Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «È il momento di programmare politiche adeguate e incisive che investano il settore economico e sociale e che siano concertate e condivise con tutti i soggetti interessati, pubblici e privati»
Vale 269 milioni di euro la perdita in termini di minor valore aggiunto delle imprese nel 2023 a causa della carenza di competenze coerenti con i fabbisogni d’impresa. A luglio 2024 nella Marca Trevigiana, su 6.300 entrate previste di nuovi lavoratori, 3.446 hanno profili professionali difficili da reperire, pari al 54,7%.
«Non si trovano lavoratori, questo è il punto, nonostante la domanda ci sia». Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana non usa mezzi termini di fronte al mismatch tra domanda e offerta di lavoro. «Non è solo questione di carenza di competenze e di lavoratori specializzati, di adeguatezza salariale, di giovani che cercano altre occupazioni con orari flessibili. Se il problema del disequilibrio tra domanda e offerta è diventato ormai strutturale, le aziende non devono essere lasciate sole. Vanno definiti anche percorsi per il trasferimento di risorse umane da aziende che registrano dei cali o che sono costrette a forti ridimensionamenti. Si tratta di strumenti finalizzati a mantenere nel settore oltre che nel territorio il patrimonio di competenze e know how maturato in decenni di sviluppo ».
Le strategie messe in campo dalle micro e piccole imprese testimoniano la difficoltà a reperire manodopera, ma anche l’impegno a rendere appetibile il lavoro nell’artigianato. A partire da una retribuzione più alta rispetto a quella nazionale, per passare a nuove forme di organizzazione del lavoro capaci di rispondere alle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, a un sistema di welfare contrattuale incardinato sulla bilateralità, a cui si aggiungono sempre più frequentemente anche piani di welfare aziendale.
Tra le pratiche messe in atto dalle aziende per trattenere il personale spicca la possibilità di incrementi salariali, per esempio attraverso superminimi. Interessa ben il 48,9% delle aziende trevigiane, dato che colloca la provincia al primo posto in Veneto. A seguire, la flessibilità negli orari di lavoro, che interessa il 32,3% delle imprese, gradi crescenti di autonomia sul lavoro in relazione a specifiche competenze o mansioni (24,6%), accesso a benefit aziendali come auto aziendale, agevolazioni nella fruizione di servizi, assicurazioni personali, eccetera (18,5%), il coinvolgimento nelle decisioni aziendali (14,6%), incentivi per attività di auto-formazione e crescita professionale, anche esterne all’impresa (10,1%). Non mancano strumenti innovativi, come la definizione e negoziazione di percorsi di carriera accelerati (5,7%), il riconoscimento formale del lavoro svolto e dei risultati ottenuti, per esempio attraverso specifici prodotti o brevetti (3,9%). La Marca Trevigiana è la prima in Veneto anche per la cessione di quote societarie e partnership, pratica comunque limitata all’1% delle imprese.
«L’analisi del mismatch va affrontata sotto vari aspetti», sottolinea il presidente Oscar Bernardi. «Dobbiamo agire in fretta, condividendo una strategia regionale con le istituzioni, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, mondo dell’istruzione e della formazione, che consenta di poter avviare una nuova stagione politica. È il momento di programmare politiche adeguate e incisive che investano il settore economico e sociale e che siano concertate e condivise con tutti i soggetti interessati, pubblici e privati».
Uno dei punti delicati è il trattamento differenziato tra il welfare aziendale e il welfare contrattuale. «Si tratta, secondo noi, di un ingiusto trattamento»,sottolinea il presidente Oscar Bernardi. «Se le prestazioni di welfare contrattuale fossero detassate al pari di quelle erogate nell’ambito dei piani di welfare aziendale, potremo mettere nelle tasche dei lavoratori dell’artigianato veneto ingenti risorse aggiuntive. Per questo sono già stati presentati più volte da Confartigianato vari emendamenti ai decreti presentati in Parlamento, con l’intento di garantire ai lavoratori che usufruiscono delle prestazioni della bilateralità lo stesso trattamento applicato al welfare aziendale».