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A Montebelluna l’evento speciale per il film con Eva Pattis Zoja – “Un milione di granelli di sabbia”, vincitore del Mercurius Prize

DiRedazione

Ott 12, 2024

Xenia De Luigi dialogherà dopo la proiezione di mercoledì 28 ottobre al cinema Italia Eden

con la celebre psicoterapeuta che utilizza una terapia non verbale

per aiutare bambini ucraini, yazidi e cinesi a superare il trauma

dell’esperienza di una guerra, di una calamità naturale o di una violenza

Un milione di granelli di sabbia ha vinto il Mercurius Prize ed è diretto da Andrea Deaglio

Sarà una proiezione speciale al cinema Italia Eden di Montebelluna ad ospitare mercoledì 30 ottobre alle 19.30 la prima tappa veneta del tour del film documentario Un milione di granelli di sabbia, che vede come protagoniste la psicoterapeuta Eva Pattis Zoja e le storie di bambini ucraini, yazidi e cinesi. A dialogare con la celebre psicoanalista sarà Xenia De Luigi.

Diretto da Andrea Deaglio, il documentario mette al centro le possibilità offerte da una terapia non verbale, chiamata Sandwork Espressivo, che permette a bambini e ragazzi di elaborare il trauma psichico ed esprimere ciò che il dolore ha reso indicibile. E proprio per il modo in cui queste esperienze vengono raccontate il film ha vinto il Mercurius Prize, premio attribuito da un comitato internazionale di psicoanalisti. Per il regista torinese si tratta di un ennesimo riconoscimento come documentarista, essendo già stato premiato in festival quali Cinéma du Reel, Docucity (Università di Milano) e Cervino Cine Mountain, per citarne alcuni.

Scrive Deaglio nelle note di regia:

“Durante una guerra, o una calamità naturale, si tiene il conto di morti, feriti e ricoverati in ospedale. I “feriti dentro”, i traumatizzati, non vengono considerati. Eppure i disturbi possono essere di estrema gravità: impossibilità di nutrirsi, dormire, provare sentimenti. Quando mi sono imbattuto nella storia della popolazione Yazida, nel 2014 brutalmente massacrata dai miliziani dell’Isis che lasciavano sopravvivere soltanto donne e bambini dopo torture e atrocità inenarrabili, una domanda era diventata urgente: come potranno tornare alla vita? Come si può superare un trauma così grande da essere in-immaginabile? E’ stato a quel punto che ho conosciuto la dottoressa Eva Pattis Zoja, psicoterapeuta che proprio con gli Yazidi metteva in pratica un approccio terapeutico innovativo, basato sulla sabbia, il silenzio e il gioco. E soprattutto sulle immagini, perché la Sandwork Therapy è una sorta di cinema in miniatura. La sabbia si comporta come un apparecchio di ricezione molto sensibile, che registra il minimo movimento con precisione, come se milioni di granellini fossero pronti a “origliare”. Attraverso le mani e gli oggetti in miniatura si dà al nostro inconscio ferito la possibilità di creare un’immagine. Ed è proprio quella a dare accesso a quel luogo interiore dove risiede il nostro maledetto trauma”. 

La guerra in Ucraina, la persecuzione contro gli Yazidi da parte dell’Isis e il devastante terremoto in Cina sono soltanto alcuni tra i contesti in cui il Sandwork Espressivo è applicato: questo metodo è diffuso anche in Italia e in molti altri paesi del mondo con bambini che hanno perso i loro cari a causa di calamità naturali, o con bisogni educativi speciali o disturbo da stress post-traumatico.

Il documentario di Deaglio esplora parallelamente le radici di Eva Pattis Zoja, mostrando le connessioni tra il lavoro che l’ha resa un riferimento a livello internazionale e la storia personale della sua famiglia durante la Seconda guerra mondiale.

Un milione di granelli di sabbia include inoltre materiali d’archivio provenienti da diversi fondi, tra cui quello di Andy Rocchelli, fotoreporter e fotografo italiano ucciso nel 2014 in Ucraina insieme all’interprete e attivista Andrei Mironov mentre documentava le condizioni dei civili nel Donbass.

Il film, della durata di 64 minuti, è scritto da Andrea Deaglio e Stefano Zoja, prodotto da Matteo Tortone ed Enrico Giovannone per Malfé Film, con il contributo di IDM Film Commission Südtirol, Provincia Autonoma di Bolzano, Film Commission Torino Piemonte, International Association for Analytical Psychology, International Association for Expressive Sandwork, casa editrice Moretti & Vitali, Südtiroler Bildungszentrum. 

