Tante le novità compresa una mostra dedicata a Daniele Calabi realizzata con CARIPARO e UNIPD
UNDICESIMA EDIZIONE
BIENNALE INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA BARBARA CAPPOCHIN
Al via l’undicesima edizione della Biennale Internazionale di Architettura Barbara Cappochin giunta al suo ventennale
La biennale
Con l’apertura delle iscrizioni al Premio Internazionale di Architettura prende il via l’XI edizione della Biennale Internazionale di Architettura Barbara Cappochin. Fine del Premio è quello di far emergere il ruolo centrale e la responsabilità dell’architettura nel processo di trasformazione delle città e dei territori. La Fondazione Barbara Cappochin ha da sempre sottolineatolo lo stretto legame tra l’architettura e la qualità della vita, premiando la capacità di generare qualità con sapienza e con attenzione sia rispetto al contesto che all’ambiente. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Barbara Cappochin in collaborazione con l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Padova, Comune di Padova e divulgata in tutto il mondo al Congresso Mondiale degli Architetti, tenutosi a Copenaghen dal 2 al 6 luglio, nelle precedenti edizioni ha visto complessivamente la partecipazione di oltre 3000 progetti con opere provenienti da 80 paesi di tutti i continenti.
Il bando
Possono partecipare al Premio (le iscrizioni si chiudono il prossimo 31 gennaio 2024e sono gratuite) le opere ultimate tra il 1° gennaio 2020 e il 31 gennaio 2024, appartenenti alle seguenti categorie: architettura residenziale pubblica e privata; architettura commerciale, direzionale, mista; architettura pubblica; architettura del paesaggio; riqualificazione e rigenerazione urbana.
La Giuria Internazionale si riunirà a Padova nei giorni 22 e 23 febbraio 2024; la cerimonia di premiazione nella fiabesca Cava Arcari ( si tratta delle cave di Arcari a Vicenza, trasformate in luoghi polifunzionali da David Chipperfiel ) e gli altri eventi finali dell’undicesima edizione della Biennale si terranno nei mesi di maggio e giugno 2024.
I premi
Al vincitore internazionale verrà assegnato un premio di 20.000 €, mentre di 3.000 € sarà il premio assegnato al vincitore del premio regionale.
Le migliori 40 opere internazionali e le migliori 10 regionali saranno esposte in Piazza Cavour a Padova, dal 7 giugno 2024 al 24 luglio sui “Tavoli dell’Architettura” progettati da Renzo Piano e realizzati da Laboratorio Morseletto per l’Architettura.
Tutte le opere saranno pubblicate nel tradizionale catalogo del Premio.
Le scuole
Il 13 maggio 2024 al Centro Congressi di Padova si terrà “L’Architettura incontra la scuola”, incontro tra gli studenti delle scuole superiori di secondo grado di Padova, Rovigo e provincie e un grande architetto internazionale per sottolineare l’influenza della architettura nel vivere quotidiano, evento realizzato grazie al contributo della Fondazione Cariparo; mentre il 7giugno si terranno le conferenze dei vincitori e menzioni presso il Centro Culturale San Gaetano e l’inaugurazione dei Tavolo dell’Architettura.
L’8 giugno all’Aula Magna dell’Università di Padova ci saranno le Conferenze Internazionali con focus sulle piccole città sull’esempio delle francesi “Petites villes de demain”.
Le novità: la mostra
La collaborazione e l’unione delle forze tra la Fondazione Barbara Cappochin, la Fondazione Cariparo e l’Università di Padova ha dato il via alla realizzazione di una grande mostra che avrà luogo a Palazzo Monte di Pietà di Padova, sede della Fondazione Cariparo, dedicata a Daniele Calabi (Verona 1906 – Venezia 1964), architetto molto attivo a Padova e nel Veneto dalla storia umana e personale che racconta tragicamente una triste pagina della nostra storia, oggi purtroppo ancora di grande attualità. Calabi, ebreo, prima delle leggi razziali ricevette molti incarichi per la progettazione e costruzione di opere pubbliche. Successivamente la sua appartenenza religiosa gli precluse anche la partecipazione all’inaugurazione dell’Osservatorio di Asiago, opera grandiosa da lui progettata e a cui aveva lavorato con quella grande attenzione e cura al dettaglio che lo contraddistinguevano. Calabi era un architetto con un’adorazione quasi mistica per la materia e i materiali, soprattutto quelli tradizionali e legati alla storia del territorio. Per l’Osservatorio, aveva scelto infatti una pietra estratta da cave locali, grigio-rosata. Ma quel giorno, all’inaugurazione ad Asiago, lui non c’era e nel discorso del rettore Carlo Anti non fu nemmeno pronunciato il suo nome. Perché Daniele era ebreo. Con questa grande mostra, “Daniele Calabi a Padova – Città e architettura nel secondo dopoguerra”, si vuole restituire alla città un percorso di scoperta delle grandi opere realizzate da questo architetto ma soprattutto si vuole restituire Calabi alla sua città, alla storia e anche dargli giustizia. La mostra, partendo dalla centralità della figura dell’ingegnere-architetto, indagherà il contesto architettonico e urbano di Padova nel secondo dopoguerra, in particolare gli anni in cui si concentrano le più intense trasformazioni e progetti per lo sviluppo della città e sarà organizzata con l’esposizione di pezzi originali come disegni tecnici, esecutivi, schizzi, fotografie, posti su apposite bacheche; ponendo l’attenzione sul tema dell’architettura nel tempo: un confronto, su base fotografica, tra i progetti al tempo della loro costruzione (tramite disegni e foto originali) e come si presentano allo stato attuale.
Le conferenze
A corollario della mostra sono in programma un ciclo di conferenze e seminari da tenersi all’Università di Padova in stretta sinergia con le attività didattiche (Corso di Laurea in Ingegneria Edile Architettura del Dipartimento ICEA, UNIPD e laboratorio di Storia dell’architettura contemporanea) come pure la progettazione e realizzazione di padiglioni temporanei, di fronte a Palazzo Moroni e a Cà Lando affidata agli studenti universitari, reinterpretando le architetture e i dettagli dell’Architetto Calabi, così da fungere anche da spazi di incontro e studio delle sue opere nel contesto della città di Padova, luoghi aperti e fruibili da cittadini e da turisti; infine la pubblicazione sulle opere e la vita dell’architetto trascorsa per alcuni anni in Brasile rifugiatosi, essendo ebreo, a causa delle leggi razziali
La Fondazione
Il fine della Fondazione “Barbara Cappochin” è di mantenere vivo il ricordo di Barbara, giovane studentessa della Facoltà di Architettura I.U.A.V. di Venezia, attraverso la promozione della qualità nell’architettura.