E IL CINEMA BUTTÒ IL FUCILE
Pacifismo, lutto e memoria in tre film del primo dopoguerra (1919-1927)
A cura di Lucio Fabi, in collaborazione con La Cineteca del Friuli, GemonaMercoledì 26 novembre, ore 18,30 presso la sede del Circolo Arci Gong di Gorizia, l’ultimo appuntamento della rassegna “E il cinema buttò Il fucile. Pacifismo, lutto e memoria in tre film del primo dopoguerra” curata da Lucio Fabi presenta l’inedito filmato dei primi anni Venti riguardante il Pellegrinaggio delle madri e vedove di guerra milanesi sui cimiteri della Grande Guerra.
Prodotto dall’Istituto italiano proiezioni luminose, casa di produzione milanese con finanziamenti pubblici e fini educativi, segue il pellegrinaggio di un gruppo di vedove e madri di caduti su vari cimiteri del fronte della guerra italo-austriaca.
L’Associazione nazionale madri, vedove e famiglie dei caduti e dispersi in guerra nasce ufficialmente nel 1923, quando il gruppo milanese intraprende il viaggio che le porterà a omaggiare diversi cimiteri di guerra. Da Trento, le “Veterane del dolore”, come vengono definite, visitano il Castello del Buonconsiglio e le tombe dei volontari irredenti Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi. Scorrono poi i cimiteri di Monte Zugna e della Valsugana, inframmezzati da scene di
guerra e da toccanti immagini della pietosa raccolta delle salme sul campo di battaglia.
La seconda parte del filmato parte da Udine, dove il gruppo viene ricevuto in Municipio e visita il locale cimitero. Un altro inserto individua il capitano Giannino Antona Traversi, addetto all’ufficio centrale per le onoranze dei caduti in guerra, mentre individua e registra le piastrine recuperate dalle salme dei caduti. Da Udine il pellegrinaggio punta a Cividale, con visita all’orfanotrofio di Rubignacco che accoglieva centinaia di orfani di guerra, per poi arrivare a Caporetto. Si passa poi a Ronchi con la casa in cui soggiornò D’Annunzio e l’albergo in cui venne arrestato Oberdan e il cimitero di guerra con la tomba di Enrico Toti, mentre di Gorizia viene ripreso l’Isonzo e un cimitero militare. A Caporetto inedite e movimentate carrellate sulla cittadina slovena, a Plezzo viene visitato il cimitero che accoglie le spoglie del maggiore Pericle Negrotto, comandante del battaglione volontari bersaglieri. Il viaggio prosegue poi per Tolmino, con in vista il cimitero di Plava, con l’eloquente didascalia patriottica: “ora l’Isonzo canta italiano”.
Un importante capitolo riguarda il cimitero del Sant’Elia di Redipuglia, con la cappella-faro ancora non ultimata, il che ci fa supporre che le scene, prive di civili, siano antecedenti alla sua apertura, il 24 maggio 1923. Eloquenti le scene dei militari che con i martelli pneumatici e le mazze scavano nella roccia le tombe dei caduti raccolti dai vari cimiteri dei dintorni. Il viaggio prosegue sul Monte Grappa con la strada Cadorna e i cimiteri del Monte Pertica e dell’Asolone, per arrivare alla Cappella della Madonnina, oggi inglobata nel Sacrario del Grappa, sul Col di Lana e sul Piave, con scene di bimbi che portano fiori ai caduti, e si conclude a Roma, davanti al Colosseo e con il tributo alla tomba del Milite ignoto.
Nonostante una certa retorica e gli indubbi fini educativi, il filmato individua il genuino dolore di un gruppo di madri e vedove di guerra, che intraprendono un doloroso viaggio alla ricerca dei luoghi in cui possono essere sepolti i loro congiunti. Non mancano, nel viaggio, momenti di rilassatezza e di genuino divertimento per un percorso che si compie in gran parte su camion militari, con momenti di raccoglimento ma anche di soddisfazione per un viaggio che per molte sarà anche un’avventura. Sullo sfondo, i segni e i gesti di un regime, quello fascista, che si appropria del lutto privato per trasformarlo in proclami propagandistici.
