PORDENONE – I social? Tutto sommato esistevano già. Avevano altre denominazioni, altre logiche, altri modi di permeare le nostre vite prima di internet, fluivano attraverso canali multiformi capaci di materializzare accanto a noi gli “influencer” di altri tempi, volti spesso iconici, associati agli intrattenimenti in voga e “glamour” di quegli anni. Il cinema, innanzitutto: la “settima arte” fu senz’altro presente e declinata anche negli ambiti più impensabili: Nei primi decenni del Novecento proliferarono non solo le, figurine ma anche i calendarietti, le cartoline, le carte da gioco o i chiudilettera associati a beni di consumo come prodotti dolciari, tabacco, cosmetici, farmaci. Una versatile e pressochè inesauribile strategia di comunicazione attraverso miriadi di materiali iconografici che permettevano di vivere e condividere l’esperienza individuale, esattamente come producono oggi nelle nostre vite i canali social. Da una accesa passione diventata vasta e articolata collezione – quella di Silvia Moras, organizzatrice di eventi cinematografici e di film e media education, formatrice del Piano Nazionale di Educazione all’Immagine dei Ministeri MIC e MIM, docente al CSC di Roma al corso di Conservazione e Management del patrimonio audiovisivo – nasce la prima mostra 2024 promossa dal CICP, Centro Iniziative Culturali Pordenone, “Cinema effimero. Le carte povere raccontano la settima arte”, che si inaugura sabato 13 gennaio, alle 17.30 nella Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone di via Concordia 7, dove resterà visitabile fino al 10 marzo. Curato personalmente da Silvia Moras, il percorso espositivo propone un centinaio di pezzi provenienti da tutto il mondo fra album, figurine, calendarietti, calendari, ventagli, cartoline, carte da gioco e da domino, novelizzazioni, banconote pubblicitarie, scrapbook, tutto a tema cinematografico. si tratta di una collezione originale e unica nel suo genere che copre una finestra temporale che va dai primi del Novecento al secondo dopoguerra, per scoprire o ritrovare i volti più o meno noti e le scene dei film che hanno reso grande la storia del cinema dal periodo del muto al sonoro fino alle produzioni del secondo dopoguerra. In esposizione il pubblico troverà per esempio gli album tedeschi degli anni Trenta, tra i quali la rarissima raccolta di cigarette cards della ditta Constantin dedicata al film “I Nibelunghi” di Fritz Lang del 1928; e ancora l’edizione della Lampo con la ricostruzione in figurine del “Ben Hur” di William Wyler del 1960, il calendarietto omaggio al celebre “Via Col Vento” di Victor Fleming, le carte da gioco spagnole dei coccolatifici con ritratti i profili dei divi del muto da Pola Negri a Buster Keaton e i preziosissimi “Ticket de bascula“, piccoli manufatti cartonati che venivano rilasciati dalle pese pubbliche spagnole con le celebrità degli anni Quaranta da Marilyn Monroe a James Stewart. Ma non finisce qui, ci saranno anche pezzi rarissimi come la novelizzazione in figurine del “Napoleon” di Abel Gance (1928), le cartelle della tombola a tema cinematografico con Alida Valli e Ingrid Bergman, i ventagli con le caricature di Stan Laurel e Oliver Hardy e la banconota pubblicitaria pensata per la promozione di “Darò un Milione” di Mario Camerini del 1935. E ancora le cartoline con le sequenze filmiche interpretate da Francesca Bertini e Pina Menichelli, i “puzzle filmografici” che ricostruiscono le carriere di noti attori come Chaplin e Valentino, e le curiose figurine stampate su seta dei primi anni Venti.. È questa la 496a mostra d’arte della Galleria Sagittaria, visitabile con ingresso libero tutti i giorni con orario 15.00-19.00 Informazioni cicp@centroculturapordenone.it
«Un album di figurine non è affine ad un carosello d’immagini su Instagram? E gli scrapbooks d’epoca – album nei quali i memorabilia di ciascuno venivano incollati su pagine bianche – non potrebbero essere i predecessori delle fanzine e dei più moderni blog? – osserva Silvia Moras – Le chiamano carte povere, ephemera, materiali non filmici, ex negativo, talvolta più genericamente materiali iconografici. Per alcuni sono semplicemente pezzi di carta, ma in verità sono molto di più, con la loro caleidoscopica declinazione in fotografie pubblicitarie, figurine, cigarette cards di varia tipologia, di cartoline, scrapbooks, diari, fascette dei sigari, scatole di fiammiferi, gagliardetti, calendarietti dei barbieri, ventagli e in generale di tutti quei materiali illustrati da immagini fotografiche o disegnate che, fin dalla nascita della settima arte, hanno contribuito a creare la cultura cinematografica. Hanno sostenuto il sistema di promozione delle aziende e case di produzione, dialogando costantemente con lo spettatore e contribuendo a formarlo e fidelizzarlo, alimentando così un vero e proprio rapporto affettivo con i film, gli attori, le sale e, più in generale, con il cinema. una mostra unica nel suo genere ricca di materiali svisti, curiosi e ricercati. Un viaggio nella cultura popolare dove attraverso figurine, calendarietti da barbiere, cigarette cards, ventaglietti e scrapbooks si ripercorrerà la storia del cinema, in un’ottica nuova e squisitamente pop. Un’altra storia del cinema».
Le “carte povere” capaci di generare in chi le possedeva un ricco immaginario legato al cinema, passavano di mano in mano, di città in città e che finivano nelle case e nelle tasche dei cittadini, più o meno appassionati, alfabetizzati e interessati. Alcuni li buttavano mentre altri (fortunatamente) li conservavano gelosamente andando a creare un piccolo tesoro che altro non era che il “patrimonio del fan”, per questo talvolta si parla anche di materiali fandom. Oggi risultano preziosi per indagare l’industria culturale, le dinamiche produttive e distributive dei primi decenni del cinema, (ma anche le comunità spettatoriali: un vero strumento di indagine sociologica e antropologica, capaci di prefigurare le dinamiche del tutto attuali legate ai social media: se le cartoline sembrano anticipare la funzione di condivisione propria di Facebook, gli album di figurine la tendenza a “mostrare” e illustrare luoghi e persone che caratterizza instagram, mentre le novelizzazioni – trasposizioni foto-romanzate dei film – assomigliano a moderne piattaforme cinematografiche in versione analogica. La collezione si concentra sui primi sessanta anni della storia del Novecento e, grazie a rarissimi pezzi provenienti da tante latitudini del pianeta, stimolerà uno sguardo nuovo e ampio sul cinema, sulla sua comunicazione e sui media capaci di sostenerla, attraverso il tempo.