GRAN FINALE DOMANI, DOMENICA 14 DICEMBRE, AL TEATRO VERDI DI PORDENONE PER IL
MONTAGNA TEATRO FESTIVAL
LA RASSEGNA MULTIDISCIPLINARE CHE PER QUATTRO GIORNI HA PROPOSTO UN VIAGGIO ATTRAVERSO ARTE E NATURA, INTRECCIANDO LETTERATURA, POESIA, CIBO, MUSICA, FOTOGRAFIA E TEATRO IN OMAGGIO AL LEGAME PROFONDO TRA L’UOMO E LE TERRE ALTE.

IL PROGRAMMA DI DOMENICA SARÀ APERTO ALLE 11.30 DALLO SCRITTORE ENRICO BRIZZI CHE INVITA IL PUBBLICO A RISCOPRIRE IL CAMMINO COME ESPERIENZA DI CONOSCENZA CON LE SUE LEZIONI DI CAMMINO. A CHIUDERE IL MONTAGNA TEATRO FESTIVAL, ALLE 20.30, ATTESO LO SPETTACOLO CON LA REGIA DI ARTURO BRACHETTI: UN DIALOGO IRONICO E ILLUMINANTE TRA SCIENZA E TEATRO PER ESPLORARE L’INTELLIGENZA STRAORDINARIA DEL MONDO VEGETALE.
PORDENONE – Dopo tre intense giornate che hanno intrecciato musica, danza, letteratura, poesia, fotografia e incontri si conclude domani, domenica 14 dicembre, al Teatro Verdi di Pordenone, il Montagna Teatro Festival, la rassegna multidisciplinare realizzata grazie al sostegno di numerosi partner – tra tutti il Comune di Pordenone, la Regione – con la collaborazione progettuale del CAI nazionale. Utilizzando diversi linguaggi, e coinvolgendo pubblici di tutte le età, il festival ha voluto creare un ponte tra pianura e Terre Alte per restituire visibilità e prospettiva a territori che troppo spesso restano in ombra, come la montagna di mezzo: una montagna che sfugge alle descrizioni da cartolina, che resiste nella vita quotidiana dei paesi e nella tenacia di chi li abita.
Protagonista del primo appuntamento di giornata, ore 11.30 nel foyer del Teatro, lo scrittore e viaggiatore Enrico Brizzi che invita il pubblico a riscoprire il cammino come esperienza di conoscenza con le sue Lezioni di cammino, in collaborazione con il Premio ITAS del Libro di Montagna. Classe 1974, Brizzi ha esordito giovanissimo con il romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, uno dei massimi casi editoriali della narrativa italiana del XX secolo. Lo scrittore bolognese, che da oltre vent’anni racconta l’Italia passo dopo passo, invita a riscoprire la lentezza come forma di conoscenza e la strada come maestra di libertà. In dialogo con lui Enrico Cereghini.
Nel pomeriggio, alle 16, la Sala Spazio Due si anima con il laboratorio per bambini dai 5 ai 10 anni, La montagna incantata, a cura di Chiara Dorigo e Marcella Basso, che avvicina i più piccoli al paesaggio attraverso la creatività e l’immaginazione.
A chiudere il Montagna Teatro Festival atteso alle 20.30 in Sala Grande lo spettacolo “Lunga vita agli alberi” di e con Stefano Mancuso e Giovanni Storti, con la regia di Arturo Brachetti: un dialogo ironico e illuminante per esplorare l’intelligenza straordinaria delle piante (partner evento Confcooperative). Scienza e teatro si incontrano in un dialogo ironico e illuminante sul mondo vegetale: Storti è il viaggiatore curioso, Mancuso la guida sapiente, Brachetti la voce visionaria che trasforma la conoscenza in poesia visiva. Lo spettacolo accompagna il pubblico alla scoperta delle radici, del fusto e della chioma, tre tappe simboliche per comprendere la straordinaria intelligenza delle piante. Racconta la loro importanza e il loro impatto sulla vita dell’uomo e sull’ecosistema. Si inizia con le radici, dove le piante lottano nel sottosuolo per risorse e sopravvivenza formando una rete sotterranea, fatta di comunicazione, collaborazione e competizione. Il viaggio prosegue con il fusto, un luogo di resistenza e crescita. Qui si affrontano i temi dell’adattamento delle piante ai cambiamenti climatici e alle avversità. Il fusto diventa il ponte tra terra e cielo, un simbolo di trasformazione che infonde speranza. Infine, si giunge alla chioma verde che celebra la bellezza, l’armonia e il potenziale rivoluzionario delle piante. Lungo il viaggio, Giovanni Storti esplorerà con stupore e ironia questo mondo affascinante mentre Stefano Mancuso ne svelerà i segreti stupefacenti. Lunga vita agli alberi non è solo un’esperienza teatrale: alternando comicità e momenti di riflessione, vuole sensibilizzare il pubblico sulla cruciale importanza del mondo vegetale per la vita sulla Terra, dimostrando come arte e scienza possano dialogare per generare consapevolezza e ispirare il cambiamento.
«L’errore più grosso è pensare alle piante solo come elementi di arredo e non come esseri viventi. Non essere consapevoli che la flora abita la Terra da milioni di anni e ha creato il mondo che noi viviamo», spiega Storti. «Non solo l’ha creato ma continua a rigenerarlo. Dobbiamo tutto alle piante»
In copertina : Mancuso-Storti (c) Agidi
