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EXPORT MANIFATTURIERO: CAMBIANO I MERCATI, LA MARCA TREVIGIANA GUARDA A EST

DiRedazione

Gen 6, 2025

Rispetto al 2023 c’è stato un calo del 2,3% con una perdita di 267 milioni di euro, dovuta soprattutto ai paesi dell’UE: il 63% del calo si deve alla crisi dell’economia tedesca. Bene l’export verso Turchia, Cina, Emirati Arabi Uniti, area balcanica, ma anche Canada e Stati Uniti
Loris Balliana, vicepresidente vicario Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «La capacità di adattamento delle imprese trevigiane deve essere sostenuta da una seria politica industriale e commerciale. Crisi dell’automotive: è una partita europea, l’Italia deve farsi sentire»

Cambia la geografia delle esportazioni del manifatturiero e la Marca Trevigiana guarda soprattutto a est. Mentre i tradizionali mercati europei dei prodotti “Made in Treviso” sono in affanno, cresce l’export verso Turchia, Cina, Emirati Arabi Uniti, area balcanica. «È un ulteriore segnale dei sommovimenti geopolitici internazionali», considera Loris Balliana, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «ma è anche la testimonianza della capacità di adattamento delle imprese trevigiane. È un processo che, tuttavia, deve essere sostenuto da una seria politica industriale e commerciale. Il calo del 2,3% delle esportazioni nel 2024 rispetto al 2023 è un campanello d’allarme, attestando le esportazioni della manifattura trevigiana a 11 miliardi 590 milioni di euro, con oltre 267 milioni di euro di fatturato in meno rispetto all’anno scorso».
Il dato negativo è dovuto soprattutto al mercato dell’Unione Europea, dove la manifattura trevigiana ha perso il 4,3% del fatturato (quasi 317 milioni di euro in meno), solo in parte compensato dall’aumento dell’1,1% dell’export nei paesi extra UE (oltre 49 milioni di euro in più).
Il grande malato è la Germania, dove sono stati persi oltre 168 milioni di fatturato esportato (il 63% del totale delle perdite di export), con un calo del 9,7, che diventa del 12,8% se rapportato al 2022. Tra i paesi comunitari con maggiori importazioni di prodotti trevigiani, segno meno per la Francia (- 2,9%), la Romania (- 6%), la confinante Austria (- 5,9%), i Paesi Bassi (- 2,9%) e la Cechia (- 11,9%).
A confermare l’impatto della geopolitica, il crollo dell’export verso la Russia (- 13,8%) con un fatturato in discesa di 25 milioni 546 mila di euro, e verso l’Ungheria (- 16,1%), dove sono stati persi 27 milioni 586 mila euro. In discesa anche le esportazioni verso il Regno Unito post Brexit, calate di quasi 27 milioni di euro, meno 4,7% che diventa meno 14,1% se rapportato al 2022.
«Non si tratta di un fenomeno passeggero», mette in guardia Loris Balliana, «per questo occorre accompagnare le imprese verso altri mercati. L’export in direzione Turchia ha fatto un balzo del 24,1%, con una crescita di quasi 93 milioni di euro, seguita dall’area balcanica, più 5,8% per un valore di quasi 110 milioni di euro, dalla Cina, più 7,5% per un valore poco sopra gli 11 milioni di euro, dagli Emirati Arabi Uniti, le cui importazioni sono cresciute di oltre 8 milioni di euro, il 2% in più. Bene anche l’export verso il Canada (+ 5,6%), anche grazie agli accordi commerciali, e verso gli Stati Uniti (+ 3,1%), con una ripresa in entrambi i paesi rispetto al calo dell’anno scorso confrontato con il 2022».
Rispetto ai settori, è un vero e proprio boom per i prodotti farmaceutici (+ 59,5%), bene anche gli alimentari (+ 8,6%), le bevande (+ 8,2%), la metallurgia (+ 3,9%), le apparecchiature elettriche (+ 2,3%) e i computer (+ 1,8%).
«Qualche segnalale di ripresa», segnala Loris Balliana, «si registra che nel legno-arredo (+ 1,7%), settore nel quale l’Associazione sta investendo molto per stimolare l’innovazione. Resta, invece, profonda la crisi dell’abbigliamento (- 10%), del tessile (- 7,1%) e degli articoli in pelle (- 16%) dove la concorrenza internazionale è molto forte. Anche in questo settore occorre orientare le aziende verso i prodotti di alta gamma, dove innovazione e creazione sono il valore aggiunto che compensa i maggiori costi di produzione. Anche i settori legati all’automotive stanno soffrendo: le esportazioni sono calate del 6,3% rispetto al 2023 e addirittura del 22,5% rispetto al 2022. È una partita europea dove l’Italia deve fare sentire ora la propria voce».

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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