Nel 18° secolo era pratica comune per una azienda agricola scozzese, irlandese o americana produrre Whsik(e)y distillando l’eccedenza dei cereali coltivati. Una volta distillato, il whisk(e)y veniva venduto in barili ai pub e alle drogherie della zona: ognuno di essi aveva un profilo di aromi e sapori unico, pertanto per i consumatori era molto importante sapere la distilleria di provenienza.
Nella seconda metà del 1800 iniziarono ad essere commercializzati i blended whisky: miscele di barili provenienti da diverse distillerie studiate per avere un gusto più morbido e gradevole in grado di essere apprezzato da un maggior numero di consumatori. La trovata fu un grandissimo successo e in breve tempo i blended whisk(e)y conquistarono il mercato e molte distillerie iniziarono a produrre con il solo scopo di fornire whisk(e)y ai blender.
Tuttavia una nicchia di consumatori era ancora alla ricerca di whisk(e)y provenienti da una singola distilleria.
Fu così che negli anni ’50 del 19° secolo, circa un secolo prima che le distillerie iniziassero ad immettere sul mercato i loro “single malt”, nacquero gli imbottigliatori indipendenti: commercianti di whisk(e)y che andavano a caccia dei migliori barili nei magazzini delle distillerie per acquistarli ed imbottigliarli per essere messi in commercio senza essere miscelati.
Da allora, gli imbottigliatori indipendenti svolgono un ruolo fondamentale nel mondo del whisk(e)y, continuando a commercializzare espressioni particolari, uniche ed irripetibili del lavoro svolto all’interno delle distillerie.
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