L’estate di Joe, Liz e Richard
alla Festa del Cinema di Roma, 17 ottobre 2022, con team produttivo legato a Trieste/FVG
trailer:
ROMA – Debutta lunedì 17 ottobre, in anteprima assoluta alla Festa del Cinema di Roma, “L’estate di Joe, Liz e Richard”, il film documentario di Sergio Naitza che ricostruisce uno dei più storici ‘cold case’ della storia del cinema. Quello del film “La scogliera dei desideri”, nell’originale “Boom!”, una produzione all stars girata nell’agosto del 1967 in un angolo incontaminato della Sardegna, sulle scogliere di Capo Caccia vicino ad Alghero, protagonisti i più acclamati divi del pianeta, Elizabeth Taylor e Richard Burton, diretti dal regista Joseph Losey su sceneggiatura di Tennessee Williams, con il commediografo Nöel Coward fra gli interpreti e le musiche di John Barry. Il film fu prodotto con budget altissimo per l’epoca, sotto l’ombrello dello Studio Universal: c’erano dunque tutte le premesse perché diventasse un grande successo internazionale, invece “La scogliera dei desideri” al botteghino fu un clamoroso e imprevedibile flop e venne massacrato dalla critica americana. Ma come era potuto succedere? «La risposta – spiega il regista Sergio Naitza, che firma anche la sceneggiatura – è custodita nei piccoli e grandi dettagli, molti inediti, che affiorano dall’intrigante ritorno su quel set, nella scogliera di Capo Caccia, dove abbiamo ricomposto le tessere di un puzzle complesso e sorprendente, ricostruendo le memorie e gli aneddoti dei protagonisti superstiti, intrecciate ai ricordi della gente del posto che fu coinvolta nella lavorazione del film». Appuntamento nella Casa del Cinema, lunedì 17 ottobre alle 18, per la sezione Storia del Cinema della 17^ edizione della Festa del Cinema di Roma. “L’estate di Joe, Liz e Richard”, prodotto da Karel, vede in frontline un team produttivo che ha radici a Trieste e in Friuli Venezia Giulia, con il produttore associato Erich Jost e l’Associazione Europa Cultura, insieme allo studio di comunicazione Vuesse&c e a Daniela Volpe impegnata con Luca Melis nella cura organizzativa del film. Sostengono il progetto il MiC Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna e la Fondazione Sardegna Film Commission.
Tratto da un tormentato testo teatrale (“The milk train doesn’t stop here anymore”) che fu un fiasco a Broadway, “Boom!” racconta la storia di Mrs Goforth, una ricca vedova di sei mariti, interpretata da Elizabeth Taylor, che vive in una villa isolata a picco sul mare, in precarie condizioni di salute. Mentre sta dettando al registratore le sue memorie, compare Richard Burton nelle vesti de “L’angelo della morte”, un poeta vagabondo di cui accetterà la compagnia e col quale intreccerà un controverso rapporto. Intorno ai protagonisti si stagliano le potenti suggestioni di una location selvaggia e unica; e aleggia l’atmosfera dei turbolenti e creativi anni Sessanta. Il documentario incorpora clip del film, foto di scena, ritagli della stampa dell’epoca in cui “La scogliera dei desideri” fu girato. La troupe stazionò in Sardegna per quasi tre mesi, occupando l’hotel Capo Caccia che aveva appena due anni di vita: era l’11 agosto del 1967 quando venne dato il primo ciak, il 23 ottobre quando fu battuto l’ultimo. Il film uscì nel 1968, proprio nel fatidico mese di maggio culmine delle rivolte studentesche, mostrando un lato politico che all’epoca non era stato percepito: la parabola della ricca donna isolata nella sua villa-prigione era chiara metafora di una borghesia prossima alla sconfitta. Non a caso in tempi recenti il film è stato rivalutato fino a diventare un cult movie, una pellicola iconica non solo per molti critici e registi ma anche per opinionisti e influencer dell’arte e della moda.
Fra le voci del documentario, che ha la fotografia di Luca Melis, il montaggio di Rossana Cingolani con Sergio Naitza, le musiche di Romeo Scaccia e le animazioni di Bruno D’Elia – spicca quella del regista di culto della scena indipendente USA John Waters, intervistato a Baltimora: fan di “Boom”, spiega perché una pellicola così inetichettabile è diventata il film della sua vita. A Los Angeles sono state invece raccolte le preziose memorie dell’attrice Joanna Shimkus – la moglie di Sidney Poitier – unica superstite del cast, dove interpretava il ruolo della segretaria della Taylor. E c’è il fotografo internazionale Gianni Bozzacchi, riportato ad Alghero e sul set di Capo Caccia per rivivere i ricordi dei giorni della lavorazione: Bozzacchi fu il fotografo personale di Elizabeth Taylor e proprio con “Boom” prendeva avvio la sua carriera e la lunga storia di collaborazione e amicizia con la star americana. Da Parigi arriva la testimonianza di Patricia Losey, moglie del regista, al seguito della troupe a Capo Caccia. E sempre da Parigi lo storico del cinema Michel Ciment, direttore della prestigiosa rivista Positif e autore di due fondamentali volumi su Joseph Losey, offre una lettura critica sulla pellicola. A Roma il gioielliere Gianni Bulgari racconta il rapporto di Liz Taylor con i gioielli e spiega come i suoi preziosi che la diva indossava nel film abbiano rafforzato il carattere del personaggio. Il musicista anglo-indiano Viram Jasani, che giovanissimo sul set interpretò il suonatore di sitar, ricompone da Londra i suoi ricordi e aneddoti sull’atmosfera e i protagonisti di “Boom!”. Altri inediti racconti arrivano da Valerio De Paolis che seguì tutta la preparazione e lavorazione del film (circa 10 mesi) in qualità di direttore di produzione e da Jacques Durussel, che era cuoco a bordo dello yatch Kalizma dei Burton, ancorato alla fonda di Capo Caccia. Filo rosso del film il gruppo di turisti stranieri guidato da Giulia Naitza, che ha il ruolo di una guida incaricata di portare la comitiva alla scoperta di Capo Caccia, proprio dove il film venne girato e dove fu costruita la grande villa, set della pellicola di Joseph Losey. Nel documentario anche un gruppo di algheresi che venne arruolato dalla produzione con le più svariate mansioni: fattorini, runner, elettricisti, assistenti. Parlano Pinuccio Baldino, Franco Bernardi, Salvatore Sotgiu, Tonino Loi, Giovanni Burruni, Giovanni Dongu, Gian Michele Oliva, voci che nel documentario si rincorrono in un variegato coro, nel quale la testimonianza lascia spazio al ricordo, all’aneddoto, alla cronaca, talvolta al pettegolezzo.