In questa settimana 15 possiamo comprendere meglio come bene e male operino dentro e fuori di noi ma ciò sarà possibile nella misura in cui si voglia davvero essere sinceri con sé stessi.
Provare a “sentirsi interiormente” è la sola via per riconoscere i principi divisori riposti in ognuno di noi, nessuno escluso. Ebbene si, la divisione tra bene e male esiste ed è necessario provare Amore per questa dualità presente nel Creato.
Non posso affermare che la divisione sia uno stato dell’Essere, perché l’Essere è infinito ed unitario, ma senza ombra di dubbio essa è la sua più funzionale esperienza evolutiva. La divisione fra bene e male è un processo inevitabile in cui siamo caduti fin dalla nostra separazione da Dio, un’esperienza che ebbe inizio quando furono creati i Numeri stessi.
Per i Pitagorici i Numeri iniziarono ufficialmente proprio con la divisione, rappresentata dalla linea e dal Numero 2, la prima entità numerica grazie alla quale fu possibile contare, riconoscere e dare un ritmo a quanto creato da Dio.
Nella settimana 15, l’esperienza della dualità si fa più densa e viva, attraverso la personalità ed i suoi filtri interpretativi. È una settimana guaritrice che accresce l’opportunità di sondare noi stessi nel profondo, là dove la luce non è ancora giunta, in quei luoghi intimi che per paura non vogliamo esplorare ma che ora possono emergere in superficie con un’ insolita fluidità…merito del lavoro del 13 e del 14 che l’hanno preceduto (legate all’acqua)! Ora tutto è più disciolto e, in questo minestrone interiore, possiamo osservare molti ingredienti separati fra loro che potremmo ora ricomporre in modo nuovo e più saggio, se vorremmo.
Alcune persone questa settimana si sentiranno strane, diverse dal solito, addirittura in colpa perché “non-in-se’-pienamente”, magari lontane dalla purezza interiore che credevano certa nelle proprie vite, dalle attitudini spirituali abitualmente coltivate o dalla bontà di cuore con la quale si erano identificate. Maggiore sia stato fin ora il rifiuto verso la propria ombra, il male, quello che nei testi antichi ebraici viene definito “non-ancora-luce”, maggiore sarà l’illusoria sensazione di essere angeli caduti.
Ciò non significherà l’aver perso alcuni valori e tendenze comportamentali ma, semplicemente, avere l’occasione di riconnettersi a quanto fin prima separato dalla mente cosciente, per paura di affrontare la propria parte imperfetta, disdicevole, cattiva, giudicabile, in altre parole, quella parte animale demonizzata da secoli e secoli di religione. Anziché sentirsi santi precipitati nelle tentazioni infernali, nel peccato e nella colpa, oppure ritrovarsi ad incolpare qualcuno o qualcosa di averci manipolati ad essere, fare o sentire ciò che non ci appartiene, impariamo a guardarci con obiettività e…facciamolo con gratitudine!
Il male in noi non va né giustificato, né represso, né ignorato! Va amato! Sì, va amato e con questo non sto dicendo di assecondarlo perché positivo da dover sfogare. Amare ogni parte di noi ci connette ad una forza che ci trascende e ci riunifica al tempo stesso, intonando ogni nostra polarità su di un’ottava maggiore, riportando ogni elemento di opposizione in armonia.
L’ Amore è l’unica forza unitaria in grado di fondere ciò che prima avevamo separato in noi e da noi, dandoci la libertà di essere chi siamo. Sappiamo bene come ogni tabù e divieto nella psicologia umana possano stimolare l’improvvisa ed esagerata esperienza di quanto fin prima trattenuto. Questo vuol dire che soltanto il poter fluire liberi nell’esperienza di sé stessi e della vita permetta ad ogni intento, pensiero ed azione di prendere delle direzioni diverse da quelle originarie. È un principio utopistico di anarchia. Se lasciata fluire con amore e responsabilità, l’esperienza umana della libertà porterebbe ad avere una società in grado di autoregolarsi ed autogestirsi nel migliore dei modi.
Ma se esiste, fin nelle dimensioni più alte, un principio gerarchico che regola le cose, è proprio perché esiste la divisione come esperienza divina. Ma possiamo, intanto, diventare un po’ anarchici dentro noi stessi. È un primo passo. Metterci alla prova nel vedere quanto sappiamo sentirci davvero dentro e guardarci con libertà anche nei lati più bui, per poterli trasformare in luce con responsabilità ed Amore. Il 15 ci parla di Amore per la vita, di intensità, di passione, di erotismo.
L’Eros è la capacità di entrare in relazione con l’esistenza in modo pieno, senza paura, per fondersi con ciò che l’anima desidera fare come esperienza qui, per avere un assaggio del suo tanto atteso ritorno all’Uno. È questa forza che ci fa innamorare, che ci spinge a poterci sentire una cosa sola con qualcuno o qualcosa. L’erotismo è, però, un’esperienza animica, che non ha a che fare soltanto con la coppia o col sesso. Eros è anche la forza che ci porta all’unione con un paesaggio, con l’arte, con un buon cibo, la lettura di un libro, un pezzo musicale, una persona amica con cui vogliamo entrare in comunicazione profonda… è anche l’energia che dobbiamo e possiamo rivolgere a noi stessi! È il romanticismo del cuore ma è anche lo scalpitare delle viscere… è la spinta che ci trasporta verso ciò che vogliamo integrare in noi. Dio richiede Eros per fare esperienza di sé stesso, così come noi di chi siamo, ed il 15 può aiutarci in questo, portandoci ad nuovo livello di Amore (6), ma attraverso la libertà (5) di chi ha il coraggio di lasciarsi trasportare nel buio.
Il 15 è un Numero che ci spinge e spinge la nostra energia vitale, ciò che abbiamo dentro e ciò che possiamo fare fuori… e spinge con forza! Sta a noi decidere cosa fare del dono di questa spinta: lasciarci attraversare oppure rifiutare ciò che questa energia trasporta. Il 15 sa spremerci come si fa con gli ultimi millilitri di un dentifricio…. grandi risorse possono, così, venir portate fuori per conoscersi, amarsi e fare esperienza dell’Unità, di nuovo, ancora una volta.
Buona settimana!