Michele Arena
Dipende dalla classe
Manifesto per una scuola anticlassista
Insegnare è un lavoro meraviglioso, ma dipende dalla classe
Quante volte questa frase viene detta a scuola da insegnanti ed educatori?
La ricerca nel campo dell’educazione ha più volte dimostrato che l’ambiente di provenienza influisce in modo determinante sulla motivazione a imparare, sulle aspettative future, sui risultati delle prove di apprendimento e sulle scelte di studio. In generale, sul profitto e sulla carriera scolastica e professionale degli studenti. Eppure, oggi la scuola non è organizzata in base a ciò che la ricerca pedagogica ha chiaramente mostrato. È una scuola che, spesso, non sembra credere nemmeno a se stessa.
Il tentativo di queste pagine è quello di spostare lo sguardo, rivolgendolo non più e non solo sulla classe sociale di chi va male a scuola – come accade, solitamente, nei report e negli articoli sul tema – ma anche su quella di chi a scuola ci lavora: insegnanti, educatori ed educatrici. E persino su chi quei report li scrive o li commissiona. Perché se, come ci dicono gli studi, la classe sociale determina il modo in cui siamo studenti e studentesse, perché non dovrebbe influenzare anche il modo in cui siamo insegnanti, educatori, assistenti sociali o medici? Perché non dovrebbe incidere sul modo in cui insegniamo, così come incide su come apprendono i nostri studenti? Chiederselo significa aprire uno spazio nuovo, dove costruire alleanze davvero orizzontali.
Con dati alla mano alternando analisi sociale, esperienze personali e citazioni da film e serie TV, in Dipende dalla classe Michele Arena scatta la fotografia di una scuola a due velocità. Da un lato, quella di chi possiede capitale sociale e culturale e padroneggia i codici del gruppo dominante. Dall’altro, quella di chi non ha “i genitori giusti”, la lingua giusta o il modo giusto di stare al mondo. Una scuola in cui la classe di provenienza può decidere molto più di quanto immaginiamo – o di quanto siamo disposti ad ammettere – le traiettorie di vita di studenti e studentesse.
E allora, se dalla classe deve davvero dipendere la nostra vita, la classe – quella scolastica, intesa come spazio e luogo di possibilità – può diventare qualcos’altro. Un terreno di riflessione e di resistenza, dove costruire nuovi paradigmi educativi: più giusti, etici e democratici. Uno spazio dove provare a riscrivere insieme le nostre storie e le nostre relazioni, per trasformare in collettivi problemi che abbiamo sempre pensato come individuali. Per non arrenderci allo stato delle cose. Perché la scuola possa essere un luogo di democrazia e resistenza.
*Michele Arena (1977), figlio di due amorevoli genitori comunisti, insieme a loro frequenta Feste dell’Unità, ospedali, ufficiali giudiziari amanti degli sfratti e case popolari. Si diploma con il minimo dei voti al professionale di Firenze. Dopo 10 anni da addetto alle pulizie, un giorno legge su un manifesto «corso di formazione per operatori delle marginalità sociali». Si iscrive, inizia a lavorare in un centro diurno per minori e, improvvisamente, capisce di esserlo sempre stato, una marginalità sociale. Da 20 anni lavora come educatore, a 47 si laurea in Scienze dell’educazione con una tesi sulle dinamiche di potere legate alla classe sociale a scuola. Nel frattempo ha pubblicato due romanzi per Mondadori e fondato la scuola di scrittura no profit Porto delle Storie.
Pagine: 176
Prezzo: 16,50 €
In libreria dal: 17 ottobre 2025
