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Centri antiviolenza a rischio chiusura: Confcooperative Belluno e Treviso auspica la revisione dei requisiti

DiRedazione

Lug 9, 2025

Con l’attuazione dell’Intesa Stato-Regioni del 2022 sui requisiti minimi per i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio in Veneto chiuderebbero 10 centri antiviolenza, 10 sportelli e 25 case rifugio. Nella Marca Trevigiana, in particolare, sono a rischio 3 centri su 5 e 3 case rifugio, mentre nel Bellunese verrebbe meno tutta la rete di supporto e contrasto.

È necessario un ripensamento che metta al centro non la forma giuridica, ma la sostanza dell’azione: la capacità concreta di presa in carico, la qualità dei servizi, la presenza di personale formato e la radicata esperienza sul territorio.

Confcooperative Belluno e Treviso e il Commissione donne cooperatrici intervengono sull’attuazione dei criteri stabiliti dell’Intesa Stato-Regioni del 2022 sui requisiti minimi per i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio, prevista per settembre 2025, per chiedere un confronto serio e costruttivo con tutti i livelli istituzionali competenti, affinché si proceda a una revisione dell’articolo 1, comma 7, lettera c) dell’Intesa, eliminando il requisito dell’esclusività o prevalenza statutaria dell’attività.

Raffaella Da Ros – coordinatrice Dirigenti Donne Cooperatrici

Tale requisito rischia di penalizzare gravemente molte cooperative sociali multiservizi che, da anni, operano con competenza, professionalità e dedizione nel contrasto alla violenza di genere. La norma scaturisce dalla necessità di uniformare i criteri e garantire standard elevati, tuttavia, non tiene conto della complessità e della ricchezza del tessuto cooperativo locale.

In Veneto risulta così a repentaglio una rete che conta 10 centri antiviolenza, altrettanti sportelli e 25 case rifugio, per un totale di 192 posti letto: nel 2023 i centri antiviolenza veneti hanno ricevuto quasi 7.200 contatti, in forte aumento rispetto ai 6.009 del 2022. Nella Marca trevigiana, in particolare, rischiano di chiudere 3 centri antiviolenza su 5 e 3 case rifugio; nel Bellunese, invece, farebbe le spese tutta la rete di supporto e contrasto.

La proroga del periodo transitorio da 18 a 36 mesi, con scadenza a settembre 2025, – chiariscono Lorenzo Brugnera (in foto di copertina), presidente di Confcooperative Belluno e Treviso e Raffella Da Ros Coordinatrice Regionale della Commissione Donne Cooperatriciè essa stessa un segnale evidente delle difficoltà di adeguamento a requisiti che, in molti casi, risultano difficilmente perseguibili. È quindi necessario un ripensamento che metta al centro non la forma giuridica, ma la sostanza dell’azione: la capacità concreta di presa in carico, la qualità dei servizi, la presenza di personale formato e la radicata esperienza sul territorio. Solo così potremo garantire la continuità e l’efficacia di un sistema di protezione che, grazie anche al lavoro delle nostre cooperative e dei nostri cooperatori, ha saputo offrire risposte concrete e umane a centinaia di donne vittime di violenza.

Ribadiamo il nostro impegno per una cooperazione inclusiva, competente e radicata, che non può essere sacrificata sull’altare di una visione burocratica e distante dalle realtà territoriali”.

Di Redazione

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