LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO 2024 – 43a EDIZIONE
IL PREMIO OSCAR CRAIG BARRON ILLUSTRA LA MAGIA DEGLI EFFETTI VISIVI NEL CINEMA MUTO ALLA JONATHAN DENNIS LECTURE
LO SPLENDORE DELL’ORIENTE NEI MERAVIGLIOSI COLORI DE LA SULTANE DE L’AMOUR, EVENTO SPECIALE CON UN TRIO MUSICALE D’ECCEZIONE
NELLE VIE E NELLE PIAZZE DI TRIESTE NEL 1921 CON UN DOCUMENTO IN PRIMA MONDIALE RESTAURATO DALLA CINETECA DEL FRIULI
ANNA MAY WONG LASCIA HOLLYWOOD E CON SONG, IL SUO PRIMO FILM IN GERMANIA, DIVENTA STAR IN EUROPA
Il programma di mercoledì 9 ottobre
PORDENONE – Alle Giornate del Cinema Muto si passa dal realismo dei film sull’Uzbekistan all’oriente mitizzato de La Sultane de l’amour (La sultana dell’amore, FR, 1919) di Charles Burguet e René Le Somptier, l’evento di mercoledì 9 ottobre, alle 21, al Teatro Verdi. Il film elabora un racconto ancora inedito dell’orientalista Franz Touissant che nel 1912 aveva tradotto liberamente una parte del poema persiano Golestan coniando l’espressione “la sultane de l’amour”. L’autore della sceneggiatura e produttore Louis Nalpas, fondatore della Compagnie des Films Louis Nalpas, scelse di fare le riprese in una villa sulle alture nei dintorni di Nizza, ritenendo che la luce e i paesaggi del sud della Francia fossero funzionali alle caratteristiche del film. Per la spettacolarità, il gusto dell’avventura e dell’esotico con cui è confezionata la storia d’amore tra la principessa Daoulah (la sultana dell’amore) e il principe Mourad, il film ebbe talmente successo alla sua uscita nel 1919 nella versione in bianco e nero, che la stessa società ne ridistribuì una versione interamente colorata “au pochoir” da 50 artisti che lavorarono per quattro anni sulle 100.000 immagini della pellicola. Il magnifico restauro del CNC consente di godere appieno della colorazione che riscosse grande stupore all’epoca e che non mancherà di affascinare anche lo spettatore di oggi. Come tradizione, l’evento di metà settimana si caratterizza anche per l’accompagnamento musicale speciale, che vedrà impegnato un trio d’eccezione: Mauro Colombis al pianoforte, Frank Bockius alle percussioni ed Elizabeth-Jane Baldry all’arpa.
Oggi è la giornata della Jonathan Dennis Memorial Lecture, la conferenza che le Giornate organizzano ogni anno per ricordare la figura esemplare di un archivista e di un paladino della cultura cinematografica nonché una persona di eccezionale valore umano. A rendergli omaggio quest’anno è il premio Oscar per gli effetti visivi Craig Barron, che alle 18, al Teatro Verdi, ci guiderà nella magia del cinema muto nelle opere di Méliès, Chaplin e Murnau, per soffermarsi infine sugli effetti visivi creati dal Ned Mann per The Winning of Barbara Worth, il western che sabato 12 ottobre chiuderà questa edizione del festival.
Da segnalare nel programma della giornata di mercoledì, alle 11.30, la prima parte del programma di documentari naturalistici ed etnografici svedesi degli anni Venti che illustrano le origini della ricca tradizione di film sulla natura e la fauna selvatica propria di quella cinematografia. L’autore più interessante, di cui oggi vengono proposti tre documentari è Bengt Berg, zoologo, ornitologo, scrittore e fotografo che aggiunse un tocco artistico alle sue riprese con un uso più inventivo della cinepresa.
