Ad un mese dalle elezioni per Palazzo Balbi, l’Associazione che rappresenta 133 cooperative bellunesi e trevigiane, 66 delle quali sociali, invita i candidati a mettere in campo progetti e iniziative dedicati agli adolescenti e ai giovani.
Luca Sartorato, presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso, non esita a ribadire: “In una società che invecchia drammaticamente, serve un cambio culturale e di approccio, è necessario ricominciare a lavorare per riportare al centro la cura della persona, superare la logica delle emergenze e adottare un piano strategico per la sostenibilità del welfare locale e regionale che non guardi a noi, ma al futuro dei nostri giovani”.

Negli ultimi anni il disagio giovanile si è imposto come una delle sfide più urgenti per le nostre comunità. Fenomeni di violenza, abuso di sostanze, abbandono scolastico, ritiro sociale si intrecciano in un quadro complesso che richiede risposte nuove e coraggiose. Confcooperative Belluno e Treviso, sente con urgenza la responsabilità di dare voce a questa generazione e di lavorare insieme alle istituzioni, alle famiglie e al territorio per costruire percorsi di inclusione, crescita e speranza. Una necessità che desidera condividere con le forze politiche e con i candidati alle prossime elezioni regionali, “Sentiamo la necessità di lanciare un appello alla politica, che in questa fase si sta preparando alle elezioni, perché oggi assuma l’impegno di affrontare la tematica in modo serio nei prossimi anni. Una tematica complessa, che non può certo risolversi a livello locale o con il mero inasprimento delle leggi o delle sanzioni” – sottolinea Luca Sartorato, presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso.
È un tema delicato, che tocca da vicino le 66 realtà sociali aderenti all’Associazione, che nel territorio delle due province sono impegnate stabilmente al fianco delle amministrazioni comunali e delle istituzioni per supportare le persone con disabilità, per incentivare l’inserimento lavorativo dei più fragili, per assistere gli anziani e per affrontare le difficoltà dei più giovani, compiendo un lavoro fondamentale in una fase di preoccupante crisi demografica (dal 1995 ad oggi la popolazione tra gli 11 e i 19 anni è passata dal 23% all’8% del totale).
«È una generazione “rarefatta” che sente di avere minor peso politico e sociale, visto che le politiche tendono spesso a favorire le fasce di popolazione più numerose. Pensiamo, ad esempio, al tema della casa, totalmente inaccessibile per i più giovani. Questa percezione di insignificanza può aumentare i fenomeni violenti. – dichiara Mauro Gazzola, delegato per l’area Minori di Confcooperative Federsolidarietà Belluno e Treviso – I giovani esprimono un bisogno profondo di essere visti, di emergere e lo fanno con gesti eclatanti. Mentre vent’anni fa la trasgressione avveniva lontano dagli adulti, considerati autorevoli, oggi è il contrario: devono compiere azioni visibili a tutti, utilizzano anche la cassa di risonanza dei social media”.
Il disagio giovanile è accompagnato da una crisi profonda della genitorialità e, più in generale, della figura “adulta”, un’adultità che si raggiunge sempre più tardi. “L’adulto si limita ad osservare, fatica ad intervenire nella quotidianità di questi giovani. Vediamo una difficoltà sia nel porsi in un modo chiaro e maturo sia nel semplice contatto fisico e nel contenimento dei comportamenti devianti, – aggiunge Mauro Gazzola – in molti casi quello che si sentono dire questi ragazzi dalle figure di riferimento è “arriva per primo, facendo fuori l’altro”, oppure “non aspettarti niente dalla vita”, messaggi come questi producono mostri senza una visione di futuro”.
L’andamento demografico dell’Italia non aiuta: nel 2050 una famiglia su 5 in Italia sarà composta da una coppia con figli (oggi tre su 10) mentre il 41,1% delle famiglie sarà formata da persone sole (oggi il 36,8%). Il numero medio di componenti per famiglia nel 2050 sarà di 2,03 (a fronte del 2,21 del 2024). Si prevede, inoltre, che gli ultrasessantacinquenni che vivranno da soli nel 2050 saranno 6,5 milioni, contro i 4,6 milioni del 2024.
“Forse qualcuno pensa che per eliminare il disagio giovanile basti eliminare…e i dati sembrano andare in questa direzione – aggiunge ironicamente Sartorato – Ma i giovani di oggi sono gli adulti di domani, sono letteralmente il futuro di questo territorio e di questo Paese. Quello che serve è un cambio culturale e di approccio, occorre ricominciare a lavorare per una società che rimetta al centro la cura della persona, l’accompagnamento e il futuro delle nuove generazioni; una società che non lasci indietro chi non ce la fa e chi ha meno opportunità”.
Le imprese sociali associate a Confcooperative Belluno e Treviso hanno questo approccio nel loro Dna, un approccio che negli anni oltre a produrre risultati sociali ha anche prodotto risultati economici. Il settore sociale rappresenta 66 cooperative, di cui 11 a Belluno e 55 a Treviso, tocca i 244 milioni di fatturato e dà lavoro al oltre 10 mila persone.
“La nostra proposta è quella di attivare un nuovo patto di sussidiarietà territoriale con le Agenzie di Tutela della Saluti (ATS) – conclude Il presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso – e le varie amministrazioni comunali, che riconosca il valore della componete sociale del nostro territorio e avvii un dialogo strutturato per garantire sostenibilità e innovazione nei servizi. Per fare questo è necessario superare la logica delle emergenze e adottare un piano strategico per la sostenibilità del welfare locale e regionale che non guardi a noi, ma al futuro dei nostri giovani”.
*Confcooperative Belluno e Treviso: l’Associazione rappresenta 133 imprese cooperative con 33.629 soci e 8.984 addetti e un fatturato di 1 miliardo e 766 milioni di euro nel 2023. Il settore agroalimentare, nello specifico, riunisce 32 cooperative a Treviso e 7 a Belluno e da solo genera un fatturato che sfiora il miliardo e 400 milioni di euro: mentre a Belluno il settore prevalente è quello lattiero-caseario, nella provincia di Treviso le cooperative svolgono molteplici attività e tra queste prevale quella del comparto vitivinicolo. I prodotti delle cooperative bellunesi e trevigiane sono presenti sui più importanti mercati mondiali e partecipano con quote significative all’export del Veneto.
Il settore sociale rappresenta 66 cooperative, di cui 11 a Belluno e 55 a Treviso, tocca i 244 milioni di fatturato e dà lavoro al oltre 10 mila persone. Le tipologie sono: cooperative di tipo A – servizi sociosanitari, ricreativi, educativi e ludico culturali (34 in tutto), di tipo B – inserimento lavorativo di persone svantaggiate (16) e plurime (16); ci sono infine tre consorzi.
In copertina : Mauro Gazzola
