Massima attenzione necessaria anche nella nostra regione, dice Pontello
«Misure forti e risolutive che finora sono mancate». È quanto ha chiesto Confagricoltura al Governo sulla Peste Suina Africana (Psa), rilevata in Italia all’inizio dello scorso anno e da allora in continua e allarmante espansione sul territorio nazionale. A oggi, la malattia della variante che si sta diffondendo in Europa, è presente in Piemonte, Liguria, Lazio, Campania e Calabria.
Il presidente Massimiliano Giansanti ha scritto al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per chiedere di mettere in atto «tutte le azioni utili ad arginare, contenere ed eradicare la Psa, e che queste siano una priorità del Governo per fronteggiare questa emergenza nazionale».
«Attualmente – ricorda David Pontello, responsabile della Sezione economica zootecnica di Confagricoltura Fvg – l’attuazione delle misure è stata disomogenea nelle diverse realtà regionali, determinando una frammentazione degli interventi e una loro mancanza di uniformità di applicazione che hanno provocato l’espandersi dei casi di positività nei cinghiali in aree sempre più diffuse e anche distanti tra loro, con una minaccia concreta al sistema degli allevamenti suinicoli che non possiamo più accettare. La Psa – prosegue Pontello – determina per le aziende di allevamento il rischio di essere incluse in zone di restrizione, con danni derivanti dall’abbattimento e distruzione dei capi allevati e dal fermo di produzione, con conseguenze anche per il prodotto destinato alle Dop italiane della salumeria, compreso il Prosciutto di San Daniele. Perciò, pure sui nostri territori, l’attenzione deve essere decuplicata ricordando tra l’altro che, soltanto le mancate esportazioni di carni suine e salumi italiani verso i Paesi terzi, valgono 20 milioni di euro al mese».
Una delle richieste reiterate di Confagricoltura, dunque, è legata alla necessità di concentrare le azioni di depopolamento del cinghiale in tutta Italia.