LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO 2025 – 44a EDIZIONE
ITALIA ALMIRANTE MANZINI, DIVA DIMENTICATA A CUI LE GIORNATE DEDICANO UNA RETROSPETTIVA BIENNALE
Il programma di lunedì 6 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone
PORDENONE – Ammiratissima già negli anni Dieci del Novecento, Italia Almirante Manzini è oggi un nome piuttosto dimenticato. Perciò è meritoria l’iniziativa delle Giornate del Cinema Muto di dedicare a questa attrice una retrospettiva, che avrà un seguito anche nel programma dell’anno prossimo. La carriera cinematografica di Almirante Manzini comincia appunto negli anni Dieci raggiungendo l’apice del successo con il ruolo di Sofonisba in Cabiria, il kolossal italiano che conquistò le platee di tutto il mondo. Per lei, prima del cinema c’era stato il teatro, una formidabile scuola di approfondimento e di concentrazione per lo studio dei personaggi. Attrice prima di essere diva, anche se quanto a fascino e magnetismo non fu certo seconda a nessuna delle sue colleghe dell’epoca. Alle capacità interpretative sfoggiate abilmente in tutti i differenti ruoli dei suoi film, Italia Almirante Manzini unì l’intelligenza nella scelta dei copioni e dei registi con cui collaborare, che furono i migliori del suo tempo, da Roberto Roberti a Gennaro Righelli, da Augusto Genina a Giovanni Pastrone fino ovviamente al cugino Mario Almirante con il quale girò molti film, compreso Zingari in programma nella serata di lunedì 6 ottobre alle 21 al Teatro Verdi con l’accompagnamento musicale dal vivo di Günter Buchwald, Elizabeth-Jane Baldry e Frank Bockius.
Prodotto dalla torinese Fert, il film è un melò che racconta dell’amore tra la figlia del re degli zingari e l’esponente di un clan rivale, storia ostacolata dal re e da un altro pretendente ambizioso e violento. Il film ebbe un favorevole riscontro di pubblico, anche all’estero, e di critica, che sottolineò l’accuratezza dei costumi, delle scene e della fotografia di Ubaldo Arata che più tardi entrerà nella leggenda per Roma città aperta. Naturalmente le maggiori lodi andarono alla protagonista: “vibrante, sincera, felina all’occorrenza, Italia Almirante Manzini è stata una zingara perfetta” e ancora “a lei spetta specialmente il merito del trionfo di Zingari, a lei che si allontana sempre più dall’arte, se così si può chiamare, di certe dive, per avvicinarsi meravigliosamente alla realtà, alla vita”. Dal 1927 Italia Almirante Manzini lasciò il cinema per dedicarsi solo al teatro; riapparve in un solo film sonoro, L’ultimo dei Bergerac, nel 1934. Trasferitasi in Brasile, morì nel 1941 per malattia e non per la puntura di un insetto velenoso come viene ancora fantasiosamente scritto.
Spigolando tra le altre curiosità della giornata di lunedì 6 ottobre, troviamo nel Progetto Griffith alla Biograph in programma alle ore 9, il primo e unico adattamento griffithiano da Shakespeare, The Taming of the Shrew (1908) – La bisbetica domata con Florence Lawrence, “The Biograph Girl”, nel ruolo della protagonista. La Lawrence fu la prima attrice accreditata perché prima gli attori non venivano citati nei titoli per il timore dei produttori che la popolarità potesse spingerli a richiedere compensi più alti. Canadese naturalizzata statunitense, abile cavallerizza, Florence Lawrence girò nella sua non lunga carriera più di 270 film di cui 60 con David Wark Griffith.
La serie di Louis Feuillade, “La Vie telle qu’elle est” (1911-1913), sempre nel programma della mattina (ore 10) con i quattro cortometraggi Les Vipères, Le Nain, Le Coeur et l’argent, Erreur tragique, presentati nella sezione del Canone, segna un cambio nella linea produttiva della Gaumont: dai drammi storici troppo costosi a film intimi, moderni, con un numero ridotto di attori. Il progetto però non diede i frutti sperati e il passaggio di Feuillade al realismo morì sul nascere. Ben altro esito avrà la serie successiva con al centro il personaggio di Fantômas.