Per il programma dedicato ad Anna May Wong viene proiettato alle 15.30 Song (DE/GB 1929) di Richard Eichberg. È il primo film da protagonista di Anna May Wong in Germania, dopo aver lasciato Hollywood che la relegava in parti secondarie. Grazie alla sceneggiatura scritta appositamente per lei da Karl Vollmöller (che di lì a breve firmerà la sceneggiatura de L’angelo azzurro), alla regia del più hollywoodiano dei registi tedeschi, Richard Eichberg, Anna May Wong centrò con Song l’obiettivo di diventare una star anche in Europa. Di lei scrisse il filosofo Walter Benjamin, fu ritratta dai pittori espressionisti Willy Jaeckel e Max Pechstein e fotografata da Alfred Eisenstaedt in compagnia di Marlene Dietrich e Leni Riefenstahl. Sull’onda del successo di questo film, Wong firmò con la British International Pictures un contratto di 18 mesi per 4 film e si esibì in quegli anni anche sui palcoscenici dei teatri di Londra e Vienna.
Per la sezione Riscoperte e Restauri, alle 14 è in programma il film tedesco del 1922 Vanina (Notte di fuoco) di Arthur von Gerlach, tratto da Stendhal e con protagonisti Paul Wegener e Asta Nielsen per la prima volta insieme. Dello stesso racconto uscì un’altra versione nel 1961 con l’interpretazione di Sandra Milo e Laurent Terzieff e la regia di Roberto Rossellini.
A cura della Cineteca del Friuli è invece il restauro, realizzato in collaborazione con l’Archivio Vitrotti di The Perl of the Ruins (Italia, 1921), al Verdi alle 17.20. La trama è convenzionale e di scarso interesse, ma l’elemento importante è l’ambientazione in esterni, nelle strade, nelle piazze e nei luoghi di lavoro di Trieste. Questo piccolo film della durata di 26 minuti fu molto probabilmente prodotto o commissionato dal Lloyd Triestino per autocelebrarsi illustrando la grandiosità della sua sede e soprattutto l’eccellenza della sua opera. Sul regista non vi sono dati certi: una delle ipotesi è che sia Giovanni Vitrotti che in quel periodo si trovava a Trieste.
Chiudono la giornata di mercoledì 9 (ore 23), tre film dell’America Latina. Il primo, il cileno Como por un tubo (El boleto de loteria), del 1919, ha come regista José Bohr che dopo aver fondato con Antonio Radonich la Magallanes Film, l’aveva lasciata per fondare la Patagonia Film con Esteban Ivovich. Il film è un esempio perfetto dell’impiego in America Latina delle tecniche dello slapstick. Nel secondo, l’ecuadoregno Noticiero “Ecuador” Ocaña Films del 1919 compare Matilde Hidalgo de Procel, la prima donna equadoriana laureata in medicina e la prima a battersi per il diritto di voto delle donne in Equador, ottenuto nel 1924. L’ultimo, En el inferno del chaco (Paraguay, 1932) è uno dei due soli documenti superstiti di quella che viene considerata la guerra più sanguinosa della storia sudamericana del ventesimo secolo, tra il Paraguay e la Bolivia. Le scene di battaglia sono ricostruite e le immagini documentano soprattutto la vita dei soldati e l’abnegazione dei medici e degli infermieri che soccorrono i feriti negli ospedali da campo.
Dalle ore 21 di mercoledì 9 ottobre il programma online propone una selezione dalla rassegna dedicata Ben Carré: si potranno vedere, accompagnati dal pianoforte di José María Serralde Ruiz, La course aux Potirons (FR 1908) di Roméo Bosetti; La mort de Mozart (FR 1909) di Étienne Arnaud e For The Soul Of Rafael (US 1920) di Harry Garson.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
Pordenone, 8 ottobre 2024
Le Giornate del Cinema Muto – Ufficio stampa
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In copertina : La Sultane de l’amour (La sultana dell’amore, FR 1919)
di Charles Burguet, René Le Somptier
France Dhélia
Credit: CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée