Una carriera fulminante, dal 1950 al 1956: 17 film, copertine di riviste nazionali e internazionali, fotoromanzi, i primi sceneggiati della Rai, trasmissioni radiofoniche. Un volto diventato subito popolare nell’Italia che faticosamente usciva dalla guerra. Carnagione mediterranea, lunghi capelli neri, occhi incantatori, corpo sinuoso. All’improvviso, il ritiro dalle scene, a soli 26 anni, senza spiegarne la ragione. Né una conferenza stampa, né un’intervista. Scomparsa, da un giorno all’altro. Via dall’Italia e il silenzio. Perché? Che fine ha fatto Maria Frau, classe 1929, l’attrice che era destinata ad una carriera illuminata dai neon del successo, ad entrare nel ristretto Pantheon del divismo?
Dopo 66 anni, “Frau talks”. Rompe l’isolamento e il silenzio e si racconta nel documentario “Maria Frau, l’attrice che spense la sua stella“, scritto e diretto da Sergio Naitza, firmato da Karel produzioni, in anteprima assoluta al Festival cinematografico I Mille Occhi di Trieste, mercoledì 12 dicembre, al Cinema Ariston. Nel documentario (fotografia Luca Melis, montaggio Rossana Cingolani, sostenuto da Fondazione Sardegna Film Commission, Società Umanitaria-Cineteca Sarda, Comune di Nulvi), scorrono vita artistica e privata, dalla natìa Sardegna al successo, con aneddoti e curiosità sul cinema italiano anni Cinquanta. Finalmente, per la prima volta, Maria Frau – splendida 93enne – spiegherà personalmente – collegandosi live con Trieste dagli Stati Uniti – perché nel 1956 decise di calare il sipario, di eclissarsi dal mondo dello spettacolo, dalla notorietà, dalla ribalta mediatica. Lo rivela in due parole, nella sua casa di Austin, Texas: “per amore. Sono sparita solo per amore”. Lo racconta nel documentario aggiungendo molti dettagli: dopo un periodo in Costa Rica si è infine trasferita negli Stati Uniti, oltre 40 anni fa, perché “avevo incontrato l’uomo della mia vita e ho deciso di dedicarmi solo alla famiglia. Non mi sono mai pentita della scelta. Sono stata fortunata”. Con l’energia di una sessantenne, Maria Frau apre lo scrigno dei ricordi. Le radici sarde: nata nel piccolo paese di Nulvi, papà pastore, il trasferimento a Roma in cerca di un lavoro più redditizio. Infanzia e adolescenza nella capitale, crescendo in una dignitosa povertà. “Non avevo neppure i soldi per il cinema”. Ma è il cinema che si accorge di lei. Con il più classico segno del destino. Maria è una bella ragazza, volto pulito, sguardo sognante. Mentre è seduta nella sala d’aspetto di un ufficio, la nota il regista Mario Bonnard che sta cercando la protagonista per il suo film “Margherita da Cortona”. Non l’ha ancora trovata, nonostante abbia anche lanciato un concorso nazionale. “Tu sei Margherita” le dice. E la scrittura.
Da quel momento inizia la rapida ascesa di Maria Frau verso il successo. I giornali parlano di lei, la sua immagine – anche in licenziose pose col bikini – campeggia su tutte le riviste, la fama travalica i confini nazionali. Ha ruoli di prima attrice nel cinema popolare, versione melò (Luna Rossa, Tormento di anime, La barriera della legge, Il lupo della frontiera, Agguato sul mare); cavalca e tira di spada in Sul ponte dei sospiri; la sua bravura e versatilità la portano a girare in Germania per Stella di Rio, dove mostra il suo talento di ballerina, in Turchia per La sultana Safiyè, in Francia per I sette peccati di papà con Maurice Chevalier e Il maggiorato fisico con Eddie Constantine; duetta con Totò nel ruolo di Cleopatra in Totò all’inferno e Eduardo De Filippo la vuole accanto a Renato Rascel nella versione cinematografica della sua commedia Questi fantasmi. Nel 1954, agli albori della Rai, è nello sceneggiato L’affare Kubinski diretta da Anton Giulio Majano, sono tante le partecipazioni a programmi radiofonici in cui chiacchiera con gli ascoltatori. Al vertice della popolarità e con tante offerte di lavoro (Eduardo le propone di entrare nella sua compagnia, Gassman la cerca per un ruolo a teatro, Tognazzi vuole scritturarla per una commedia musicale) Maria Frau spegne la sua stella. La favola della povera ragazza sarda, novella Cenerentola, che dall’anonimato diventa una star, rifiuta una carriera in rampa di lancio per la consacrazione in nome dell’amore per il suo principe azzurro, si interrompe bruscamente, ma insieme dolcemente. Per amore, appunto. Una bella storia che parla anche al nostro tempo: dove apparire, esserci, mostrarsi, viene prima di vivere.