Treviso seconda in Veneto per stock di crediti con quasi 6 miliardi 952 milioni di euro nella manifattura e 6 miliardi 651 milioni nei servizi. Le costruzioni è l’unico settore che arretra
Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «Serve una spinta all’innovazione dei tradizionali servizi, come le convenzioni bancarie, e della garanzia, pubblica e privata. Bisogna rilanciare il ruolo dei Confidi e riformare il Fondo centrale di garanzia»
La Marca Trevigiana seconda in Veneto per prestiti alle micro e piccole imprese del manifatturiero. A giugno l’ammontare dei prestiti ha toccato quota 6 miliardi 952 milioni di euro, pari al 44% di tutti i prestiti delle imprese trevigiane. Un dato che conferma le vitalità delle MPI, visto che lo stock di prestiti si mantiene stabile, con un lieve calo dell’1,6% rispetto al picco più alto registrato a settembre 2022, di poco superiore ai sette miliardi di euro.
Ancora meglio hanno fatto le MPI trevigiane nei servizi, i cui prestiti si sono assestati a giugno 2023 6 miliardi 651 milioni di euro, con un incremento di 4,1 punti percentuali. I prestiti delle MPI dei servizi rappresentano il 42,6% del totale dei prestiti del settore.
In calo, invece, i prestiti nelle costruzioni che, con 764 milioni di euro, hanno visto una contrazione dell’11,9%, dati che assestano le MPI al 4,9% dell’intero stock di prestiti del settore. Risultato che non sorprende, visto il contrarsi dei vari bonus legati all’edilizia.
«Questi dati confermano la tenuta dell’economica provinciale», sottolinea Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «ma richiedono una particolare attenzione da parte dell’Associazione. A preoccupare è il rialzo dei tassi di interesse che rischia di gravare sui bilanci delle micro e piccole imprese. Sulla base delle tendenze dei tassi rilevati a luglio, si calcola in Italia un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI di 7.470 milioni di euro. È evidente che la Marca Trevigiana, proprio per l’entità dei prestiti alle MPI, rischia di pagare un conto salato.»
L’analisi dell’impatto del caro tassi evidenzia il più elevato impatto della stretta monetaria in Lombardia, con 1.792 milioni di euro di maggiore costo per le MPI, seguita dal Veneto con 788 milioni e quindi dall’Emilia-Romagna con 745 milioni. L’indicatore del costo del credito bancario per le imprese è del 5,13% in Italia, 20 punti base maggiore dell’Eurozona, che segna un 4,93%. Va peggio in Germania dove l’indice è del 5,23%, mentre il credito in Spagna (4,74%) e Francia (4,46%) ha performance migliori. La crescita dei tassi in Italia è molto più marcata, registrando un aumento di +357 punti base in dodici mesi, a fronte del +314 punti base dell’Eurozona. Negli altri maggiori paesi, il caro tassi è più contenuto, registrando +319 punti base in Germania, +307 punti base in Spagna e +283 punti base in Francia.
«I rialzi dei tassi di interesse», fa notare il presidente Oscar Bernardi, «hanno allargato la distanza del credito tradizionale dalle esigenze delle MPI. Fondamentale si rivela l’innovazione dei tradizionali servizi, come le convenzioni bancarie, e della garanzia, pubblica e privata cosi come il ruolo dei Confidi. Contemporaneamente è necessario sperimentare nuove forme di organizzazione dell’incontro tra risparmio e investimenti, in particolare negli ambiti fintech e di nuova finanza. La situazione dell’accesso al credito delle piccole imprese va affrontata anche con una riforma del Fondo centrale di garanzia che recuperi in modo strutturale la sua funzione di sostegno a quelle imprese che incontrano le maggiori difficoltà nel rapporto con il canale bancario. Per superare le strettoie del credito ordinario, serve un intervento diretto del pubblico che possa intervenire a supporto delle micro e piccole imprese con un mix di strumenti di incentivazione e di credito agevolato, ispirato ad un’efficace azione di programmazione delle politiche di sostegno all’impresa diffusa».