GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro di poesie:
OLTRE IL VELO DEL MONDO di PASQUALE CIBODDO
con prefazione di Michele Miano
Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Oltre il velo del mondo”di Pasquale Ciboddo, con prefazione di Michele Miano, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2025.
In un mondo che corre senza sosta, dove il progresso spesso brucia i ponti verso ciò che è essenziale, questa raccolta è un invito a tornare all’origine del sentire. Oltre il velo del Mondo nasce dal desiderio di dare voce a ciò che non urla, ma vibra nel cuore: l’amore che resiste al tempo, la fede che non chiede prove, la spiritualità che si nutre di gesti semplici, la fiducia che si rinnova nonostante tutto.
Ogni poesia è una candela accesa nel buio della disillusione; ogni verso è un altare costruito con le parole del silenzio. In un tempo in cui l’uomo sembra aver smarrito il senso del sacro, questo libro è un pellegrinaggio interiore, una condanna gentile contro il rumore del mondo, una carezza alla coscienza, un respiro alla memoria.
Caro lettore, non troverai risposte facili né dogmi. Troverai, invece, il dubbio fertile, la luce fioca ma persistente, la tenerezza che si nasconde nell’attesa. Troverai la voce di Pasquale Ciboddo, fragile e potente, che chiede solo di essere ascoltata con il cuore aperto.
Esiste un luogo invisibile agli occhi, dove l’anima dialoga con la luce, dove le domande non cercano risposte ma profondità. Oltre il velo del Mondo è il tentativo di varcare la soglia tra il tangibile e l’invisibile, tra il rumore del tempo e il silenzio del senso.
In queste pagine, la poesia diventa pellegrinaggio: si attraversa l’amore non come possesso ma come dono, si contempla la fede non come certezza ma come sussurro, si abbraccia la spiritualità come cammino che non ha fretta. E sullo sfondo, un mondo che accelera, produce, semplifica, distrugge: il progresso, che nel suo slancio tecnologico rischia di svuotare il cuore e dissolvere l’essenza. Si leggano i versi emblematici: «…Odio, vendetta e guerra/ attanagliano quei popoli/ che vivono tra la fame/ la morte e la malasorte./ E pace e amore/ tardano ad arrivare» (Sono calpestati). Le parole qui raccolte non insegnano: invocano. Non mostrano sentieri: li evocano.
Pasquale Ciboddo osserva il cielo, ascolta la terra, e tra le fenditure dell’esistenza cerca il senso che ci sfugge ogni volta che lo riduciamo a spiegazione. Chi leggerà questo libro, forse sentirà che sotto le superfici c’è ancora un battito antico, una memoria sacra che ci chiama a essere più umani, più semplici, più veri.
Pasquale Ciboddo non è solo il poeta che canta la sua Sardegna e i suoi amati stazzi, ricordo di una perduta civiltà agreste ma è il poeta della speranza. E c’è un’isola infatti – aspra, luminosa, intima – che fa da culla a questo canto. La Sardegna, con i suoi stazzi, le pietre che raccontano, il vento che ricorda, non è solo luogo geografico: è anima, è radice, è voce che ritorna. Il poeta la celebra come madre antica e come specchio in cui riflettere il dolore e la bellezza dell’umanità intera.
Il suo sguardo parte dalla terra che lo ha nutrito, ma si apre al mondo: l’amore che canta non ha confini, non distingue razze o religioni, perché è amore che tende all’essenziale, all’umano, al divino. Ogni verso è un gesto di compassione, una carezza lanciata oltre il tempo e le culture.
La sua spiritualità non è dogmatica né distante. È incarnata nel quotidiano, nei gesti contadini, nelle albe silenziose, nelle preghiere sussurrate tra le foglie. Il poeta non predica: invoca. E lo fa con voce umile, ma profonda, cercando quel senso religioso che non divide, ma abbraccia: «…Oggi nessuno/ può conoscere a fondo/ la sapienza del Signore./ E allora si prega/ pieni di speranza»(Oggi nessuno).
