Un giorno di festa per Grado e per tutta la comunità: si inaugura oggi il Museo nazionale di archeologia subacquea dell’Alto Adriatico.
Protagonista la nave romana nota come Iulia felix, restaurata e presentata al pubblico dopo un complesso intervento di ricostruzione e restauro.
Un intervento fortemente voluto e finanziato dalla Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, che ha lavorato in stretta sinergia con il Museo storico e Parco del Castello di Miramare-Direzione regionale Musei nazionali Friuli Venezia Giulia per la realizzazione del nuovo allestimento museale.
Il Museo nazionale di archeologia subacquea dell’Alto Adriatico, con i suoi tesori straordinari riemersi dalle profondità del mare, è aperto al pubblico.
All’interno di un edificio scenograficamente affacciato sul lungomare è stata presentata stamattina l’antica nave romana nota con il nome di Iulia Felix. L’imbarcazione, rinvenuta nel 1986 a poche miglia dalla costa e recuperata tra il 1987 e il 1999 grazie a un complesso intervento di scavo effettuato dalla Soprintendenza, sotto la guida di Paola Lopreato e con la collaborazione degli uffici centrali del Ministero della cultura e del Comune di Grado, viene ora esposta dopo un lungo e articolato progetto di restauro.

Grazie alla collaborazione tra il Ministero della cultura e il Comune di Grado, questo importante progetto museale arricchisce oggi il Sistema Museale Nazionale di un nuovo luogo della cultura in cui si racconta l’archeologia dell’Adriatico settentrionale.
Il progetto è stato avviato nel 2020, quando il Direttore generale Musei Massimo Osanna, insieme all’allora dirigente dei Musei nazionali del Friuli Venezia Giulia Andreina Contessa, istituirono il comitato scientifico composto da Andreina Contessa, Barbara Davidde, Andrea Camilli, Rita Auriemma e Marta Novello, che, insieme a Elena Braidotti, ha la direzione scientifica dell’intervento, e un tavolo tecnico composto da Francesca Condò, Elena Braidotti e Giorgia Musina.
“L’apertura del Museo nazionale di archeologia subacquea dell’Alto Adriatico – commenta il Direttore generale Musei Massimo Osanna – rappresenta innanzitutto un risultato importante per la comunità e per il territorio, e insieme un tassello significativo per il Sistema Museale Nazionale. Dopo molti anni di attesa, grazie all’impegno della Direzione generale Musei e della Direzione regionale Musei nazionali Friuli Venezia Giulia, è stato possibile dare nuovo slancio a questo progetto e restituire al pubblico il celebre relitto di età romana, all’interno di un allestimento che coniuga rigore scientifico, qualità progettuale e attenzione all’accessibilità”.
“Questo museo – continua Massimo Osanna – restituisce non solo un rinvenimento archeologico di straordinario valore, ma anche il racconto dell’Adriatico antico come spazio di scambi, di viaggi, di circolazione di merci e di idee, in profonda connessione con il sistema portuale di Aquileia. È il frutto di una collaborazione solida tra istituzioni e professionalità diverse, che dimostra come la valorizzazione del patrimonio nasca sempre da un lavoro condiviso”.
“Il museo – conclude il Direttore – interpreta in modo esemplare l’idea di luogo aperto e vivo, capace di parlare a pubblici diversi. La collocazione in diretto dialogo con la passeggiata a mare rafforza il legame tra il racconto museale e il paesaggio costiero, rendendo il museo parte integrante dell’esperienza culturale del territorio. L’attenzione all’accessibilità, all’uso delle tecnologie digitali e alla dimensione educativa conferma una visione del museo come spazio di partecipazione, capace di contribuire in modo concreto alla crescita dell’attrattività e alla qualità dell’offerta territorial”.
