L’Unione Europea sta lavorando a una nuova direttiva sulle accise dei tabacchi, che potrebbe portare a un aumento significativo del prezzo delle sigarette. Secondo le ultime indiscrezioni, il rincaro potrebbe arrivare fino a 3 euro a pacchetto, una misura che mira a disincentivare il consumo ma che preoccupa fortemente tabaccai e consumatori. L’Italia, uno dei principali mercati del tabacco in Europa, si prepara a valutare l’impatto economico e sociale di questa decisione.
Direttiva europea e obiettivi fiscali
La Commissione Europea ha proposto una revisione complessiva delle accise sul tabacco, con l’obiettivo di uniformare i livelli di tassazione tra i Paesi membri e promuovere la tutela della salute pubblica. Tuttavia, le nuove misure potrebbero comportare un aumento medio del prezzo delle sigarette tra i 2 e i 3 euro a pacchetto entro il 2026.
- La riforma intende ridurre il divario di prezzo tra i diversi Stati europei.
- Mira inoltre a favorire una diminuzione del consumo, soprattutto tra i giovani.
- Parallelamente, punta a rafforzare le entrate fiscali degli Stati membri.
Secondo i dati raccolti da Bruxelles, i Paesi con accise più basse registrano un consumo di tabacco più elevato. Tuttavia, gli esperti avvertono che aumenti troppo drastici potrebbero incentivare il mercato nero e l’importazione illegale di sigarette da Paesi extra-UE.
Questo tipo di provvedimenti si inserisce in un contesto più ampio di politiche europee per la sostenibilità e il benessere pubblico, affini a quelle che promuovono il risparmio e l’uso responsabile delle risorse, come nel caso delle strategie per risparmiare energia.
Le preoccupazioni dei tabaccai e del settore
Le associazioni di categoria dei tabaccai italiani hanno espresso forte preoccupazione per le conseguenze economiche di questi aumenti. Secondo le stime, un incremento di 3 euro a pacchetto potrebbe ridurre drasticamente le vendite, mettendo in crisi oltre 50.000 rivendite sul territorio nazionale.
Molti operatori del settore temono che il rincaro possa spingere una parte consistente dei fumatori verso canali di vendita irregolari o verso il mercato online non autorizzato, con danni sia economici che di sicurezza.
Inoltre, il settore del tabacco in Italia rappresenta una parte importante dell’industria fiscale e agricola, con migliaia di lavoratori impiegati nella filiera, dalla produzione alla distribuzione. L’introduzione della nuova normativa richiederebbe quindi una transizione graduale, simile a quella già osservata in altri ambiti della sostenibilità economica e produttiva, come nel caso delle energie rinnovabili.
Impatti economici e sociali della misura
Oltre alle ripercussioni dirette sui consumatori, l’aumento del prezzo delle sigarette potrebbe influire anche sull’economia locale e nazionale. Una diminuzione del consumo avrebbe effetti positivi sulla salute pubblica e, a lungo termine, sui costi sanitari. Tuttavia, nel breve periodo, il rischio principale è quello di un calo del gettito fiscale e di un aumento del commercio illegale.
Molti esperti ritengono che l’UE dovrebbe accompagnare la misura con campagne di informazione e prevenzione, mirate a educare i cittadini sui rischi del fumo e sulle alternative più sostenibili.
Questa transizione verso modelli di consumo più responsabili si inserisce in una visione più ampia di economia circolare, che mira a ridurre sprechi e dipendenze dannose. In tal senso, l’aumento delle accise può essere visto come un passo verso un sistema economico più consapevole, in linea con i principi dell’economia circolare promossi anche in altri settori.
In conclusione, mentre l’obiettivo di ridurre il consumo di tabacco è condiviso a livello europeo, resta aperta la sfida di bilanciare salute pubblica, interessi economici e sostenibilità sociale, in un contesto di profondo cambiamento per il mercato europeo del tabacco.
Fonte: papernest.it
