Fosbury Architecture. Il titolo della mostra – Porta l’acqua un fuoco fermo – è tratto dal testo che la poetessa spagnola Ángela Segovia dedica all’autore e alla sua ricerca.
Gonzalo Borondo è un artista che giunge a fondere la sua istruzione “non convenzionale” (a quattordici anni a Madrid già pratica graffiti, tag in giro per la città,) il punk e il DIY, con un composito amalgama culturale che, dalle scene fantastiche, ispirate ai sogni e al mondo soprannaturale di Francisco Goya passa per l’esplorazione interiore, di ricerca dell’assoluto del cinema di Andrej Tarkovskij. E poi prosegue per l’indagine delle diverse relazioni fra l’involucro corporale e lo spazio architettonico o naturale col quale si rapporta sulla scia dell’esempio di Antony Gormley, per approdare a William Kentridge e al suo metodo combinatorio di disegno, scrittura, film, performance, musica, teatro e pratiche collaborative, per creare opere d’arte che hanno fondamenta nella politica, nella letteratura e nella storia. Gli anni della formazione di Borondo – a cui partecipa anche il suo maestro José García Herranz – restituiscono un artista dalla doppia identità: da un lato il writer e dall’altro il pittore “classico” (figlio, peraltro, di un restauratore).
Il percorso espositivo comprende numerose opere, molte delle quali di grande formato, tra cui imponenti trittici su vetro eseguiti nel 2025 e l’installazione Bruma, che occupa un’intera sala della galleria. L’allestimento è concepito per accogliere il pubblico in una pinacoteca personale ed intima. L’artista spagnolo sembra ricordarci che la sua non è solo una ricerca formale, perché intende restituire alla forma anche l’anima, l’etica, l’impegno civile, tra l’essenza di un passato dimenticato, le nostalgie, i sogni e le memorie tradite nel presente.
«Quello che l’artista rivela con questo progetto è il rinnovato piacere di fare pittura a colpi di pennello intriso di una densa materia cromatica, con un vigore di impasto che ricorda l’accesa policromia delle più crude immagini della pittura spagnola seicentesca. Il suo è un approccio viscerale, tanto quanto la carne rappresentata sui fragili supporti prescelti, che trascende i limiti tra figurativo e astratto, tra informale e gestuale», dichiara Cesare Biasini Selvaggi.
«Il luogo in cui ci porta questa mostra è uno strato tra l’acqua e il fuoco, il luogo in cui il tempo si riunisce, dove, con uno sguardo, si può leggere una storia, senza che la trama si sussegua, dal puro splendore dei resti vivificati dal vetro. Nell’essere del vetro c’è la tensione tra la durezza e la fragilità. Soltanto all’interno del freddo vetro può vivere un fuoco immobile, congelato», conclude Ángela Segovia.
Nel corso della mostra, sarà pubblicata e presentata la prima monografia italiana dedicata a Gonzalo Borondo con vari contributi, tra i quali il testo critico di Cesare Biasini Selvaggi e il brano poetico di Ángela Segovia.
La sede di Padova (via San Francesco, 34) è aperta da martedì a venerdì con orario 10.30-12.30 e 16.00-18.00 oppure su appuntamento. Per informazioni: info@21gallery.it, twentyoneart.com. Ingresso gratuito.
Nella sede di 21Gallery a Villorba (TV), all’interno del Treviso Arts District (viale della Repubblica, 3), viene ospitata la personale di Jan Fabre, Songs of the Canaries e Songs of the Gypsies, a cura di Dimitri Ozerkov. La mostra raccoglie i due più recenti capitoli della sua produzione artistica: Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) e Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre).
Artista visivo, creatore teatrale e autore, capace di fondere tradizione artistica, filosofia, scienza e spiritualità in un unico personale universo creativo, Fabre porta a Treviso un corpus di opere che attraversano l’essenza del pensiero umano, la fragilità della vita e il potere trasformativo dell’arte. Un’esplorazione del rapporto tra materia e spirito, forte di un uso innovativo di materiali come il marmo di Carrara, il Vantablack (la più nera versione esistente del nero) e i colori a matita e tempera.
Il primo capitolo, Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud), è un tributo poetico alla fragilità della vita, all’inseguimento dei sogni e alla continua ricerca dell’umanità di comprendere il cielo. Fabre esplora queste tematiche attraverso un’installazione composta da opere scolpite in marmo di Carrara e disegni a matite colorate su Vantablack. È al centro di questa prima sezione espositiva che si trova la scultura monumentale The Man Who Measures His Own Planet (2024): una figura si erge su una scala, con le braccia tese come a voler misurare l’immensità del cielo. Il corpo è modellato su quello di Fabre stesso, mentre il volto rimanda al fratello scomparso prematuramente, Emiel, a cui è dedicata la mostra. Questo primo capitolo è anche un omaggio a Robert Stroud, detto “Birdman of Alcatraz”, un prigioniero che divenne un rinomato ornitologo, specializzato in canarini.
Il secondo capitolo, Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre), mescola il jazz e l’arte con la vita personale dell’artista, per esplorare la relazione tra fragilità e creazione in opere che uniscono tradizione iconografica e innovazione contemporanea. Il cuore dell’installazione è costituito da tre grandi sculture di marmo di Carrara in cui Fabre raffigura un neonato fuori scala, suo figlio Django all’età di 5 mesi e mezzo, il cui nome rende omaggio al chitarrista gypsy Django Reinhardt.