I biglietti per la proiezione speciale di mercoledì 28 ottobre alle 19.30 si possono già acquistare presso la cassa del cinema Italia Eden.

IL COMMENTO DEL PROF. UMBERTO GALIMBERTI, FILOSOFO E PSICOANALISTA

“Eva Pattis è una psicoanalista che ha avuto il coraggio di uscire dal suo studio privato per affrontare le situazioni tragiche che la Storia infligge anche a chi, come i bambini e gli adolescenti, li subisce senza avere i mezzi per elaborarli. Chiusi nel loro silenzio, bambini e adolescenti spesso non sono in grado di parlare delle tragicità che hanno subito o di cui sono stati testimoni. E anche le parole che gli psicologi, chiamati in loro soccorso, rivolgono, ritornano mute e affogate nel loro silenzio. Per questo Eva Pattis ha praticato con loro quel metodo non verbale dei “milioni granelli di sabbia” dove si dispongono piccole miniature di uomini, donne, animali, oggetti che consentono di “ricordare” nel senso di “ri-accordarsi” con quanto è stato vissuto, senza aver trovato le parole per dirlo. In questo modo il trauma riemerge e, attraverso la scena che sulla sabbia ricostruisce, il bambino recupera e rende comunicativo il trauma che si era reso inaccessibile alle parole. Questa pratica, che Eva Pattis ha creato come metodo del Sandwork Espressivo, è stata sperimentata con i bambini e gli adolescenti sopravvissuti al genocidio degli Yazidi in Iraq, al terremoto in Cina e vittime del conflitto in Ucraina, consentendo a tanti di loro di comunicare quello che avevano chiuso nel silenzio enigmatico e buio che le parole non erano in grado di aprire”.

-Umberto Galimberti


EVA PATTIS ZOJA (protagonista) e il Sandwork Espressivo 

Psicoanalista junghiana, Eva Pattis Zoja si è formata anche come analista per bambini presso lo Jung Institut di Zurigo e come terapeuta della sabbia (ISST/AISPT) in Italia. Ha fondato il metodo Expressive Sandwork basandosi sulla psicologia analitica di C.G. Jung e sulla Sandplay Therapy sviluppata dall’allieva junghiana Dora Kalff, ispirata a sua volta dalla pediatra londinese Margaret Lowenfeld, elaborando forme di intervento che prevedono l’utilizzo delle immagini e della sabbia con bambini oggetto di violenza e in situazioni in cui la psicoterapia non è praticabile.

Il Sandwork Espressivo è stato utilizzato con pazienti in età evolutiva in molti paesi, tra i quali Ucraina, Germania, Palestina, Cina, Romania, Colombia, Malaysia, Sudafrica, Argentina, ma anche in Italia. 

Eva Pattis Zoja ha lavorato e insegnato in diversi paesi. Le sue pubblicazioni includono il volume Curare con la sabbia, una proposta terapeutica in situazioni di violenza e abbandono, pubblicato dalla casa editrice Moretti & Vitali.

ANDREA DEAGLIO (regista) Andrea Deaglio ha diretto numerosi film per il cinema e la televisione, tra cui Nera – non è la terra promessa (2007), vincitore del Premio Anello Debole; Il futuro del mondo passa da qui – City Veins (2010), vincitore del Premio Joris Ivens per la Migliore opera prima internazionale a Cinéma du Reel e del premio Docucity; Storie di uomini e lupi (2015, co-diretto con Alessandro Abba Legnazzi), vincitore del premio come Miglior Film Italiano al Cervino Cine Mountain; Show all this to the world (2015); I cinque punti (2023), vincitore della Menzione Speciale al Festival Liberazioni. Il suo sito web è www.andreadeaglio.it

MATERIALI D’ARCHIVIO 

Il film include molti materiali d’archivio, tra i quali spiccano i lavori di due importanti fotoreporter: Zmnako Ismael Khalid e Andy Rocchelli, grazie al lavoro di ricerca di Associazione Culturale Zona.

Sono inoltre presenti materiali provenienti dal fondo fotografico della famiglia Pattis, dell’Archivio Provinciale della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, dell’Ufficio Film e Media della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige e dell’Archivio fotografico / Collezione Julius Steinkeller.

*Andy Rocchelli è stato un fotoreporter italiano, fondatore e membro del collettivo di fotografi indipendenti Cesura.

Nel 2014 è stato ucciso in Ucraina insieme all’interprete e attivista Andrei Mironov mentre documentava le condizioni dei civili nel Donbass.

In copertina : Eva Pattis Zoja con una bambina

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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