“L’apertura di un nuovo museo – è la dichiarazione diMarianna Bressan Direttrice delegata del Museo storico e il Parco del Castello di Miramare – Direzione regionale musei del Friuli Venezia Giulia – è un’operazione complessa, che implica il coordinamento di numerosi saperi professionali, lo stanziamento di finanziamenti ottenuti in più stralci in un funzione di una visione complessiva, la gestione degli stessi pubblici finanziamenti secondo i principi di risultato, leale concorrenza e trasparenza, tutto ciò in rapporto alle giuste istanze del pubblico cui ci si rivolge e che deve essere messo nella migliore condizione possibile di fruire dei contenuti e degli spazi del museo.
È quello che è accaduto a Grado: il museo apre oggi con una proposta che ci pare attraente e convincente; ma sono già in programma integrazioni e ampliamenti dell’offerta culturale e del servizio pubblico, come è giusto che accada in un museo del XXI secolo”.
I lavori di ristrutturazione e allestimento museale
L’intervento, interamente finanziato dal Ministero della Cultura, ha previsto il risanamento conservativo e impiantistico e la messa a norma dell’immobile concesso dall’Amministrazione comunale in comodato d’uso al Ministero della Cultura e già sottoposto in passato a un radicale intervento di restauro da parte della Soprintendenza.
L’edificio è stato migliorato dal punto di vista architettonico e funzionale per ripondere ai requisiti di efficientamento oggi richiesti per garantire la sostenibilità del museo e corrette modalità di conservazione e fruizione dei preziosi reperti archeologici esposti all’interno.
Il progetto è stato realizzato da un ampio gruppo di professionisti, con il coordinamento di Francesca Condò in qualità di responsabile unico di progetto e di Rita Rufo per il progetto di allestimento, con la partecipazione di Vincenzo Calvanese, Roberto Corradini, Federico Riva, Sandro Rossi e Massimiliano Rizzitelli, che ha anche la direzione dei lavori. I lavori edili e impiantistici sono stati realizzati dalla ditta Presotto Service s.r.l., l’allestimento dal Consorzio Stabile Ganosis Soc. cons. a r.l., e ha visto la collaborazione di numerose altre imprese locali.
L’intervento ha portato alla definizione di un nuovo percorso museale sviluppano nei due piani dell’edificio. Il grande spazio di ingresso e biglietteria del piano terra è direttamente accessibile sia dal lungomare sia dal centro cittadino, grazie alla riapertura del percorso di collegamento che attraverso l’atrio del museo conduce alla passeggiata panoramica, secondo una soluzione già proposta nel progetto originale. Lo scambio con la vita cittadina è inoltre potenziato dal nuovo spazio caffetteria scenograficamente affacciato sulla terrazza del primo piano che, una volta espletate le procedure di gara per l’affidamento dei servizi, restituirà alla comunità cittadina e a tutti i visitatori un luogo di socialità e di approfondimento culturale, che potrà ospitare eventi legati alla programmazione del museo.
Il percorso espositivo
L’itinerario di visita principale si sviluppa nei grandi ambienti del primo piano, scenograficamente affacciati sul lungomare, dove trova ora posto la Iulia felix.
La scelta di allestire l’imbarcazione al primo piano, con la dotazione di bordo e il suo carico, è stata dettata dalla volontà di farne il centro di una nuova narrazione museale, che permetta di comprendere il contesto storico ed economico nel quale la Iulia Felix e il suo equipaggio si muovevano. Lungo il percorso espositivo la nave racconta la sua storia: come in un viaggio nell’Adriatico di età romana, l’allestimento restituisce lo spaccato dell’articolata rete di scambi e rapporti commerciali che durante l’età romana trovava il suo fulcro nel grande sistema portuale della vicina Aquileia, da cui l’imbarcazione era in transito al momento del naufragio nel II secolo d.C.
Nelle sezioni introduttive sono esposti i ritrovamenti archeologici effettuati sui fondali marini e nel territorio lagunare: grazie alla collaborazione con la Soprintendenza ABAP del Friuli Venezia Giulia sono per la prima volta esposti al pubblico alcuni reperti provenienti dai relitti rinvenuti al largo di Grado. La fitta trama di strutture e insediamenti che popolavano il territorio tra Aquileia e l’antica linea di costa è invece raccontata da reperti provenienti dalla collezione del Museo archeologico nazionale di Aquileia.