«Fabre rielabora antiche metafore in modi che risuonano con le tematiche contemporanee sul corpo, l’anima e la natura dell’arte. L’artista continua a improvvisare sui suoi temi, girando intorno a una frase familiare ma sempre stravolgendola, rendendola nuova e universale», conclude Dimitri Ozerkov.
È disponibile in galleria un volume edito da Silvana Editoriale, a cura di Melania Rossi e Giovanna Caterina de Feo, con contributi critici di Dimitri Ozerkov, Giacinto Di Pietrantonio, Melania Rossi e Floriana Conte.
Fabre è stato recentemente insignito di due prestigiosi premi dalla giuria internazionale del festival teatrale in Montenegro (FIAT – Festival Internacionalnog Alternativnog Teatra), come migliore performance e miglior regista.
In concomitanza con la mostra di Treviso, dal 3 al 30 ottobre 2025, si terrà presso il Teatro Out Off di Milano la seconda edizione del Festival dedicato all’arte teatrale di Jan Fabre, dal titolo Jan Fabre e Mino Bertoldo: 40 anni di poesia della resistenza, che quest’anno presenterà sei spettacoli di cui due prime mondiali: La poésie de la résistance (3, 4, 8 ottobre) con Annabelle Chambon e Cédric Charron e Una tribù, ecco quello che sono con Irene Urciuoli (10, 11 e 22 ottobre).
La sede di Treviso (viale della Repubblica, 3, Villorba) è aperta da lunedì a venerdì con orario 10.00-19.00. Per informazioni: info@21gallery.it, twentyoneart.com. Ingresso gratuito.
Gonzalo Borondo (Valladolid, Spagna, 1989) è un artista multimediale che vive tra Spagna e Italia. Si concentra sull’esplorazione del valore della memoria, enfatizzando le caratteristiche storiche e relazionali degli spazi. Dal 2010 collabora con diverse istituzioni e spazi in tutto il mondo, presentando le proprie installazioni in vari musei, come il Museo delle Nazioni Unite (Berlino), il MACRO (Roma) e il Museo de Arte Contemporáneo Esteban Vicente (Segovia). Ha tenuto mostre personali a Londra, Parigi, Madrid e Milano. L’opera Merci fa parte della collezione permanente del Museo CAPC (Bordeaux). Dal 2023 è membro effettivo della Reale Accademia di Storia e Arte di San Quirce.

Jan Fabre, nato ad Anversa nel 1958, è un innovatore di primo piano e una delle figure più influenti nel mondo dell’arte contemporanea internazionale. Noto per i suoi contributi all’arte visiva, al teatro e alla letteratura, è il primo artista vivente ad aver tenuto mostre personali su larga scala presso istituzioni prestigiose come il Museo del Louvre di Parigi nel 2008 e l’Hermitage di San Pietroburgo nel 2017. Rimane l’unico artista ad aver ricevuto l’onore della Cour d’Honneur al Festival di Avignone in tre diverse occasioni (2001, 2005 e 2006) e l’unico artista contemporaneo a cui è stata commissionata una nuova opera per la Felsenreitschule al Festival di Salisburgo nel 2007.
21Gallery nasce nel 2021 dalla scelta di Alessandro Benetton di investire sulle idee del giovane imprenditore Davide Vanin con l’obiettivo di diffondere la cultura con particolare riferimento alle arti visive, ottenere un impatto positivo sul territorio, stimolare il rapporto arte e impresa, promuovere la trasparenza nel sistema dell’arte per coinvolgere nuovi potenziali collezionisti e sostenere concretamente gli artisti rappresentati. Valori condivisi da Ernesto Fürstenberg Fassio che, attraverso Banca Ifis, nel 2024 entra nel capitale sociale del gruppo. 21Gallery ha sede dal 2021 a Villorba (TV), nel cuore del TAD (Treviso Arts District), una struttura di 1.500 mq che coinvolge professionisti selezionati e aziende di eccellenza nei settori delle arti visive, del food & beverage e del design. Dal 2025, alla sede di Treviso, si è aggiunta una seconda sede a Padova, diretta da Elena Comin. La galleria, ospitata all’intero di Palazzo Colonne, è stata oggetto di un importante intervento di riallestimento progettato dal collettivo Fosbury Architecture, curatore del Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2023. A beneficio di imprenditori e professionisti, collezionisti e appassionati, ad ogni sede di 21Gallery è collegato un Club, denominato 21Art Club, per fornire servizi di advisory ai collezionisti e a chi desidera avvicinarsi al mercato dell’arte. Un salotto culturale con i maggiori esperti del settore, ma anche un gruppo di persone che insieme sostengono gli artisti e condividono la passione per l’arte.
SCHEDE TECNICHE:
Gonzalo Borondo. Porta l’acqua un fuoco fermo
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
21Gallery c/o Palazzo Colonne
via San Francesco 34, 35121 Padova
23 settembre 2025 – 16 gennaio 2026
Orari: da martedì a venerdì 10.30-12.30 e 16.00-18.00 oppure su appuntamento
Ingresso gratuito
Jan Fabre. Songs of the Canaries e Songs of the Gypsies
a cura di Dimitri Ozerkov
21Gallery c/o TAD (Treviso Arts District)
viale della Repubblica 3, 31020 Villorba (TV)
24 settembre 2025 – 16 gennaio 2026
Orari: da lunedì a venerdì 10.00-19.00
Ingresso gratuito
INFORMAZIONI:
Sede di Padova: elena@21gallery.it
Sede di Treviso: info@21gallery.it
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In copertina : Gonzalo Borondo Eresma volta folla 2025
