Un viaggio tra presente e futuro, con un brindisi che racconta resilienza e speranza: tra annate di ieri e di domani
Con l’avvicinarsi delle feste, ogni Natale trova il suo vino “icona”. Per la cantina-gioiello di Capalbio, quel vino è il Monteverro: un rosso che, indipendentemente dall’annata, rappresenta l’essenza del territorio, lo stile della cantina e un modo speciale di vivere le festività. È un vino che parla di identità e continuità, capace di portare in tavola la stessa intensità emotiva che accompagna ogni brindisi natalizio.
Tra le annate che rappresentano oggi un simbolo dei valori di Monteverro c’è la 2022. Non ancora sul mercato — sarà disponibile nell’autunno 2026 — ma già riconosciuta dall’enologo Matthieu Taunay come un emblema di resilienza e di capacità della vigna di trasformare la fatica in armonia. «Il 2022 non è stata un’annata facile», racconta Mathieu Taunay. «Abbiamo avuto una primavera e un’estate con piogge quasi assenti, il sole impietoso e giornate torride per mesi. Eppure, oggi Monteverro 2022 è per me l’esempio perfetto di cosa significhi resilienza: un vino capace di trasformare difficoltà in eleganza, tensione in equilibrio, fragilità in carattere».
Il percorso che ha portato a interpretare un’annata così difficile è frutto di oltre dieci anni di lavoro sul campo: sovescio meno competitivo, potatura in Guyot, scelte agronomiche più reattive. E soprattutto la decisione, nelle annate più estreme, di anticipare parte della vendemmia per preservare freschezza, equilibrio e una definizione aromatica moderna. «Il Monteverro 2022 ha guadagnato profondità e pulizia” aggiunge Taunay. È un assaggio di futuro, di come intendiamo affrontare un clima che cambia».
Guardare avanti significa anche riconoscere i vitigni che meglio interpretano questo nuovo contesto. Il Cabernet Franc, ad esempio, sta diventando un pilastro della costanza stilistica del Monteverro grazie alla sua capacità di mantenere freschezza aromatica e identità anche nelle annate più calde. «È la nostra bussola» spiega l’enologo. «Ci permette di dare continuità al blend e di preservare l’anima del Monteverro, qualunque sia la sfida dell’annata. Grazie a lui, anche nelle annate più calde — come il 2022 — riusciamo a dare profondità e armonia al nostro blend, senza snaturarne l’identità». E tra le righe, emerge già un pensiero proiettato al domani — a un «Monteverro 2030» che saprà ancora interpretare la natura, le sfide e il tempo.
Ma se il 2022 rappresenta il futuro, esiste un’annata che per Matthieu Taunay (in foto di copertina) è un ritorno alle radici, un vino del cuore: la 2012. «Il 2012 è stata un’esperienza formativa per tutta la cantina” ricorda. “Pochissima pioggia, vigne in sofferenza, poca crescita. È stata l’annata che ci ha insegnato a cambiare approccio, a scegliere sovesci più equilibrati, a passare al Guyot, a capire l’importanza di una raccolta anticipata quando la vigna è sotto stress.” Oggi, dopo anni di affinamento, il Monteverro 2012 si rivela sorprendentemente fresco, equilibrato, con tannini raffinati e una delicata fragilità che diventa eleganza. È un vino che racconta un percorso, e per questo Taunay lo considera perfetto da aprire proprio questo Natale.
Natale 2025: brindisi, regalo, gesto di condivisione
Nel periodo più intimo dell’anno, puntare sul Monteverro significa offrire qualcosa di più di un semplice vino: vuol dire celebrare la fatica, la pazienza, la speranza. «Per me — conclude Matthieu Taunay — il vino è un sigillo: su un anno che finisce, su un incontro, su una tavola. In un Natale fatto di luci, incontri e affetti, Monteverro non è solo un rosso d’autore: è un modo di intendere le feste, un dono che parla».
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