L’ampia sezione dedicata alla Iulia felix trova il suo fulcro nella ricostruzione del relitto recuperato tra il 1987 e il 1999 e conservato fino allo scorso anno, in stato estremamente frammentario, nei depositi del museo.
“Si tratta di un risultato straordinario – afferma la Direttrice del Museo Marta Novello – frutto di decenni di studi e ricerche e della collaborazione di persone e professionalità diverse: negli ultimi mesi archeologi, restauratori, ingegneri e architetti hanno lavorato con dedizione e impegno a questa missione superando difficoltà e trovando soluzioni ai problemi continui che un intervento di tale complessità presentava giornalmente. Per tutti noi restituire finalmente la Iulia felix, con la sua ricca storia, alla comunità è una soddisfazione enorme, resa possibile da un convinto e appassionante lavoro di gruppo”.
Fondamentale per la ricostruzione dello scafo sono stati gli studi realizzati dall’équipe dell’Università Ca’ Foscari di Venezia mirati alla restituzione virtuale in 3D, che ha costituito il punto di partenza per la realizzazione dell’ingegnoso sistema di supporto progettato dalla ditta Arguzia s.r.l. Tale sistema è basato su una serie di ordinate metalliche in acciaio che riportano il profilo delle sezioni dello scafo, su cui i singoli elementi sono stati rimontati da una squadra di archeologi navali e restauratori composta da Dario Gaddi, Carlo Beltrame, Elisa Costa, Charlotte Montanaro, Simone Morbin, Matilde Claut ed Eleonora Scafuri. La progettazione di tale struttura, con il supporto di Massimo Capulli, si è rivelata un’operazione complessa, che ha dovuto contemperare la necessità di adattarsi ai volumi preesistenti del museo con la volontà di garantire la più ampia leggibilità del manufatto: il nuovo sostegno non solo costituisce il supporto per i delicati resti conservatisi ma ha anche la funzione di far percepire al visitatore le dimensioni originali della nave.
Sulla parete di fondo contigua alla ricostruzione dell’imbarcazione è riprodotta in scala 1:1 la sezione longitudinale del carico, sulla quale è stata inserita un’ampia selezione delle anfore recuperate. Gli altri materiali del carico e la dotazione di bordo, tra cui numerosi elementi relativi al governo della nave, sono allestiti all’interno di teche in metallo e vetro che, grazie agli apparati didattici, permettono di approfondire i temi legati alla navigazione, all’armamento della nave, alla vita di bordo, alla filiera della lavorazione e del commercio del pesce.
L’intero percorso è stato studiato tenendo primariamente in considerazione l’accessibilità del racconto museale, prestando attenzione alle scelte grafiche, alla progettazione degli spazi e alla scrittura dei testi. Lungo il percorso sono presenti installazioni multisensoriali che consentono di esplorare l’esposizione con strumenti diversificati, che comprendono riproduzioni per l’esplorazione tattile, video e postazioni interattive.
Il futuro del museo
L’inaugurazione di questo nuovo museo nazionale in Friuli Venezia Giulia rappresenta un traguardo importante, ma anche un entusiasmante punto di partenza che restituisce a Grado e a tutto il territorio il racconto di un rinvenimento archeologico straordinario.
Il museo è già dotato di uffici, ampi spazi di deposito e aule didattiche che potranno ospitare attività di ricerca scientifica, ma anche percorsi di approfondimento e laboratori dedicati al pubblico delle scuole e delle famiglie.
I lavori all’interno di questo luogo della cultura continueranno nei prossimi mesi con il restauro delle strutture esterne e il miglioramento dell’accessibilità dell’edificio attraverso la creazione di un collegamento diretto tra la passeggiata del lungomare e lo spazio di caffetteria, la cui apertura al pubblico potrà avvenire dopo l’espletamento delle necessarie procedure di affidamento dei servizi.
