Farà tappa a Gorizia, evento speciale della nota rassegna Il libro delle 18.03, lo scrittore Diego Marani, vincitore della 5^ edizione del Premio Letterario Friuli Venezia Giulia Il racconto dei luoghi e del tempo, istituito dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia con Fondazione Pordenonelegge, e proprio in questa veste autore anche del racconto lungo La lingua virale (Italo Svevo edizioni), ambientato a cavallo dei due confini, fra Italia e Slovenia, concepito nello spirito della Capitale europea della Cultura che, dal prossimo 8 febbraio, unirà le città di Gorizia e Nova Gorica. Proprio questo libro sarà al centro dell’incontro in programma giovedì 28 novembre, naturalmente alle 18.03, nella Sala Conferenze Trgovski Dom. Introdotto dal curatore della rassegna Paolo Polli, Diego Marani converserà con gli scrittori Tullio Avoledo e Alberto Garlini, curatore di pordenonelegge. L’ingresso all’evento è liberamente aperto alla città. Il libro delle 18.03 ripartirà con un nuovo cartellone nella primavera 2025.
Incentrato sul tema dei confini in rapporto alla lingua madre dei cittadini, La lingua virale racconta, pagina dopo pagina, l’irruzione di un virus’, l’’Europanto, lingua libera e transnazionale, alla quale si oppongono i difensori della lingua nazionaleche vorrebbero sorvegliare strettamente i confini per arginarla. La lingua virale, proprio come un’opera letteraria, contribuisce a individuare e rendere evidenti i paradossi insiti in ogni rigida posizione ideologica, in un grottesco crescendo che racconta l’”infezione” delle cellule della lingua ufficiale. Questa lingua trasgressiva, che è l’Europanto inventato nel ’96 dallo stesso Marani, rappresenta in fondo il sogno di parlare tutte le lingue europee e l’incubo di non capirsi mai. È una lingua che funziona se chi la parla sa con chi sta parlando. Ma è lo stesso Marani, alla fine di una narrazione densa di trovate e di sorprese, a mostrarci che la lingua è il mondo che abbiamo in comune con chi non conosciamo. I confini, infatti, spesso sotto accusa perché “dividono”, sono aree dentro le quali si formano e si sviluppano caratteri materiali e simbolici di efficace funzionalità. E questo non vale solo per gli Stati, ma in generale per la geografia di tutti i viventi, come anche per la socialità, la religione e la lingua. Il confine ha sempre due versanti che si interfacciano, e nella possibilità di essere attraversati custodiscono insieme l’allarme e la linfa vitale del comprensorio.
Dal racconto lungo di Diego Maraniuscito lo scorso autunno è tratta anche, a firma di Silvia Mercuriali e per la sua regia, la pièce omonimaLa lingua virale, che sarà rappresentata in “europanto”, nella produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia di scena al Rossetti a Trieste, dal 23 al 25 novembre in Sala Bartoli. Per temi, idealità e modalità di creazione la pièce, realizzata con il sostegno della Regione FVG, è strettamente legata ai principi di GO!2025 e all’utopia di confini che siano luoghi di scambio, evoluzione e non di chiusura e immobilità.
Diego Marani è nato a Ferrara nel 1959. Interprete di formazione, è stato al servizio dell’Unione Europea, dove ha ricoperto diversi incarichi, da ultimo quale coordinatore della diplomazia culturale europea presso il Servizio europeo di azione esterna. È stato inoltre Direttore dell’Istituto italiano di cultura di Parigi. I suoi romanzi sono tradotti in più di 15 lingue. Con Nuova grammatica finlandese (2000) ha vinto il Premio Grinzane Cavour e con L’ultimo dei Vostiachi (2002) il Premio Selezione Campiello. Ha pubblicato inoltre Il compagno di scuola (Premio Cavallini 2005), Vita di Nullo (Finalista al Premio Stresa 2017) e La città celeste (2021). Il suo ultimo romanzo, L’uomo che voleva essere una minoranza è uscito nel 2022. È l’inventore della lingua-gioco Europanto, in cui ha tenuto per anni una rubrica in diversi giornali europei, collabora con Il Sole 24 Ore e tiene un blog sul sito di informazione europea eunews.it