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Voce del NordEst

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C’era una volta un uomo…

DiSimone Piaquadio

Set 5, 2025

Come dite? “C’era una volta” non si usa più nelle favole moderne? Portate pazienza: io sono un menestrello all’antica, e come tale ho il dovere di tramandare questo antico modo di raccontare storie.


Anzi, a dirla tutta… sono obbligato a farlo. Lo prevede il contratto segreto che ho firmato con i Menastrelli. No, non ho sbagliato a scrivere. I Menastrelli, con la “a”, sono una stirpe poco conosciuta, ma fondamentale per la sopravvivenza dell’arte del narrare.

Mentre i menestrelli medievali si esibivano in piazze, castelli e locande, cantando gesta eroiche e amori impossibili con liuti alla mano e voci squillanti, i Menastrelli agivano nell’ombra, dietro le quinte, lontani dai riflettori. Sono, in pratica, i parenti meno famosi (e più maneschi) dei menestrelli — e questa descrizione non è soltanto metaforica.
Si racconta che siano nati da una frangia ribelle di menestrelli che, stanchi delle rigide regole dell’intrattenimento di corte, decisero di portare le storie tra la gente comune: nei boschi, nei mercati, nelle stalle… persino nei sogni dei bambini.
Non seguivano schemi narrativi prestabiliti. Usavano filastrocche storte, metafore strampalate e spesso cominciavano le storie dal mezzo o dalla fine, solo per confondere e incantare.
L’unica regola inviolabile — l’unico patto tramandato di generazione in generazione — era iniziare con “C’era una volta”. Per i Menastrelli, questa formula non era un semplice incipit: era una chiave magica, capace di aprire il varco tra il mondo reale e quello della narrazione. Chi la pronunciava diventava parte della Storia.
Erano temuti e rispettati, anche per via del loro carattere piuttosto focoso. Guai a dire: “Le favole sono solo per bambini!” Si rischiava di venire trasformati in un personaggio secondario di una storia comica… per almeno tre giorni.
Secondo la Leggenda del Patto delle Pagine Volanti, i Menastrelli firmarono un contratto segreto con la Realtà stessa: ogni volta che qualcuno pronuncia “C’era una volta” con sincerità, un Menastrello riceve l’incarico di far nascere una nuova storia. E chi osa disubbidire… beh, si racconta che un Menastrello provò una volta a iniziare con “Tanto tempo fa…” e fu trasformato in una penna che scrive da sola storie smielate.
E così, le mie storie — come dicevo — cominceranno tutte con: “C’era una volta…”
Sono storie frutto della mia fantasia… o forse no. Ma poco importa: ogni racconto, che sia vero, inventato, ascoltato o vissuto, ha una sua morale, ed è stato scritto per suscitare emozioni — nello scrittore e nel lettore.
Sì, sono storie per bambini, è vero. Ma anche per i bambini che siamo stati e che, in modo più o meno evidente, ci portiamo ancora dentro da adulti.
Se vi va, lasciate un commento, accendete una discussione… o, se proprio non resistete, suggerite qualcosa di costruttivo.

Leggete, stampate e divulgate liberamente queste storie, purché lo facciate senza scopo di lucro e citando l’autore. Perché liberamente avete ricevuto, e liberamente potete donare.


By Likegod ©

Di Simone Piaquadio

Simone è uno scrittore in viaggio tra parole e riflessioni. Ama raccontare storie di cambiamento e ricerca di sé, con uno sguardo profondo e autentico- Qui condivide pensieri, frammenti di racconti con chi, come lui, ama perdersi e ritrovarsi tra le righe.