Verranno inoltre potenziati gli strumenti di fruizione tramite la predisposizione di percorsi tattili con audiodescrizioni e video in Lingua Italiana dei Segni e la realizzazione di nuovi spazi espositivi, in cui saranno installate ulteriori postazioni multimediali che consentiranno di immergersi virtualmente nell’archeologia subacquea e nella storia di questi luoghi. L’intenzione dello staff che continuerà a occuparsi della progettazione di questi strumenti è quella di garantire molteplici livelli di lettura del percorso espositivo, diretti a diversi tipi di pubblico. La vivace attività di ricerca che continua a fornire dati per la ricostruzione di un contesto archeologico sempre più sfaccettato è, ad esempio, al centro di una serie di contenuti multimediali di approfondimento che sono stati prodotti per l’occasione e che restituiscono, attraverso la voce dei protagonisti, l’intensa attività di studio che sta alla base di qualsiasi progetto di valorizzazione.
Il museo sarà aperto fino ad aprile tutti i fine settimana (dal venerdì alla domenica) e nelle giornate festive (escluso il 25 dicembre) dalle 11 alle 18, con chiusura della cassa alle ore 17.30.
Nella stagione estiva il museo resterà invece aperto dal martedì alla domenica dalle 11 alle 19. Il biglietto di ingresso al costo di 7 euro, fatte salve le riduzioni e le gratuità previste dal Ministero della Cultura per tutti i musei statali, sarà acquistabile on line tramite la piattaforma Musei italiani e nella biglietteria.
Saranno presto disponibili sul sito https://museoarcheologiasubacqueagrado.cultura.gov.it le date delle visite guidate organizzate dal servizio educativo del museo.
La storia della Iulia felix
La storia della nave romana nota come Iulia felix ha inizio nel 1986, quando il pescatore Agostino Formentin di Marano Lagunare notò alcuni frammenti di anfore nei fondali marini tra Grado e Marano e ne segnalò l’avvistamento agli archeologi locali. Le successive ricognizioni subacquee confermarono la presenza di un relitto romano a circa 6 miglia dalla costa di Grado, ad una profondità di circa 15–16 metri sotto il livello del mare. I reperti emersi permisero di identificare l’imbarcazione come una nave oneraria romana risalente del II secolo d.C., che fu battezzata Iulia Felix per richiamare idealmente la regione in cui fu rinvenuta.
Gli scavi, iniziati nel 1987, proseguirono per molte campagne di ricerca coordinate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli-Venezia Giulia e da archeologi subacquei professionisti. Il relitto, conservato quasi intatto sotto i sedimenti marini, era lungo circa 18 metri e largo tra i 5 e i 6 metri, e trasportava un ricco carico di circa 600 anfore che contenevano salse di pesce (garum) e pesce sotto sale e una botte piena di frammenti di vetro destinati al riutilizzo. Oltre al carico commerciale, il sito custodiva numerosi oggetti che raccontano la vita a bordo: strumenti per il governo della nave, brocche, piatti, contropesi di bilancia, strumenti di pesca e piccoli manufatti, che offrono uno spaccato unico della vita e sulle pratiche di una nave mercantile romana.
Il recupero e lo studio dei materiali si protrassero fino alla fine degli anni ’90. Il carico venne portato in superficie già nel 1995, mentre lo scafo ligneo fu gradualmente recuperato e conservato, fra difficoltà tecniche e problemi di consolidamento dei materiali organici, nei depositi di quello che sarebbe divenuto il nuovo museo.
La scoperta della Iulia Felix non rappresentò soltanto un significativo ritrovamento archeologico: fu anche il motore per un progetto culturale e museale. A Grado nacque l’idea di istituire un Museo nazionale di archeologia subacquea dell’Alto Adriatico, concepito per ospitare questa testimonianza straordinaria e altri reperti del mare.
Il ritrovamento della Iulia felix nel 1986 ha aperto nuove prospettive per la conoscenza delle rotte commerciali romane nell’Adriatico e per lo studio delle tecniche navali antiche, trasformando un fortuito recupero da rete in una pietra miliare dell’archeologia subacquea italiana.
