Richiesto un atto urgente di interpretazione autentica delle norme contenute nel Decreto “Sicurezza”. Interessa un comparto di 3.000 imprese, 30.000 occupati per un gettito di 150 milioni di euro
Confagricoltura ha assunto un’iniziativa ufficiale volta ad affrontare la grave emergenza normativa che sta interessando la filiera della canapa industriale, un comparto che coinvolge oltre 3.000 imprese agricole e manifatturiere. L’associazione imprenditoriale esprime forte preoccupazione per le conseguenze applicative dell’articolo 18 del recente Decreto-legge “Sicurezza” che introduce il divieto di tutte le attività legate ai fiori di canapa, senza distinguere tra usi leciti e illeciti. Sebbene l’obiettivo fosse quello di tutelare la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale, ha generato una confusione paralizzante, che estende il rischio di divieto alla maggior parte delle filiere produttive, crea sovrapposizioni deleterie con il Testo Unico Stupefacenti e compromette la capacità di gestione delle aziende che operano sulla canapa industriale. Per tutelare la piena liceità delle attività e fornire la necessaria sicurezza giuridica agli operatori, Confagricoltura, rivolgendosi al Ministero dell’Interno, ha chiesto con urgenza l’adozione di un Atto di Interpretazione Autentica, per confermare in modo inequivocabile la legittimità delle produzioni e dichiararne l’estraneità dal regime autorizzatorio e sanzionatorio. Contestualmente, l’organizzazione ha sollecitato il Governo a rafforzare e standardizzare i controlli per offrire un’operatività giuridica certa nella gestione, agli attori del settore.
«Ad ogni nostra richiesta abbiamo avuto rassicurazione che il DDL “Sicurezza” non vuole criminalizzare la coltivazione e la filiera agroindustriale della canapa – segnala Nicolò Panciera di Zoppola Gambara, presidente di Confagricoltura Fvg –, in quanto non vieta, né limita la produzione della Cannabis Sativa L. Non possiamo pensare di distruggere un comparto che occupa 30 mila lavoratori e ha un gettito fiscale pari a 150 milioni di euro l’anno. Molte di queste imprese sono condotte da giovani che producono alimenti e cosmetici; semilavorati per forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico; materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia e molto altro. Come Confagricoltura chiediamo chiarezza in tempi rapidi, diversamente rischieremo di vanificare gli sforzi degli imprenditori e di creare un divario con il resto dell’Europa», è la chiusura allarmata del presidente.
