TRIESTE – Lunedì 17 aprile ritorna, nell’ambito del 91° cartellone della Società dei Concerti Trieste il tema della trascrizione, della reinterpretazione e relative varianti. Al Teatro Verdi di Trieste, alle 20.30, suoneranno, in un concerto dedicato alla memoria di Kathleen Foreman Casali e di suo marito Alberto, Albrecht Mayer all’oboe e Vital Julian Frey, al cembalo, in un programma ricco di vari livelli di metamorfosi dove trovare la trascrizione della trascrizione della trascrizione. I protagonisti: due grandi interpreti. Quando si parla di Albrecht Mayer, primo oboe dei Berliner Philharmoniker, si parla infatti di “scintille divine”, di “oboe miracoloso” o di “elevare l’oboe allo strumento della seduzione” mentre Vital Julian Frey è uno dei clavicembalisti più ricercati della sua generazione, descritto dalla stampa come “probabilmente il migliore clavicembalista della Svizzera”, e, grazie al suo programma notoriamente ricco di esibizioni entusiasmanti, un artista che contribuisce in modo significativo al riposizionamento del clavicembalo sulla scena della musica classica.
Il programma della serata, tutt’altro che scontata. Si parla appunto di continue metamorfosi. I testi dei primi autori (Tomaso Albinoni, Alessandro e Benedetto Marcello, Antonio Vivaldi) sono ripensati da un secondo autore (Johann Sebastian Bach) e ancora da un terzo (Vital Julian Frey) per essere trasferiti a nuovi strumenti (oboe e clavicembalo non antichi, ma entrambi moderni) e infine affidato a due soli interpreti (e non ai tanti dell’orchestra).
Il caso più articolato è il Concerto per Oboe e clavicembalo in re minore di Alessandro Marcello, scritto per oboe, archi e basso continuo. Trascrivendolo, Bach affida le parti del solista e dell’orchestra al solo clavicembalo. Frey reintegra l’oboe tenendo conto del contributo bachiano e trasforma il concerto in una sonata da camera. Altrove, nei concerti di Albinoni e Vivaldi, è direttamente Frey a concentrare sul clavicembalo le parti degli archi mantenendo quella solistica all’oboe. A sua volta è Bach che traduce tutto al solo clavicembalo nelle sue elaborazioni dei concerti per violino (e non per oboe) solista e orchestra d’archi di Vivaldi e Benedetto Marcello.
L’unica composizione che mantiene l’organico previsto dal primo autore è la Sonata per oboe e basso continuo RV 53, famosa anche perché l’unica attribuita a Vivaldi, d’incerta datazione e non inclusa in raccolte a stampa dell’epoca anche se il suono si discosta assai dall’immaginario primigenio. Ad aprire il programma della serata l’originale Concerto in re minore Op. 9 n. 2 di Albinoni, benestante di famiglia, si dilettò come cantante e compositore, non come esecutore professionale. Suo gran merito è l’essere stato il primo italiano (dopo i tedeschi Telemann e Händel) a scrivere concerti per oboe, con una prima serie Op. 7 pubblicata nel 1716 e un’altra Op. 9 nel 1722, cui appartiene questo brano in esecuzione lunedì. Benedetto Marcello, oltre a sinfonie e sonate, scrisse concerti per violino (ma non per oboe), dodici pubblicati nel 1708 a Venezia come Op. 1, il secondo dei quali trasformato da Bach nel Concerto per cembalo solo BWV 981. Il fratello, Alessandro Marcello compose un buon numero di cantate vocali e pezzi strumentali in linea con i gusti del tempo. Oggi la sua fama sarebbe oscurata da quella del fratello Benedetto, se non fosse che il suo unico Concerto in re minore per oboe e archi (pubblicato nel 1717) ha ottenuto popolarità mondiale in quanto parte della colonna sonora del film Anonimo veneziano (1970, con successive varianti, canzone di Massimo Ranieri compresa). Quel concerto fu notato da Bach e trasferito al solo clavicembalo (BWV 974) sulla base di un manoscritto precedente l’edizione a stampa.
Il Concerto in re maggiore BWV 972 di Bach nasce dalla vivaldiana Op. 3 n. 9. Si presume sia stato il giovane principe (e dilettante compositore) a chiedere le trascrizioni a Bach, che peraltro da tempo era interessato al concertismo veneziano. La scrittura è modificata solo dove il suono pizzicato sulle corde del clavicembalo non può mantenere la durata di quello delle corde sfiorate del violino, e pertanto è necessario aggiungere ornamentazioni per riempire il vuoto. Il Concerto RV 450 che chiude il programma è la trasposizione di Vital Julian Frey per oboe e clavicembalo di un concerto con medesimo solista però accompagnato da orchestra databile 1720-24. È uno dei 16 che Vivaldi dedicò all’oboe, però quasi sicuramente riscrivendo il concerto per fagotto classificato come RV 451.
Per i curiosi, alle 19.15 al Caffè degli Specchi sarà possibile incontrare da vicino i due musicisti insieme al direttore artistico della Società dei Concerti Trieste, Marco Seco, per farsi raccontare da loro curiosità sulla formazione e sul programma del concerto.
La Società dei Concerti Trieste ringrazia la Fondazione Kathleen Foreman Casali per il prezioso contributo concesso per la Stagione concertistica 2023 e in particolare per la realizzazione del concerto di questa sera che viene dedicato alla memoria della benefattrice Kathleen Foreman Casali e di suo marito Alberto Casali.
La biglietteria della SdC è aperta la sera del concerto al Teatro Lirico “G. Verdi” dalle 18.00 alle 20.15 oppure si può acquistare il biglietto online.
La Stagione 2022-20223 della SDC Trieste, che è fondatore del Comitato AMUR e membro di AIAM, è realizzata con il patrocinio del Comune di Trieste e grazie al contributo del Ministero della Cultura, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e con il sostegno di Orologeria Bastiani rivenditore autorizzato Rolex, Farmacie Neri, BancaTer, della Fondazione CrTrieste e Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, di tutti i Soci e con il partenariato della Fondazione Teatro Lirico G. Verdi.
In copertina : Vital Frey