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ENERGIA/ECONOMIA/IMPRESE: Assemblea Annuale del Consorzio Energia Confindustria Presentato l’andamento delle attività del 2022 e gli scenari attesi per il 2023

DiRedazione

Feb 24, 2023

Eletto anche il nuovo consiglio direttivo: Alessio Lilli (in foto di copertina) confermato Presidente

Si è tenuta ieri sera la ventitreesima Assemblea del Consorzio Energia Confindustria, realtà che si occupa di contrattare la fornitura di energia elettrica e del gas. L’Assemblea è stata l’occasione per Alessio Lilli, Presidente del Consorzio, per fare un punto sulle attività svolte, per inquadrare l’andamento del mercato energetico nazionale e internazionale nel 2022 e per fare delle previsioni per il futuro. L’incontro si è chiuso con le elezioni per la governance del Consorzio, per il quale l’Assemblea ha confermato alla Presidenza del Consiglio Direttivo Alessio Lilli – recentemente nominato a livello nazionale Vicepresidente del Coordinamento dei Consorzi energia di Confindustria – e ha eletto come Vicepresidente Igor Muzzolini (MIKO) e come consiglieri Giuseppe Cipolla (Alder), Enzo Bertoldi (NIDEC) e Stefano Lippi (Wärtsilä).Questa la composizione del Collegio dei Revisori: Stefano Germani (Presidente), Angelo Lapovich e Fabrizio Russo.

L’attività 2022 – Per quanto riguarda l’attività, anche nel 2022 il Consorzio Energia Confindustria ha agito sul mercato libero come un gruppo di acquisto, approvvigionamento di elettricità e gas per offrire condizioni contrattuali vantaggiose a imprese, enti e strutture ogni tipo e dimensione – anche non iscritte a Confindustria Alto Adriatico – che da sole non averebbero lo stesso potere di contrattazione. Il Consorzio oggi conta 108 soci, per un consumo complessivo di circa 400 milioni di kilowattora di energia e 25 milioni di metri cubi di gas, consegnati sulla base della sottoscrizione da parte del Consorzio, di due contratti collettivi di fornitura di energia elettrica siglati con Enel Energia SpA e Axpo Italia SpA e di un contratto singolo con il fornitore Edison SpA siglato per un’azienda consorziata; il Consorzio ha poi confermato A2A Energia come fornitore adottando un contratto collettivo indicizzato a PSV (Punto Scambio Virtuale), il principale punto di incontro tra domanda e offerta del mercato del gas in Italia.

In aggiunta all’attività di contrattazione, il Consorzio è stato presente con attività di consulenza e assistenza sui temi energetici e sulle esigenze complementari alle forniture. In particolare le azioni si sono concentrate sul miglioramento dell’efficienza energetica delle aziende consorziate, attraverso programmi propositivi e divulgativi sui temi dell’energia e del suo uso razionale, con aggiornamenti costanti tramite report settimanali sull’andamento mercati energetici, report periodici dei consumi e analisi delle fatture, e, in quest’ultimo anno, anche assistenza nella richiesta del calcolo dei crediti di imposta, contratti Power Purchase Agreement (PPA) ed Energy Release. Parallelamente, il Consorzio ha organizzato webinar dedicati a temi quali il caro bollette, il credito d’imposta, i titoli di efficienza energetica e proposto corsi di formazione con la docenza della Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE). Anche per quest’anno, inoltre, sono stati confermati i nuovi corsi formativi per il settore energetico,organizzati da Confindustria Alto Adriatico, con associazioni nazionali e professionisti del settore.

Lo scenario – Nell’analizzare l’andamento del mercato energetico internazionale e nazionale 2021-2022, il Presidente Lilli ha sottolineato come esso sia stato complesso e altalenante, per effetto degli strascichi della pandemia da Coronavirus e, soprattutto, della guerra in Ucraina, che hanno pesantemente influenzato i prezzi delle commodities energetiche più importanti, tra cui il petrolio, il gas e l’energia elettrica. 

