IL MAGAZZINO DELLE IDEE DI TRIESTE OSPITA DAL 15 LUGLIO ALL’8 OTTOBRE, LA MOSTRA GEOGRAFIESOMMERSE DELLA FOTOGRAFA, REPORTER E DOCUMENTARISTA MONIKA BULAJ
UN INEDITO VIAGGIO VISUALE ATTRAVERSO IL SENSO DEL SACRO CHE ACCOMUNA LE GENTI E I SUOI LUOGHI
Trieste, 14 luglio 2023 – Il Magazzino delle idee di Trieste ospita da sabato 15 luglio a domenica
8 ottobre 2023 la mostra fotografica Geografie sommerse della fotografa, reporter e documentarista Monika Bulaj.
L’esposizione a cura della stessa fotografa e organizzata da ERPAC, Ente Regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia, ripercorre attraverso più di cento immagini, a colori e in bianco e nero, il lungo viaggio dell’artista fra minoranze e popoli nomadi, fra fedi e religioni, un percorso che l’ha condotta lungo confini, in luoghi sacri e condivisi documentando le condizioni sociali degli strati più deboli dei Paesi da lei attraversati: Europa orientale, Caucaso, Medio Oriente, Africa, altipiano iranico, Asia centrale, Russia, Afghanistan, Haiti e Cuba.
Le fotografie di Monika Bulaj mettono in luce l’invisibile, quella ricchezza che sotto gli occhi di tutti
sta scomparendo, in quelle terre dove per millenni le genti hanno condiviso i santi, i gesti, i miti, i canti, le danze, gli dei. Le minoranze perseguitate in Afghanistan e Pakistan, i cristiani d’Oriente, i maestri sufi dal Maghreb alle Indie, gli sciamani dell’antica Battria, gli ultimi pagani del Hindu Kush, i nomadi tibetani, le sette gnostiche dei monti Zagros. Abitanti delle ultime oasi d’incontro, zone franche assediate da fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi d’oggi. Luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi condivisi.
Testimonianze catturate in cammino con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini. Cercando il bello anche nei luoghi più bui, la solidarietà e la coabitazione tra fedi laddove si mettono bombe, le crepe nella teoria del cosiddetto scontro di civiltà. Un lavoro che è mutato nel tempo dove all’inizio l’intento era quello di documentare piccole e grandi religioni all’ombra dei conflitti antichi e presenti per arrivare poi a raccogliere e cogliere il racconto delle preghiere e dei sogni, delle tante memorie sempre incentrato sul senso dell’uomo per il sacro.
“Le geografie che traccio con questa ricerca – spiega Monika Bulaj – sconvolgono le mappe mentali tradizionali sul sacro, basate su elezione, divisione ed esclusione, dando vita ad un piccolo atlante visuale delle minoranze a rischio e del “sacro”. Sono luoghi tenuti segreti e spesso indecifrabili dove da secoli si preservano parole trasmesse di bocca in bocca, e con esse il sapere sulle origini, le metafore delle iniziazioni e delle trasformazioni, le ricette per la sopravvivenza”.
Al centro di tutta la sua ricerca vi è il corpo, chiave di volta e pomo della discordia nelle religioni. Il corpo iniziato e benedetto, svelato e coperto, temuto e represso, protetto e giudicato, intoccabile e impuro, intrappolato nella violenza che genera violenza, corpo-reliquia, corpo-martire, corpo-trappola, corpo-bomba.
“Mi piace pensare il corpo – dice Monika Bulaj – come a un tempio, scrigno della memoria collettiva, quello che non mente. Nell’arcaicità dei gesti si legge la saggezza arcana di un popolo, la ricerca della liberazione attraverso l’uso sapiente dei sensi”.
La ricerca di Monika Bulaj, inizia nel 1985. Dal 2001 ha trovato espressione in numerose esposizioni. I suoi scatti e reportage in costante cammino “con persone in fuga dalla follia dell’uomo” per citare l’autrice, sono stati pubblicati in diversi quotidiani e magazine italiani e internazionali, tra i quali Courrier International, Gazeta Wyborcza, Geo, Corriere della Sera, Internazionale, National Geographic,The NewYorkTimes,Time, La Repubblica, RevueXXI,Al Jazeera, Granta Magazine,Virginia Quarterly Review.
Il suo reportage Haiti degli spiriti inoltre, ha rappresentato la testata “La Repubblica” nella sezione Daily Press per il Visa d’Or a Perpignan nel 2015 e le sue opere sono state acquistate da Leica Collections.
“La fotografia è specchio e relazione – afferma la fotografa nell’introduzione nel volume fresco di stampa –, vetro da cui traspare qualcosa. Tutto accade nella grazia d’un incontro. Non nelle domande che contengono già le risposte, ma nell’ascolto, che rende il racconto indispensabile”.
I visitatori della sua mostra al Magazzino delle idee fino all’8 ottobre, potranno entrare in un inedito racconto attraverso le immagini che la fotografa ha volutamente allestito in un intreccio narrativo – visivo più per similitudini che per latitudine e incontrare così un mondo antico, apparentemente distante dove poter scoprire invece, una vicinanza e assonanza sui temi presentati così universali per l’umanità.
In occasione della mostra è pubblicato da Emuse edizioni il libro dal titolo Geografie sommerse con immagini e testi dell’autrice.
Ufficio stampa Studio Novajra Patrizia, t. 335 6688233 – Daniela Sartogo, t. 342 8551242 ufficiostampa@novajra.it
INFORMAZIONI GENERALI SULLA MOSTRA
Geografie sommerse a cura di Monika Bulaj
Dal 15 luglio all’8 ottobre 2023
Magazzino delle idee – Corso Cavour, 2 – Trieste
www.magazzinodelleidee.it – info@magazzinodelleidee.it
Orari
Dalle ore 10.00 alle 19.00, da martedì a domenica; lunedì chiuso
Apertura straordinaria – 15 agosto
Biglietto
Intero € 8,00
Ridotto € 5,00:
- 65 anni compiuti
- Ragazzi da 12 a 18 anni non compiuti
- Studenti fino a 26 anni non compiuti
- Diversamente abili
Ridotto gruppi € 4,00:
- Massimo 25 persone previa prenotazione a info@magazzinodelleidee.it
Omaggio:
- Bambini fino a 12 anni non compiuti
- Accompagnatori di gruppi (1 ogni gruppo)
- Insegnanti in visita con alunni/studenti (2 ogni gruppo)
- Un accompagnatore per disabile
- Tesserati ICOM
- FVG Card
- Giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale in servizio
La biglietteria chiude mezz’ora prima dell’orario di chiusura (ore 18.30)
Informazioni: magazzinodelleidee.it – info@magazzinodelleidee.it – Telefono: +39 040 3774783
In copertina : Bulaj Monika – Kabul, la città di Babur, Afghanistan, 2010