L’arte è fatta di “Mutamenti”, di forme curiose, inaspettate e misteriose che rimandano a mondi altri. Mani che plasmano emozioni, storie, pensieri, in una sorta di “trasformazione” materica dell’inafferrabile custodito dentro di noi. Un’azione in una costante tensione. Sono pezzi di memoria e spazi mentali che diventano arte. Gianna Albertin si nutre di “mutamenti”: complice anche il grande serbatoio interiore costruito dentro di sé nel corso della sua lunga esperienza come psicoterapeuta, l’artista, nelle sue opere, rinnova costantemente la sfida tra la materia e la forma. Ecco allora che “Mutamenti”, la mostra che si apre sabato 11 febbraio alle 18 alla Casa del Musichiere di Moriago della Battaglia, (fino al 26 febbraio) grande evento del Festival della Cultura guidato da Lorena Gava, rappresenta non soltanto un viaggio immaginifico nella vicenda umana, artistica e poetica della ceramista, ma anche una riflessione articolata dentro il grande alveo della ceramica contemporanea. La mostra sarà visitabile fino al 26 febbraio a ingresso libero (sabato dalle 16:00 alle 19:00, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle 12:00 e dalle ore 15:00 alle 19:00). Informazioni: tel. 0438 890834 info@moriagoracconta.it
L’ESPOSIZIONE
Nella mostra curata da Lorena Gava, Gianna Albertin propone gli esiti più recenti delle esplorazioni nell’ambito della scultura di piccole dimensioni in ceramica, una narrazione personale e libera che spazia dal pensiero alla materia in forme elaborate, in profili e figurazioni in apparente mutamento che toccano l’osservatore nel profondo.
«Siamo di fronte a ceramiche nutrite di segni grafici, pigmenti e inserti di materia argillosa – spiega la critica Gava, che presenterà l’artista all’inaugurazione – che rimandano, in taluni casi, a strutture primigenie, ancestrali. C’è un richiamo forte alla “madre terra”, a partire dalla stessa creta, lavorata, incisa, impressa e modellata, sulla scia di una prassi antica e rituale prevale il gusto della linea curva e sinuosa, delle sagome tondeggianti e avvolgenti. Non mancano quasi mai un foro o un’apertura, a celebrare una sorta di via di fuga, di possibilità di riscatto, di “ascesa” verso una dimensione astratta, liberata da ogni contingenza”.
LE OPERE
“Mutamenti” propone una serie di ceramiche tridimensionali e bidimensionali che sembrano oltrepassare la dimensione pittorica e scultorea: «Gli alberi, l’acqua, la testa d’animale, i tappeti realizzati da Gianna vogliono partecipare lo spazio frantumando l’identità della materia al limite tra vero e verosimile – aggiunge Nerella Barazzuol nelle sue note critiche –. Per giungere a questo l’artista fa della superficie la tabula esperienziale sulla quale radunare le trascorse competenze di segno e colore».
La materia sembra così inseguire stati d’animo che si trasformano in emozioni plastiche e sensazioni tattili che la forza del fuoco restituisce poi in volumi stabili, capaci di affascinare e interrogare lo sguardo dell’osservatore. I tappeti in particolare, «per la quantità degli interventi d’incisione, scrittura, impronta, pigmento – spiega Barazzuol – si propongono quale glossario generale della produzione dell’autrice».
Ecco allora che opere tridimensionali esibiscono superfici accidentate, mosse e variegate con trame in cui si alternano parti ruvide e lisce, parti rientranti e sporgenti. Le ceramiche bidimensionali evocano arazzi con motivi iconografici vagamente surreali, fantastici, attraversati da un leitmotiv ricorrente: un cerchio nero ripetuto, cadenzato e ritmato.
«Si tratta, forse, di impronte che non si cancellano o di nubi che accompagnano, inevitabilmente, il fluire dei giorni e dei sogni e più in generale della vita stessa – osserva Gava – . C’è una volontà superiore di tenere tutto unito perché nulla vada franto o perduto: gli spaghi possenti legano come in un libro, le sequenze interrotte e ricomposte di questi “tappeti volanti”, universi mobili e poetici densi di spessori, di pause e di vuoti. Agli arazzi “spiegati”, aperti in textures sapientemente aggettanti e mosaicate fa da contrappunto l’opera “Srotola”, in cui quasi niente ci è dato a vedere: il titolo contiene l’invito ad agire, a “srotolare”, appunto, una forma chiusa, recante nella propaggine esterna, strani alfabeti, simili a scritture cuneiformi arcane e intraducibili. In realtà ci è data “solamente” (si fa per dire) la facoltà di immaginare e quindi la risorsa più grande che possa scaturire da un’opera d’arte».
Alla fine il visitatore è invitato a leggere e interpretare il mondo della ceramica contemporanea per scoprire inaspettati orizzonti di senso. Inseguendo le tracce che Gianna Albertin propone nella mostra, sarà così possibile attraversare le “apparenze” per entrare in nuove “dimensioni”, magari ritrovano dentro di noi un mutamento, come sembra auspicare il titolo dell’esposizione.
NOTA BIOGRAFICA
Nata a Cavarzere (Ve) nel 1957 e residente a Tarzo (TV), Gianna Albertin frequenta la scuola libera del nudo all’Accademia di Venezia. Continua la sua formazione artistica a Padova nello studio del prof. Corazzina, e a Conegliano, con il maestro di incisione, Valentino De Nardo. Nel 1982 si laurea in Psicologia all’Università di Padova e prosegue la formazione in Psicoterapia a Milano. Risale ai primi anni Duemila, con il maestro Isidoro Dal Col, l’approdo alla ceramica quale medium espressivo capace trasformare in dimensione creativa l’esperienza lavorativa complessa e articolata di psicoterapeuta. Tante e diversificate le mostre collettive (da ricordare le esposizioni con il gruppo “Setteincreta”) e personali dominate da forme plastiche sempre nuove e originali.