Nel 2022 il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica ha seguito un trend rialzista già iniziato nel 2021, uno scenario che ha visto lo scorso anno aprirsi con il petrolio a 80 dollari al barile, prezzo che poi ha raggiunto le tre cifre, in un crescendo di tensioni strutturali e geopolitiche. Tale situazione deriva dal divario tra domanda e offerta provocato dalla ripresa dei consumi post-pandemia e dalla limitata capacità produttiva legata ai sotto-investimenti che da anni caratterizzano il settore. I timori di una recessione economica dell’area OCSE e i reiterati lockdown della Cina hanno spinto l’Agenzia Internazionale per l’Energia a rivedere più volte le proprie previsioni. In tale contesto, la guerra Russia-Ucraina ha spinto il Brent oltre i 100 dollari per un periodo prolungato, tanto che i prezzi raggiunti dal petrolio nei primi mesi del 2022 non si registravano dall’epoca delle Primavere Arabe (2012-2014). Una nuova fase ribassista, tra l’estate e l’autunno, è proseguita a dicembre 2022 al di sotto degli 80 dollari al barile. L’anno 2023 si è aperto nel segno ribassista con 78 dollari al barile, per poi crescere in febbraio. 

Al momento è in atto una riconfigurazione dei flussi petroliferi commerciali, per cui fare previsioni sulle dinamiche dei prezzi non è semplice. “In generale, col dispiegarsi del nuovo ordine energetico globale, con catene logistiche più lunghe e insicure, il quadro diventerà strutturalmente più instabile – ha sottolineato il Presidente Lilli – L’embargo e il price cap alla Russia, infatti, segnano la fine di un mercato petrolifero globale e l’inizio di uno più frammentato e, forse, più turbolento”. In tale contesto, dopo l’embargo all’esportazione del petrolio russo iniziato il 6 febbraio scorso e la fissazione del price cap del 5 dicembre 2022, l’Europa deve provvedere ad approvvigionamenti alternativi, mentre la Russia – in difficoltà finanziaria proprio per il price cap fissato a 60 doll/bbl – dovrà cercare nuovi partner a est. Bisogna però anche prevedere una reazione russa da marzo prossimo, con il taglio della produzione di petrolio di 500mila barili al giorno, equivalente al 5% del totale. 

A livello europeo, nel 2022 ha pesato il decadimento delle relazioni con la Russia e i tentativi di ridurre la dipendenza dai suoi idrocarburi, mentre cresce la domanda di gas naturale liquefatto (GNL), di cui lo scorso anno l’UE ha importato circa il 40% in più su base annuale; nonostante ciò, i tassi di utilizzo delle infrastrutture di GNL a livello globale sono calati rispetto al periodo 2018-2021. L’Europa, quindi, prossimamente sarà impegnata a diversificare gli acquisti di gas naturale e incrementare gli investimenti infrastrutturali (sia GNL che gasdotti) entro il 2030. 

In Italia – Questa situazione ha investito anche l’Italia, con il prezzo di acquisto dell’energia (PUN) sul Mercato del Giorno Prima (MGP) che nel 2022 si è attestato a 303,95 €/MWh, con un differenziale di 178,49 €/MWh rispetto al 2021 pari a 125,46 €/MWh, in un contesto in cui i riferimenti di Brent e combustibili, gas e CO2 hanno toccato livelli mai visti in passato. Sul piano della domanda, invece, i consumi di gas naturale in Italia sono scesi del 9,5%, per effetto sia delle dinamiche recessive indotte dal rialzo dei prezzi delle materie prime sia di un clima più mite. Il prezzi al PSV sono saliti al massimo storico di 125 €/MWh (+78 €/MWh sul 2021), in linea con il resto d’Europa. Il prezzo del gas si è fortemente ridotto, però, dopo l’introduzione, il 19 dicembre scorso, del price cap a 180 euro a megawattora, una soluzione di compromesso.

Il Presidente Lilli ha poi parlato delle novità, a partire da quella che riguarda più da vicino il panorama energetico del territorio cioè la progettazione della Hydrogen Valley del Nord Adriatico (NAHV), un ecosistema transnazionale che collega la produzione di idrogeno, il suo trasporto e i vari usi finali come la mobilità o i processi industriali. Il 31 gennaio scorso, infatti, la proposta progettuale Horizon Europe “North Adriatic Hydrogen Valley”, presentata a settembre da un partenariato di 34 soggetti tra Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, è stata ammessa alla fase di preparazione del Grant Agreement che stabilirà nei prossimi mesi la destinazione e la distribuzione dei 25 milioni di euro di finanziamento. La novità sarà oggetto di un convegno il 3 marzo prossimo.