Tratto dal potente e violento romanzo di Norman Springer, secondo Sir Arthur Conan Doyle uno dei migliori romanzi di mare, The Blood Ship (1927), diretto da George B. Seitz, uno specialista dei film di avventura, con protagonista Hobart Bosworth, un pioniere del cinema muto, fu un grande successo della Columbia e raccolse eccellenti critiche. Un elemento di interesse in più per lo spettatore di oggi è il personaggio “The Negro”, interpretato da Edgar “Blue” Washington, campione di baseball afroamericano e attore hollywoodiano fin dagli anni Dieci. In un ambiente in cui vigeva un sistemico razzismo, va dato atto allo sceneggiatore Fred Myton di aver dato un ruolo diverso al personaggio di Washington (il termine “The Negro” all’epoca non era considerato offensivo) rispetto al romanzo, dove era descritto con gli epiteti razziali più spregiativi. Nel film diventa un compagno solidale, capace di atti eroici e di umorismo, e soprattutto offre all’attore un ruolo che ne mette in evidenza le capacità espressive. Fra gli altri interpreti, Richard Arlen, destinato a una lunga carriera anche in epoca sonora, e, unica donna fra tanti uomini, Jacqueline Logan.
The Blood Ship, che chiude la mattinata di lunedì al Teatro Verdi, è anticipato, alle 11.30, da Father Was a Loafer (1915), un altro assaggio dall’ampia rassegna sulla Chaplin-mania curata da Steve Massa e Ulich Rüdel. Il cortometraggio porta sullo schermo un doppio malvagio di Chaplin, Billie Ritchie, che utilizza un abbigliamento del tutto simile a quello di Charlot, incluso il bastone di bambù, ma ostentando gesti e modi bruschi e spavaldi del tutto privi della delicatezza del personaggio di Chaplin. Ritchie fu per tre anni, dal 1914 al 1917, il contraltare negativo di Charlot, e furono gli anni del suo sodalizio con il regista Henry Lehrman e con la sua casa di produzione L-KO. Già braccio destro di Mack Sennett, Lehrman fu il primo regista di Chaplin ma il rapporto non fu armonioso e durò poco; in seguito Lehrman si attribuì il merito di aver creato il personaggio di Charlot, asserendo di aver insegnato a Chaplin a recitare davanti alla cinepresa. Nel secondo appuntamento del giorno con il programma chapliniano, alle 14.30, sei cortometraggi comici aiuteranno ad approfondire, a suon di risate, il tema delle personalità che hanno avuto un’influenza importante su Chaplin, incluso naturalmente Max Linder, ma anche nomi più trascurati, come gli artisti di music-hall Sam Poluski e Billie Reeves, quest’ultimo ex star di Karno, la stessa compagnia in cui si era formato Chaplin.
Da lunedì 6 a venerdì 10 ottobre, al Ridotto del Teatro Verdi sempre alle 13, torna il Collegium (26a edizione), spazio di comunicazione e scambio – aperto anche al pubblico – tra studenti e giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo e curatori, archivisti, restauratori e studiosi internazionali coinvolti nella programmazione delle Giornate.
Sempre al Ridotto, dalle 11 alle 13 e aperte al pubblico, si svolgono le Pordenone Masterclasses (23a edizione), lezioni tenute dai musicisti del festival per due allievi – quest’anno Ludovico Bellucci e Ashley Valentine – che intendono affinare la tecnica di accompagnamento del cinema muto.
Organizzati nell’ambito della FilmFair, Fiera del Libro e del Collezionismo Cinematografico, aperta ogni giorno al 2° piano del Teatro Verdi per tutta la durata del festival, iniziano lunedì 6 gli incontri quotidiani con gli autori (Ridotto del Verdi, ore 17.30) un’occasione per conoscere novità editoriali e approfondire temi legati al cinema, muto e non solo. Il pubblico può parteciparvi in presenza o seguirli in live streaming sul canale YouTube e sui social delle Giornate. Nel primo incontro si parlerà della varietà di performance dal vivo che introducevano i film nell’epoca muta, del regista di origine austriaca emigrato negli Stati Uniti Wilhelm Thiele e della produzione fordiana negli anni 1927-1939.
Nel corso della settimana, si terranno a Cinemazero tre matinée dedicate alle scuole. La prima, lunedì 6 ottobre alle 10, sarà una lezione-spettacolo sugli effetti sonori pensata per gli allievi delle scuole primarie.
Il programma delle Giornate online prosegue lunedì 6 con la nuova versione restaurata ad opera del San Francisco Film Preserve del film di Maurice Tourneur The White Heather (1919), il cui intreccio (il tentativo di un uomo in bancarotta di ripudiare la moglie per sposare una donna ricca) culmina in una scena subacquea di grande effetto. Accompagnamento al piano di Stephen Horne. Appuntamento dalle ore 21 su: https://www.mymovies.it/ondemand/giornate-cinema-muto/ (il film sarà disponibile per 48 ore).
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine, della Fondazione Friuli e con la partecipazione di BCC Pordenonese e Monsile.
In copertina : Zingari – credit Cineteca Nazionale Centro Sperimentale di Cinematografia
