ALLARME PERSONALE: I SERVIZI SOCIO SANITARI A RISCHIO COLLASSO
Non solo le case di riposo, Federsolidarietà Belluno e Treviso denuncia il pericolo chiusura per tutto il sistema di welfare territoriale.
La denuncia dell’ormai cronica carenza di operatori sociosanitari e di infermieri nelle strutture per anziani della Marca riaccende un dibattito che da tempo vede le imprese cooperative bellunesi e trevigiane in prima linea: 66 cooperative tra Belluno e Treviso, oltre 244 milioni di fatturato con 10284 lavoratori e un indotto di 30 mila beneficiari, un mondo di assistenza e di servizi imponente e diversificato.
Oggi la sostenibilità dei servizi alla persona è messa in discussione innanzi tutto dalla carenza di personale, dai tagli alla spesa pubblica e dalle rigidità legislative sugli accreditamenti delle strutture, che rendono sostanzialmente impossibile coprire tutti i ruoli professionali richiesti dalla normativa.
“Federsolidarietà Belluno e Treviso e le cooperative sociali che rappresenta – dichiara il presidente dell’Associazione, Luca Sartorato, – esprime una fortissima preoccupazione per il rischio di impoverimento del welfare territoriale. Case di riposo e servizi agli anziani, comunità alloggio, strutture per la disabilità e la salute mentale, centri diurni di diverse tipologie, comunità terapeutiche, centri estivi, servizi all’infanzia ed ogni tipo di servizio socio assistenziale e socio sanitario: gli ambiti di operatività delle nostre imprese sono innumerevoli e tutti risentono di questo clima di grave incertezza. Non solo fatichiamo a reperire le figure indispensabili al funzionamento delle strutture, ma non riusciamo a trattenerle, perché non possiamo garantire loro condizioni d’impiego parificate a quelle del pubblico impiego.”
Un capitolo a parte è riservato alle regole di accreditamento che indicano con precisione le figure professionali che obbligatoriamente le strutture devono impiegare per poter operare, vincoli stringenti che imbrigliano la gestione ordinaria dei servizi. “Chiediamo alle Regione del Veneto di convocare un gruppo di lavoro per valutare ulteriori forme di flessibilità e convertibilità negli standard professionali, – riprende Sartorato – così da consentirci di sopperire alle carenze di personale qualificato formando, oppure aggiornando, le figure affini che possono agevolmente coprire le mansioni scoperte. Confidiamo che il nostro grido di allarme venga recepito fin da ora, per evitare che nel nostro territorio avvenga un drammatico impoverimento della qualità dei servizi che abbiamo sempre garantito ai nostri concittadini.”
Informazioni: www.bellunotreviso.confcooperative.it