Come Veneri che nascono dalla terra e guardano al cielo, monumentali e ieratiche, le sculture di Bruno Lucchi sprigionano una forza primigenia fatta di silenzi enigmatici e di un’umanità antica che attende solo di essere svelata. Le sue creature “Tra terra e cielo” sono le protagoniste della mostra diffusa ideata per l’edizione 2023-24 del Festival della Cultura di Moriago organizzato dall’Associazione Moriago Racconta, che si aprirà domenica 19 novembre alle 11 sul sagrato della chiesa di San Leonardo. L’esposizione ospita 9 sculture di grandi e medie dimensioni (altezza massima 190 cm) imperniate sulla figura femminile e sulla coppia (uomo e donna) realizzate in bronzo, fatta eccezione per un gruppo scultoreo in terracotta.
«Sono opere dalle forme possenti e armoniose che parlano di contemplazione, di attese, di equilibri – spiega la curatrice della rassegna Lorena Gava, che presenterà l’evento –. Meritano una collocazione al centro del paese perché la bellezza è un bene prezioso che va condiviso».
Il nucleo più consistente di 6 sculture sarà posizionato sullo spazio verde davanti alla Chiesa di San Leonardo e in prossimità della strada, a contatto diretto con la terra, mentre il gruppo in terracotta, che rappresenta la “Sacra Famiglia”, data la fragilità del materiale, sarà collocato all’interno della Chiesa e in particolare nella cappella radiale, con il fonte battesimale, protetta da una cancellata. Le restanti sculture saranno accolte nei pressi della Casa del Musichiere, sede privilegiata del Festival.
IL PROTAGONISTA
L’artista trentino Bruno Lucchi, da tempo sulla scena nazionale e internazionale, è noto al pubblico per una vis espressiva essenziale e potente che unisce in perfetto equilibrio arcaismo e modernità. Le sue creature sembrano nascere dalla terra ed esprimere tutta la forza e insieme l’armonia insita in ogni creatura. “La scultura ha regole precise. È come l’architettura – ha spiegato l’artista in recenti interviste –, per stare in piedi, l’opera ha bisogno di un progetto ponderato: solide fondamenta, muri portanti resistenti, vuoti e pieni che diano armonia e nello stesso tempo personalità, stile proprio. Una volta terminata, l’opera, deve raggiungere livelli di bellezza tali da incantare, calamitare sguardi, provocare meraviglia. Chiede di essere contemplata, accarezzata. Amata. Sì, perché un’opera – quanto è tale – arricchisce le nostre vite”.
La superficie bronzea dei corpi presenta striature ondulate che fanno pensare alle marezzature del lago di Levico, luogo natale amatissimo di cui Lucchi rappresenta una sorta di genius loci (a Levico è ancora in corso fino a fine anno una sua personale, sempre a cielo aperto, nelle vie del centro storico).
«Le figure di Lucchi sono menhir contemporanei rivolti al silenzio, alla contemplazione, al sogno – osserva la curatrice Gava –. Le distinguono fierezza e fedeltà, sono depositarie di speranze e attese antiche che continuano nel presente. E in una sorta di virtuale empatia, a loro ci consegniamo i nostri desideri e i nostri sogni perché, come l’arte, sopravvivano nel tempo e nello spazio. Guardandole, toccandole, ci sentiamo più forti, confortati dalla maestosità delle forme che esprimono pienamente un inno alla volontà di essere e di resistere».
LO SGUARDO
Il lavoro sulla figura procede e accompagna in infinite varianti la produzione scultorea di Lucchi, che dà vita a figure femminili, coppie, androgini, ora “Custodi del tempo”, ora “Guardiani del silenzio”, mitici simboli di un’umanità che c’è: ad essi l’artista sembra affidare il compito di vegliare e proteggere i valori in cui crede. I corpi, dalle posture in equilibrio statico, sembrano erosi dal vento, dallo scorrere del tempo, accentuando la forza interiore che li innerva, mentre volto e busto, perfettamente levigati, rivelano un ruolo di misteriosa, attenta presenza. Sono opere che diventano spazio, tempo, pensiero. Come il gruppo di terracotta dedicato alla “Sacra Famiglia” collocato in chiesa, all’interno di una quinta scenografica costituita da fusti bianchi di betulla «che esaltano le pose delicate e affettuose in un incontro di anime e di affetti – aggiunge Gava –. La nota dominante è la dolcezza espressa nelle linee morbide dei panneggi, nello sguardo di Maria a Gesù, espressione incantevole di quella relazione unica e speciale tra madre e figlio».
BIOGRAFIA
Bruno Lucchi Nato a Levico Terme (Trento) nel 1951 dove tuttora vive e lavora, ha studiato all’Istituto d’Arte di Trento e perfezionato la sua formazione al Magistero delle Belle Arti di Urbino. Dal 1991 vanta al suo attivo più di 230 esposizioni personali e innumerevoli collettive, tutte realizzate nelle più importanti sedi pubbliche e private e in prestigiose gallerie d’arte italiane ed estere. Di lui si sono occupate tutte le principali testate critiche nazionali (Arte, Archivio, Arte In, Forum Artis, Images Art & Life, Tema Celeste). Nel mese di dicembre 2000 il mensile Arte Mondadori ha dedicato all’artista trentino un prezioso libro monografico.
Il documentario “Les Gardiens du Silence”2005 ripercorre tutta l’opera, le principali mostre personali e l’atelier di Lucchi. Prodotto dalla troupe parigina Astiko sia in lingua francese che italiana. Numerose anche le sue installazioni in 4 navi di Costa Crociera (“Tra memoria e visione” e “Dio Poseidone” 2004; “La piscina delle Nereidi” dal titolo “Eden”2010; “Tenerezza” 2012; “La piscina delle Perle” 2013).
TRA TERRA E CIELO
MOSTRA DIFFUSA DI SCULTURE ALL’APERTO
NEL CENTRO DI MORIAGO DELLA BATTAGLIA
dal 19 novembre 2023 al 21 gennaio 2024
Inaugurazione domenica 19 novembre alle ore 11
info: tel. 380 4610710 info@moriagoracconta.it