Oltre il velo del Mondo è una raccolta che attraversa il visibile per toccare l’invisibile, cantando la Sardegna e il mondo, la fede e il dubbio, la speranza e la nostalgia. È una liturgia anche laica per chi cerca ancora il sacro nel profumo della terra, nel volto di un uomo, in un raggio di luce che non giudica ma accoglie. «Oggi la città/ consuma la vita umana./ Era certo il romanzo,/ la poesia della mia esperienza/ vissuta in campagna/ negli stazzi della Gallura/ ad avere l’esistenza/ un vero senso» (Era certo).
Ma il poeta non può ignorare le ferite del mondo. Le guerre che divorano la speranza, l’odio che scava fossati tra gli uomini, i conflitti che negano il volto dell’altro – tutto questo entra, dolorosamente spesso nei suoi versi. Non come accusa, ma come testimonianza. Perché chi canta la luce, non può voltarsi davanti all’ombra.
Il paragone con la fine delle api è immagine lacerante: creature che danzano per comunicare, che impollinano la vita e rendono fecondo il tempo. La loro scomparsa è un silenzio che grida, un vuoto che profuma di apocalisse. Così come la perdita dell’amore per l’altro, della compassione, della spiritualità condivisa, segna il collasso di un’umanità ormai stanca di essere umana. Le api e la pace: due forme di armonia. E nel loro declino, il poeta intravede un’unica domanda: cosa stiamo sacrificando nel nome del progresso? Quale canto smetteremo di ascoltare se continuiamo a correre senza fermarci mai?
Questo libro è dunque anche un grido gentile, un appello poetico alla riscoperta della cura, della meraviglia, della sacralità del vivere. Un invito a proteggere ciò che è fragile, perché forse proprio lì – nell’ala trasparente di un’ape, nel volto di un bimbo – si nasconde ancora il senso del nostro vivere. Si legga la lirica Il mondo: «…Il mondo è dominato/ dal male e dalle guerre/ e dalle grandi povertà./ Le api stanno morendo/ e pure le persone./ Così si annuncia/ la fine della vita/ nel mondo».
E così, dopo aver camminato tra parole e visioni, Pasquale Ciboddo solleva lo sguardo al cielo. Non con paura, ma con fiducia. Perché, nonostante le rovine, i silenzi spezzati, le lacrime che non si vedono, egli crede. Crede che l’amore sia ancora più forte dell’odio, che la luce resista all’ombra, che la grazia si nasconda perfino dietro una guerra, in attesa di essere riconosciuta.
Allora invoca – non un castigo, ma una carezza divina. Implora che l’armonia torni a posarsi come rugiada sugli animi stanchi. Che la pace non sia solo un sogno, ma un germoglio che cresce, seppur fragile, tra le crepe del mondo: «…Se non interviene/ Dio a mitigare/ l’animo dei ribelli,/ nel mondo/ non ci sarà/ più pace»(Se non interviene). Che la salvezza non riguardi pochi, ma tutti, proprio tutti perché nessuno è escluso dalla compassione del cielo. «…Dio salverà/ e riempirà di gioia/ i popoli oppressi/ ovunque sulla terra» (Dio salverà). Nel suo cuore, il poeta non supplica invano. Egli sa – sente – che un mondo migliore è possibile. Non immediato, non facile, ma in cammino. Ogni parola scritta è un seme piantato nell’attesa della primavera. Ogni verso è una luce che attraversa il velo, e lo rende trasparente appunto Oltre il velo del Mondo.
E forse, leggendo, ci accorgeremo che la luce non è mai andata via. Eravamo noi a non guardarla abbastanza.
Michele Miano
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L’AUTORE
Pasquale Ciboddo è nato a Tempio Pausania (SS), in Gallura (Sardegna), nel 1936; già docente delle scuole elementari, è uno dei poeti sardi più noti in Italia (è conosciuto anche a Cuba), e ha al suo attivo numerose pubblicazioni poetiche e di narrativa con prefazioni e introduzioni di prestigiosi critici. Ha conseguito molti premi e riconoscimenti.
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Pasquale Ciboddo, Oltre il velo del mondo, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 86, isbn 979-12-81351-53-0, mianoposta@gmail.com.
