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Ca’ Foscari indaga l’antica comunità di Jesolo: si studiano 115 tombe tra VIII e XII secolo

DiRedazione

Nov 17, 2022

Presentati gli esiti dei nuovi scavi eseguiti nel sito archeologico delle “Antiche Mura”. Gli archeologi dell’ateneo, coordinati dal professor Sauro Gelichi, hanno portato alla luce i reperti che ora racconteranno gli stili di vita dei primi jesolani

È proseguita anche nel corso del 2022, nei mesi di settembre e ottobre, la campagna di scavo degli archeologi del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia impegnati a Jesolo nell’area del monastero di San Mauro (in prossimità del complesso monumentale delle “Antiche Mura”).

Le attuali ricerche, avviate nel 2018, su quella che doveva essere una sorta di barena emergente da un paesaggio lagunare alle foci del Piave Vecchia, hanno messo in luce una sequenza insediativa che dal VI secolo arriva fino al XIII-XIV. Da un paio di anni le indagini sono state principalmente indirizzate all’esplorazione delle fasi cimiteriali collegate ad un complesso ecclesiastico, di cui sono state poste in luce due principali fasi edilizie: la prima, alto-medievale, è costituita da una chiesa absidata ad una sola navata provvista di portico; la seconda, databile al pieno medioevo, documenta un ampliamento a tre navate scandite da pilastri.

I motivi che hanno spinto verso una specifica focalizzazione della ricerca sono dovuti al fatto che il cimitero, già individuato nel 2018, appariva ricco di sepolture, distribuite in un arco cronologico esteso (VII/VIII – XIII) e riferibile a gruppi familiari. Lo scavo il più possibile in estensione di questo cimitero avrebbe dunque consentito di acquisire un campione statisticamente significativo per lo studio del profilo biologico di una comunità della laguna di Venezia nel lungo periodo. In laguna, nessun cimitero di questo periodo e di questa entità è stato al momento scavato e, soprattutto, analiticamente studiato – soprattutto con metodi scientifici moderni – come quello di Jesolo.

In due anni di ricerche mirate il campione umano acquisito è molto ricco (115 tombe, per un totale di circa 150 individui, rinvenuti in un’area di poco più di 150 mq). Attraverso questo campione è già possibile mettere a fuoco: le strategie familiari legate alla ritualità funeraria (dove si veniva sepolti, come si veniva sepolti); le malattie, anche endemiche (come ad esempio la talassemia, di cui sono stati già riconosciuti i segni in diversi individui); la composizione della dieta alimentare; – la mobilità; la violenza. Tutti questi dati descrivono dunque comportamenti, attitudini e caratteristiche di una delle comunità lagunari nel lungo periodo: in sostanza cominciano a rivelarci molto dei primi veneziani.

La ricerca si svolge grazie all’appoggio e al supporto economico dell’Amministrazione Comunale di Jesolo e al finanziamento Fondo Scavi di Ca’ Foscari. Esso si avvale inoltre di un nutrito numero di collaborazioni scientifiche: il Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova per le indagini geomorfologiche (prof. Paolo Mozzi, dott.ssa Sandra Primon), con l’Università di Umea (Prof. Johan Linderholm) e l’Università di Pisa (dott.ssa Claudia Sciuto) per le analisi micro-morfologiche, con l’Università di Siena (Prof. Stefano Campana) per la geognostica, con il Laboratorio di Antropologia Fisica dell’Università del Salento (Dott.ssa Serena Viva) per lo studio dei reperti osteologici, con l’Università di Harvard (prof. David Reich) per l’analisi del DNA e con il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, Università Ca’ Foscari Venezia (Prof.  Carlo Barbante, Prof. Dario Battistel e Prof.ssa Clara Turetta) per lo studio della dieta alimentare. Le indagini biometriche si sono avvalse, inoltre, della preziosa collaborazione di Polimedica srl e Poliambulatorio Caorlese srl per la realizzazione di indagini diagnostiche su traumi a carico dell’apparato scheletrico del campione umano equilense.

È stata avviata, inoltre, una proficua collaborazione con il prof. Michele Secco, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Padova, per lo studio delle malte utilizzate nelle diverse fasi degli edifici religiosi. Un aspetto fondamentale per un eventuale progetto di restauro delle strutture del sito per una futura musealizzazione.

La ricerca, in concessione ministeriale, è diretta dal prof. Sauro Gelichi, Professore Ordinario del Dipartimento di Studi Umanistici, con la collaborazione sul campo delle Dott.sse Silvia Cadamuro e Anita Granzo e, per la parte di studio antropologico, dalle Dott.sse Serena Viva, Norma Lonoce e Francesca Bertoldi.

Concessione Ministeriale: Prot. n° DG-ABAP | 01/08/2022 | DECRETO 1000

Ogni giorno gli scavi sull’area del monastero di San Mauro riportano alla luce un pezzo della storia di Jesolo e in questi anni il lavoro dei ricercatori dell’Università Ca’ Foscari, coordinato dal professor Gelichi, ci ha permesso di scoprire molto del nostro passato e quindi di noi stessi – dichiara il sindaco della Città di Jesolo, Christofer De Zotti. Le recenti scoperte, e la collaborazione con altri atenei, ci stanno svelando altri aspetti finora oscuri dei primissimi abitanti di queste terre ed è incredibile come ogni nuovo dettaglio, invece che soddisfare la curiosità, la stimoli. Gli scavi delle Antiche Mura raccontano molto, a noi per primi, ma poi anche ai tantissimi turisti che ogni anno vengono a visitarli. Il loro numero è crescente e la nostra intenzione è far sapere sempre di più che, voltate le spalle al mare, c’è una storia incredibile da scoprire”.“Con lo scavo di quest’anno – sottolinea il prof. Sauro Gelichi, direttore dello scavo prosegue la nostra ricerca sull’area cimiteriale collegata alla chiesa di San Mauro. Questa ricerca, oltre a rappresentare il più importante progetto di archeobiologia della laguna per quanto riguarda l’alto medioevo, sarà in grado di contribuire in maniera originale ed innovativa alla ricostruzione della storia di questi territori dopo l’Antichità. Esso si avvale di un’ampia rete di collaborazioni scientifiche che ne fanno anche un importante momento di sperimentazione di tecniche e diagnostiche in campo archeologico. All’impatto sulla comunità scientifica, si associa l’ampio interesse e la condivisione da parte della comunità locale. Per questi motivi sarà importante trovare le forme e i modi per restituire a questo territorio le sue storie, attraverso percorsi di visita stabili e di luoghi permanenti di conservazione dei reperti, dove il cittadino possa rivivere il passato di queste terre”.

Di Redazione

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