C’era una volta una fata che viveva tutta sola in un grande castello incantato. Aveva lunghi capelli biondi come l’oro ed occhi azzurrissimi come il mare. Era bella e leggiadra come una farfalla ed era forse la più bella fata che il regno avesse mai veduto. Il problema, però, era proprio che… nessuno l’aveva mai veduta! Infatti, a differenza di tutte le altre fate del regno, a lei non erano mai cresciute le ali. Per questa ragione si vergognava a mostrarsi in pubblico, preferendo rimanere chiusa nel suo castello incantato. Una sera, però, ebbe un’idea: avrebbe fatto una magia speciale per poter volare fuori senz’ali. Così prese la sua bacchetta magica e… «biribilla, ciamporgna e cucú, vola lettino adesso lassù…». Il suo letto cominciò a volare per la stanza! Poi la finestra si aprì e la fatina volò fuori sul suo letto, nel cielo stellato della notte. L’aria era fresca e frizzante; così volò, volò… volò sopra tutti i tetti di tutte le case del regno. Questa fatina era buona e sincera ed amava molto i bambini. Così, ogni volta che volava sul tetto di qualche casa in cui c’era un bambino che piangeva e non riusciva a dormire, lei pronunciava il suo incantesimo: «biribilla, ciamporgna e nanolina, ora bei sogni farai fino a mattina». Polvere di stelle incantata usciva dalla bacchetta della fata, entrava dai comignoli e avvolgeva la testa del bimbo vegliante, che si addormentava nel suo lettino all’istante. Al bimbo che piangeva per il male al dentino… «biribilla, ciamporgna e nanolina, ora bei sogni farai fino a mattina». Al bimbo che vegliava per la paura del buio… «biribilla, ciamporgna e nanolina, ora bei sogni farai fino a mattina». Per la bimba che voleva la mamma? Anche per lei: «biribilla, ciamporgna e nanolina, ora bei sogni farai fino a mattina». Così fece per tutta la notte, finché al mattino rientrò nel castello. Era felice ed elettrizzata per quell’avventura notturna. Per lungo tempo non aveva osato avventurarsi fuori dal castello per la vergogna delle sue ali mancanti. Ma quella notte scoprì che il buio la celava agli occhi delle persone, e la decisione fu presto presa: avrebbe volato sui cieli delle case portando gioia ai bambini del regno con la sua magia. Così fece ogni notte! Polvere di stelle fatata scaturì dalla sua bacchetta, rendendo quieti i sogni di tutti i bambini per molte notti. Capitò però che, una notte, mentre la fata dei pisolini sorvolava i tetti delle case come suo solito, fu colta da una forte e improvvisa folata di vento. Il letto volante impazzì, oscillò e precipitò pericolosamente. Fortunatamente il vento spinse il letto contro una finestra del castello del Principe Enomis. Catapultata all’interno, ancora terrorizzata, si ritrovò nella stanza da letto del principe. Per il gran fracasso causato da tutto quel trambusto, lui si svegliò, rimanendo per qualche minuto a bocca aperta per lo stupore. Poi, ripresosi, balzò giù dal letto ed esclamò:
«Non capisco se sono sveglio o sto ancora dormendo, perché una meravigliosa, dolce e tenera fata mi è apparsa nel cuore della notte e, insieme alla camera, ha scompigliato pure il mio cuore».
La fata dei pisolini arrossì, perché anche il suo cuore era stato trafitto all’istante da quell’uomo affascinante, ma replicò dicendo che lui doveva essere un po’ miope, perché lei era una fata senz’ali, e la bellezza delle fate stava tutta concentrata lì.
Ma il principe, come nulla fosse, rispose:
«Se ti avessi guardata solo con gli occhi, avrei potuto essere abbagliato dalla effimera bellezza corporea. Ma io ti ho guardata con il cuore, e in fondo ai tuoi occhi ho visto la tua anima, che sa esprimere in modo puro la bontà e la gentilezza che ti contraddistinguono. Se vuoi rendere felice un uomo, ti prego di portarmi via con te, perché ogni luogo sarà più bello illuminato dalla tua luce».
A quel punto la fata si abbandonò alle sue emozioni. Invitò il principe sul suo letto volante e… «biribilla, ciamporgna e cucú, vola lettino sempre più su…».
Si alzarono in volo, uscendo dalla finestra e volteggiando nel cielo.
Il lettino volò alto, sempre più alto, ancora più in alto nel cielo scuro della notte. La fata e l’uomo si guardavano negli occhi innamorati uno dell’altra e non avevano bisogno di parole, perché riuscivano a parlarsi col cuore. Le case sotto di loro divennero puntini minuscoli, ma continuarono a salire, salire, salire, salire…
Salirono così in alto che la Terra divenne lontana, mentre la Luna si avvicinò tanto da poterla sfiorare.
Proprio sulla Luna il lettino si posò, ed in quel luogo poetico e sognante i due innamorati si donarono il loro bacio d’amore.
A quel punto la fata dei pisolini fu scossa da un tremito improvviso, e due grandi e delicate ali da farfalla le spuntarono dalla schiena. Stupore e felicità si dipinsero sul suo volto. Che meraviglia! Anche lei aveva finalmente le sue ali. Non avrebbe più avuto nulla di cui vergognarsi e poteva uscire dal suo castello e mostrare a tutti le sue ali brillare alla luce del sole.
Tutto questo era accaduto grazie all’amore che il Principe aveva fatto scaturire nel suo cuore. Non avrebbe più avuto bisogno di volare di notte su un letto, perché ora aveva le sue ali che l’avrebbero sostenuta nel cielo.
Poi guardò il suo bel principe e immediatamente capì cosa avrebbe fatto per il resto della sua vita: avrebbe continuato a volare per portare ogni notte sogni sereni a tutti i bambini del regno. Ma non l’avrebbe fatto con le sue ali: avrebbe usato il letto volante, in modo da poter portare con sé ogni notte il suo dolce principe.
Anche io feci bei sogni, quando ero bimbetto, grazie alla polvere di stelle della fata dei pisolini. E ormai che sono un vecchio menestrello, ammiro ogni notte la Luna. Perché quando tutti i bambini sono addormentati, i due innamorati volano sulla Luna per rinnovare ancora quel loro primo bacio d’amore.
Buonanotte, miei piccoli lettori.
