APPLAUSI ED EMOZIONE A PORDENONE PER IL DEBUTTO DEL MELOLOGO “CANTI DALLA CASA DEI VIVENTI” DI ANGELO FLORAMO E CARLO GALANTE
mercoledì 29 novembre è andata in scena al Teatro Don Bosco di Pordenone l’opera interamente commissionata dalla SOMSI per il progetto di divulgazione musicale “Orpheus”
interpreti della partitura per musica e voce, diretta da Eddi De Nadai, gli strumentisti dell’Ex Novo Ensemble, il mezzosoprano Cecilia Bernini e il gruppo di studenti degli Istituti Superiori coordinati da Lisa Moras
Applausi ed emozione al Teatro Don Bosco di Pordenone dove ieri (mercoledì 29 novembre) ha debuttato l’opera-melòlogo “Canti dalla Casa dei Viventi”, produzione interamente commissionata dalla Storica Società Operaia di Pordenone al compositore Carlo Galante e alla penna di Angelo Floramo, per la direzione di Eddi De Nadai. Il titolo si riferisce al piccolo e quasi dimenticato cimitero ebraico di Rošna Dolina tra Gorizia e Nova Gorica(oggi in territorio sloveno), che racchiude, come in una poetica “Spoon River” transfrontaliera, storie di uomini e donne di una Mitteleuropa che si perde nella notte dei tempi. Lo spettacolo si inserisce nel progetto di divulgazione musicale “Orpheus” che l’Operaia da anni promuove per la diffusione della produzione lirico-musicale del Novecento e contemporanea tra gli studenti degli Istituti Superiori della Regione.
Sul palco, a dare voce e corpo a queste potenti suggestioni, gli strumentisti dell’Ex Novo Ensemble, il mezzosoprano Cecilia Bernini e il gruppo di studenti e studentesse del Liceo Leopardi-Majorana, dell’Istituto Zanussi e del Liceo artistico Galvani, coordinati in laboratorio da Lisa Moras di SPK Teatro. Ispirazione centrale dell’opera, nella cornice di GO!2025 – Nova Gorica-Gorizia Capitale Europea della Cultura, l’idea di un “confine” che interpella la storia, la cultura e la vita dei popoli, perché in quella minuscola “casa dei viventi” lungo la frontiera si è sedimentata l’identità plurale di un’Europa complessa e ferita, eppure meraviglioso esempio di bellezza e di ricchezza culturale. Un mondo che ancora oggi ci parla di come tutti i confini siano fatti per essere sconfitti, perfino quello che apparentemente divide i vivi dai morti.Perché “alle volte la morte sa essere più cortese della vita”.
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