Il solito grande Elio? si, ok, però…
Che cosa mai si potrà dire di nuovo riguardo al poliedrico multiforme artista Stefano Belisari, in arte Elio?63 anni di cui 40 vissuti tra il Genio e la sregolatezza, di lui ormai conosciamo tutti la sua proverbiale capacità di essere più cose allo stesso tempo, il suo essere artista multiforme, cantante, musicista, opinionista, cantastorie e dissacrante.
Di lui abbiamo apprezzato negli ultimi 35 anni le interpretazioni canore con i mitici Elio e le storie tese, band che ha saputo coniugare tecnica, satira e comicità come nessun altro probabilmente.
Ma ora che con gli eli, come vengono chiamati dai loro fans, la storia più che tesa è finita (salvo qualche sporadico concerto di addio e qualche collaborazione) come ne uscirà lui? Si saprà reinventare o vivrà dei suoi stereotipi e delle sue gag ormai decennali?
La risposta ,se la doveva dare questo spettacolo, è per certi versi sconcertante, perché si, Elio sa cantare, sa anche suonare il clarinetto, sa intrattenere il pubblico perché è uomo intelligente, autoironico e anche colto e perché sa il fatto suo e sa quindi come muoversi in certi ambiti, dopo aver cantato in ogni dove e anche partecipato in veste di giudice ad alcuni talent show. Però appunto… c’è un però come anticipato all’inizio.
Lo spettacolo è sembrato incompleto, certamente ben suonato, perché la band che lo supporta è una ottima band, su tutti Alberto Tafuri, pianista e arrangiatore torinese di fama internazionale. I brani sono simpatici, irriverenti, molto anni 60, tra Cochi e Renato, Gaber, Jannacci…brani swing e rock, ben suonati e con un pizzico di satira feroce e i testi allucinati che ti aspetti e poi le gag tra le canzoni, a tratti si, sono sembrate esilaranti o comunque divertenti, come la rivisitazione della favola di Cappuccetto rosso ad esempio, però un po’ troppo statiche, un po’ messe giù in modo troppo meccanico, un po’ troppo recitato, poco autentico, troppo da copione e cioè esattamente quello che non ti aspetti da uno come Elio.
Nessun cambio di costume o di parrucca, come è solito invece fare, poco coinvolgimento con il pubblico e lui è un maestro in questo, si sa.
Le battute, seppur poche, anche reggono ma, si ha sempre l’impressione che la prossima dai, forse sarà meglio, ci sarà una sorpresa, si Inventerà qualcosa come solo lui sa fare, e invece tutto scorre in fretta, bene ma statico. Troppo preciso e troppo poco lasciato al caso e alla improvvisazione come invece ci si aspetterebbe.
Alla fine dei conti, poco più di un ora e 15 minuti di spettacolo, compreso un bis.
Uno solo. Perché? Potevi inventarti qualcosa di tuo, ne sei assolutamente capace. E invece…
I soliti rituali saluti e ringraziamenti a Udine e al bel teatro…un po’ troppo poco caro Elio. Da te, sinceramente era lecito aspettarsi qualcosa di più, perché tu, sinceramente sei un pochino più di questo.
VOTO: 6,5