Rinnovate a Udine le rimembranze popolari spontanee dell’ultimo portabandiera dello Stato friulano, che rifiutò la resa a Venezia. Attorno al prof. Alberto Travain, primo promotore della riscoperta del personaggio, riunita la più varia società civile, culturale e sportiva del Friuli.
IL PERSONAGGIO
Per la ventinovesima volta si sono rinnovate, presso l’inferriata delle prigioni del Castello di Udine, le rimembranze popolari spontanee del sacrificio dell’ultimo alfiere dello Stato friulano, che, nel 1421, rifiutando la resa a Venezia, fu imprigionato, strangolato ed infine decapitato a scopo di monito per eventuali altri irriducibili, resistenti o ribelli, che comunque in Friuli mai mancarono, contrariamente a quando propugnato da vecchia e furbesca vulgata vittimista. Marco di Moruzzo o “Marc di Murùs” in “marilenghe” fu restituito alla memoria e al culto civico locali grazie a promozione “da basso”, sociale, avviata nel lontano 1992 dall’allora giovane studioso friulano Alberto Travain, il quale per primo azzardò l’ipotesi che fosse una correlazione tra la funzione altamente simbolica del portabandiera, la sua indisponibilità a piegarsi e la ferocia dell’invasore. La scoperta di preziosissimi documenti d’archivio, divulgati solo di recente, non ha fatto altro che avvalorare il profilo di un vero eroe nazionale friulano. Dal 1997, Travain, insieme a movimenti e sodalizi da lui raccordati, anche raccogliendo eminenti adesioni istituzionali, rinnova ogni anno, nella ricorrenza dell’esecuzione ovvero del martirio dell’ultimo aquilifero del Friuli patriarchino, un omaggio popolare sotto la finestra di quelle carceri castellane che videro lo scempio di un uomo simbolo dell’antica Patria friulana, repubblica feudale patriarchina sostanzialmente a base federale e nucleo politico di quell’Europa “aquileiese” che oggi nessun politico osa ripensare e ancor meno riproporre, neanche sotto forma di Euroregione.
LE RIMEMBRANZE 2025
A presiedere alle rimembranze, anche quest’anno, il 19 marzo 2025, sempre il prof. Alberto Travain, coordinatore dello Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e presidente del “Fogolâr Civic di Udin” nonché del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”. Per il Comune di Udine, che ha collaborato alla realizzazione dell’iniziativa, è intervenuta la consigliera municipale delegata alla friulanità, dott.ssa Stefania Garlatti-Costa. Il saluto della cittadinanza riunita in arengo oltreché del Club per l’Unesco di Udine è stato portato dalla prof.ssa Renata Capria D’Aronco, “camerarius” dell’Assemblea popolare udinese e massima espressione elettiva del civismo della Capitale del Friuli Storico, accompagnata dal procuratore arengario dott.ssa Maria Luisa Ranzato e dalle consigliere popolari ins. Manuela Bondio, sig.ra Marisa Celotti e sig.ra Paola Taglialegne. Al tradizionale appuntamento ha preso la parola anche il regista del premiato docufilm “”Marcho. L’ultima bandiera”, dedicato a Marco di Moruzzo e trasmesso recentemente anche da RaiStoria oltreché promosso in Europa dalla Televisione austriaca. Il presidente Daniele Puntel dell'”Associazion Sportive Furlane” (ASF) ha voluto omaggiare il prof. Travain con una maglia personalizzata della nazionale friulana di Calcio, già vincitrice nel 2024 del campionato europeo delle minoranze linguistiche “Europeada”: un gesto a siglare un patto di stretta collaborazione attorno all’idea di promuovere il Friuli e la sua identità attraverso lo sport e la vastissima rete sociale correlata. Commozione per l’effige di Marco di Moruzzo rappresentata sulla maglietta: la stessa disegnata da Travain nel 1992, quando avviò la riproposizione culturale del personaggio, anche realizzandone una prima ideale raffigurazione stilizzata. Con i nomi di Maria Ciani Seren, Luisa Lodolo, Elisabetta Mingolo, Daniele Pagnutti, Eugenio Pidutti, presente nota, varia e qualificata società civile e culturale di città e territorio. Atteso e pregnante l’intervento del neolaurato Aran Cosentino, attivo e apprezzato giovane civista, già noto alle cronache per la sue vittoriose battaglie nel campo della difesa ambientale. E con i nomi di Daniele Bertossi e Annamaria Polentarutti dell’Associazione Culturale “Pinte&Spalti”, presente anche rappresentanza del più vario attivismo sportivo sensibile ai temi della friulanità. Conclusioni affidate al presidente emerito Victor Tosoratti della storica “Academie dal Friûl” nonché vicepresidente ASF, primo promotore del patto culturale tra i due sodalizi. Cordiale nota di partecipazione è pervenuta, inoltre, dal presidente Eros Cisilino dell’Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane (ARLeF).