Sul piano, invece, delle misure contro il “caro-bolletta”, nel 2022 il Governo ha adottato per il mercato del gas le riduzioni degli oneri generali di sistema (con l’azzeramento di specifiche componenti) e l’applicazione dell’IVA ridotta al 5% su tutti i consumi per uso civile e industriale, mentre nel mercato elettrico sono stati azzerati gli oneri generali di sistema per tutte le utenze elettriche. È stata poi attuata anche una parziale compensazione degli extra costi per la crescita esponenziale dei costi dell’energia, tramite un contributo straordinario sotto forma di credito d’imposta sulla spesa sostenuta per l’energia elettrica e il gas, intervento prorogato anche per il primo trimestre 2023.

Un’ulteriore misura ha riguardato l’Energy Release, nato per fornire energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili a un prezzo calmierato rispetto al 2022, fissato a 210 €/MWh. Tale prezzo, però, per problemi congiunturali, è risultato più alto dei prezzi di borsa e, quindi, non appetibile per le aziende. Confindustria si è molto impegnata sul piano istituzionale e si è così arrivati alla proroga al prossimo 28 febbraio del termine ultimo per aderire al meccanismo dell’Energy Release, mentre il Regolamento contrattuale è stato sottoposto a modifiche in modo da permettere ai soggetti firmatari di ridurre entro il 6 marzo i quantitativi di energia già assegnati con effetto dal primo gennaio 2023.

Il Presidente Lilli ha poi ricordato i risultati più significativi di un questionario sottoposto a oltre 350 aziende consorziate sparse sul territorio nazionale su alcuni temi energetici. I dati emersi hanno evidenziato una riduzione della bolletta energetica delle aziende per effetto delle misure attuate prima dal Governo Draghi e poi dall’attuale Governo Meloni; si attesta, inoltre, la disponibilità della gran parte delle aziende a impegnarsi direttamente sul tema delle rinnovabili, anche tramite schemi di sviluppo consortili di aggregazione della domanda. Gli intervistati, inoltre, hanno evidenziato i limiti posti dalle norme esistenti sulle Comunità Energetiche, che il nuovo Presidente del Coordinamento Nazionale dei consorzi energia di Confindustria Daniele Bianchi propone infatti di cambiare a livello di normativa europea per non escludere le grandi aziende. Dal questionario è emerso anche che le fonti rinnovabili possono garantire alle aziende migliori condizioni di approvvigionamento energetico e lo strumento del Power Purchase Agreement (PPA) è ancora poco utilizzato, e dunque necessita lo sviluppo di una piattaforma idonea per supportarne l’avvio.

Per quanto riguarda le attività nel prossimo futuro, il programma del Presidente Bianchi si propone di affrontare temi di carattere strutturale, come la riduzione degli oneri di sistema attuati nel 2022, la promozione di best practice e tavoli di confronto sugli investimenti per la transizione energetica e lo sviluppo di tecnologie a basso impatto di CO2; e, ancora, la revisione dei mercati dell’energia alla luce delle nuove opportunità per le Comunità Energetiche e per il prosumer (consumatore/produttore); il rafforzamento delle collaborazioni tra consumatori e associazioni di fornitori di tecnologie e infine l’organizzazione di incontri divulgativi per le aziende per semplificare le questioni energetiche, spesso molto complesse, attraverso l’Academy interna per i Consorzi.

Il Presidente Lilli ha voluto, in conclusione del suo mandato, ringraziare i colleghi consiglieri, il Collegio dei Revisori e gli Energy manager delle aziende del Comitato Tecnico Scientifico per la collaborazione e per il loro sostegno, riconoscendo alla struttura stessa del Consorzio una grande capacità di gestione quotidiana dei rapporti con i consorziati e tra consorziati e fornitori.

Trieste, 24 febbraio 2023

Di Redazione

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