Nativi digitali alle prese con la scrittura: una sfida complessa, ma forse molto meno di quanto immaginiamo. «I ragazzi oggi scrivono molto più di quanto scrivessi io alla loro età, visto che mi esercitavo solo nei temi. Oggi invece i giovani scrivono chat e messaggi di ogni tipo, oltre naturalmente ai temi scolastici …». E’ l’opinione di Antonio Ferrara, uno degli scrittori più amati dai giovani del nostro tempo, alla guida di una grande novità di Pordenonescrive Junior, la Scuola di scrittura creativa di Fondazione Pordenonelegge: si tratta di Young Master sul racconto, un percorso di tre lezioni focalizzate sulla scrittura breve, in programma dal 5 al 7 luglio per le ragazze e i ragazzi 12-16eenni delle classi 2^-3^della scuola secondaria di I grado e 1^-2^ della scuola secondaria di II grado. Antonio Ferrara, insieme alla autrice Marianna Cappelli, partirà il 5 luglio con un focus sulle regole del racconto, il 6 luglio si proseguirà con Lorenza Stroppa intorno alla costruzione del racconto: ambientazione, personaggi, arco temporale.E giovedì 7 luglio con Enrico Galiano (in foto di copertina) si esploreranno gli “effetti speciali”: incipit fulminante e finale memorabile, fiction e realtà, qualche trucco del mestiere. Gli incontri si svolgeranno nella sala Ellero di Palazzo Badini dalle 15 alle 17.30, info e iscrizioni sul sito www.pordenonelegge.it / fondazione@pordenonelegge.it (tel. 0434.157310).
«Credo che questa generazione sia quella che nella storia ha scritto più di tutti – racconta Enrico Galiano – perché oggi scriviamo sempre, tutti i giorni: la scrittura è diventata parte della nostra vita come non lo era mai stata prima e sono convinto che la sfida di questo Young Master sarà accolta con grande gioia, e che soprattutto porterà appassionanti risultati». «Per i ragazzi – aggiunge Lorenza Stroppa – scrivere può essere talvolta una fatica, un’imposizione. Ma di scrittura sono fatte anche le storie alla base delle serie tv, dei manga, dei video di cui si nutrono. Scrivere è un’occasione per raccontarsi, la sfida è spiegare come tutto, è scrittura». Young Master arriva dopo un biennio pandemico che ha messo a dura prova i giovani e la loro libertà di vivere il proprio tempo. «Ma dopo la pandemia – osserva Antonio Ferrara – è aumentata la quantità di libri venduti e letti, e i laboratori di scrittura e lettura ad alta voce che abbiamo tenuto a distanza si sono rivelati suggestivi al di là di ogni nostra previsione. Hanno consentito scambi di “emozioni scritte” tra ragazzi di regioni diverse, che altrimenti non si sarebbero mai incontrati». «Va detto – annota Enrico Galiano – che la scrittura è probabilmente uno degli strumenti più efficaci per trasformare le nostre emozioni in parole, per renderle visibili e per far sì che non ti facciano più paura. Durante questi anni di pandemia la struttura è stata per molti ragazzi un rifugio, lo strumento per incontrare la parte più profonda di sé e renderla meno spaventosa». «Perché la scrittura è anche cura – aggiunge Lorenza Stroppa – e aiuta a mettere ordine nei propri pensieri, diventa espressione di sé. Serve ad addolcire la vita, o a capirsi di più. Per questo motivo la scrittura autobiografica è diventata uno strumento utilizzato anche dagli psicologi». Giovani scrittori in nuce, quindi: a partire dalle letture di ciascuno. «Attraverso le parole di altri autori – spiega Galiano – posso conoscere meglio i pensieri degli altri, andare ad incontrarli in modo empatico, acquisisco dei muscoli che mi permettono di correre più agilmente la gara, quando si tratta di scrivere sulla mia pagina, sul mio campo da gioco». «Per scrivere bisogna leggere, è un principio fondamentale – ribadisce Lorenza Stroppa – Ma i percorsi di lettura possono essere particolari, personali, accidentati e burrascosi. Come quelli che portano alla scrittura. Non ci sono generi serie B o letture bandite, ogni libro, ogni storia, può dare qualcosa». C’è poi un valore aggiunto, quello della lettura espressiva ad alta voce: «la pratichiamo spesso, nei laboratori di scrittura intesa come educazione sentimentale, che conduco insieme a mia moglie Marianna Cappelli – racconta Antonio Ferrara – In questo modo si aiutano i giovani lettori ad evocare le immagini nascoste dietro alle parole. Evocare in senso etimologico: tirare fuori dal buio e mostrare alla luce».