L’ALLOCUZIONE COMMEMORATIVA
“Eloì, Eloì, lamà sabactanì ” ossia “Diu gno, Diu gno, parcè mo mi âstu bandonât?”: ha esordito così, con un drammatico passo evangelico, il prof. Travain, nella sua allocuzione commemorativa, riferendosi idealmente al grido di dolore che, in tanti millenni di storia umana, disperato si leva in cerca di aiuto di fronte a tante sofferenze e ingiustizie. Sono riecheggiate anche le parole della preghiera-invettiva di Pasolini ne “I Turcs tal Friùl”. Il tutto a dire il valore culturale e morale dell’evento commemorativo: una testimonianza sociale di approvazione, di plauso; postumo abbraccio. “Se vuê e je la fieste dai paris, Marc di Murùs si propon di pari di un popul furlan cu la dignitât, che cence di chê si è robe di nuie”: Marco di Moruzzo, insomma, come padre della dignità friulana, sua simbolica ed estrema espressione. È stato letto il testo del documento quattrocentesco segreto, commemorativo della resistenza del patriota friulano ed, infine, una preghiera laica, scritta da Travain e divenuta “Avôt dal Fogolâr Civic”, dedicata “Ai muarts pe patrie te Europe aquileiese” e rivolta alla speranza, luce di ogni vita: “Lum nestre di vite, fâs che tes venis de nestre memorie mai no si sfanti il ricuart di chel sanc nocent e gloriôs spandût jù pai secui in tantis Termopilis su cheste crosere antighe di Europe che e ten par sô mari Aquilee regjine, nobil umôr tornât indaûr a Mediterani e Mâr Neri, grim de sô liende prime, dutune cun aghis che a smontin rampidis dai crets vuardiâts des stelis alpinis” (trad. it. – Nostro lume vitale, fa’ che nelle vene della nostra memoria non debba svanire il ricordo del sangue innocente e glorioso versato nei secoli in tante Termopili su questo antico crocevia d’Europa che vuole Aquileia regina per madre, nobile linfa restituita al Mediterraneo e al Mar Nero, grembo del suo primo epos, insieme alle acque che scendono limpide da rocce guardate dalle stelle alpine). “Noi siamo il compimento della speranza di Marco di Moruzzo: la speranza di lanciare oltre la morte un messaggio di orgoglio giunto fino a noi attraverso secoli di censura politica e di oblio sociale”: queste la chiusura dell’orazione, tenuta in buona lingua friulana. “Fil rouge” anche degli altri interventi: il valore della tenacia, della perseveranza, della coerenza, principio scomodo ma costitutivo della dignità degli individui e dei popoli. Insomma, “Duri al pezzo!”, “Mai molâ!”, come ripeteva l’indimenticata anziana presidente Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, sig.ra Francesca De Marco; “Morire vivi non vivere da morti!”: il motto dello storico don Tarcisio Bordignon: echi di un civismo locale e di una condotta del quotidiano che sono indelebile patrimonio di un vissuto, dell’esperienza, della mentalità e del mito di una comunità cittadina e territoriale. Sul nastro di dedica dei fiori deposti, con i colori gialloblu nazionali friulani, la scritta “29m presint sociâl par Marc di Murùs, eroic ultin puartebandiere martar di Furlanie libare e Aquilee regjine”; firmato: “fidelissims Fogolâr Civic + Academie dal Friûl cun fradaiis e int che i ten di Furlanie dute”. In campo la “Bandiere di Vuere” fogolarista udinese e quella dello storico Fogolâr Civic di Cordenons.