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OPERA IN VILLA – 13 Luglio 2025 a Villa di Maser: I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella e i cantanti della Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna

DiRedazione

Lug 9, 2025

OPERA IN VILLA

13 Luglio 2025 – 20:30 | Maser – Villa di Maser

I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella
con la partecipazione dei cantanti della
Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna

Silvia PORCELLINI, soprano
Giulio IERMINI, baritono

regia di
ALDO TARABELLA

costumi del
Teatro Comunale di Bologna

trascrizione e revisione di
Carlo Steno Rossi

Domenica 13 luglio a Villa di Maser (e martedì 15 luglio a Villa dei Vescovi di Luvigliano di Torreglia, Padova), si riscopre un lato meno noto del grande Scarlatti, nel 300° anniversario della sua morte. Padre riconosciuto dell’opera napoletana e figura centrale del barocco musicale italiano. I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella celebrano il genio del compositore con un programma originale, curioso e tutto da scoprire. Il progetto “Opera in Villa” porta in scena due intermezzi buffi raramente eseguiti, in una cornice scenografica che restituisce al pubblico l’autenticità e l’intimità del teatro da camera settecentesco. Protagonisti dell’evento saranno “Serpollo e Serpilla” (dall’opera Il pastor di Corinto) e “Servilia e Flacco” (da La caduta de’ Decemviri), due brillanti esempi di teatro musicale “minore” che svelano la vena ironica e sorprendentemente moderna di Alessandro Scarlatti. Sul podio, con il maestro Giuliano Carella e I Solisti Veneti avremo i giovani interpreti della Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna. In scena il soprano Silvia Porcellini, il baritono Giulio Iermini, gli attori Vanda Bovo e Leonardo Rigato con la vivace regia di Aldo Tarabella e i costumi del Teatro Comunale di Bologna.

Quella che vivrà lo spettatore è un’atmosfera da teatro barocco. Le sedi scelte per l’esecuzione – Villa di Maser (capolavoro di Palladio affrescato da Paolo Veronese) e Villa dei Vescovi (residenza rinascimentale tra i colli Euganei) – non sono semplici location, ma veri e propri “strumenti scenici”.

Qui il confine tra palcoscenico e pubblico si dissolve, restituendo la dimensione conviviale e immersiva del teatro del Settecento, quando gli intermezzi si eseguivano in ambienti aristocratici, tra musicisti e spettatori seduti fianco a fianco.

Come scrisse il librettista Francesco Pariati nel 1713, “la risata è la più nobile delle distrazioni”: con questo spirito nascono gli intermezzi, piccole perle teatrali concepite per alleggerire le atmosfere solenni delle opere serie. Ma nel tempo, questi siparietti comici –popolati da servi furbi, dame capricciose, equivoci amorosi e travestimenti– assunsero un’importanza tutta loro, divenendo il laboratorio da cui sarebbe nata l’opera buffa. Lungi dal proporre le sue celebri composizioni sacre o le grandi opere serie, I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella scelgono di indagare una parte meno nota ma affascinante della sua produzione: le scene buffe, vere e proprie gemme teatrali.

Il primo intermezzo in programma, Serpollo e Serpilla, tratto dall’opera pastorale Il pastor di Corinto, ci catapulta in un universo vivace e caricaturale, in cui due personaggi di corte – l’uno goffamente innamorato, l’altra scaltra e civetta – si rincorrono in una spirale di fraintendimenti, travestimenti e ironie.

La scrittura musicale è leggera e mobile, ma non priva di raffinatezze: Scarlatti gioca con gli affetti e con i registri vocali, costruendo arie piene di spirito e duetti dal gusto teatrale impagabile. Nonostante il tono farsesco, vi si intuisce la perizia del compositore che riesce a creare empatia per personaggi volutamente esagerati, quasi caricature, ma intrisi di autentica vitalità.

A seguire, Servilia e Flacco, intermezzo estratto dall’opera storica La caduta de’ Decemviri, ci mostra un altro lato della comicità scarlattiana: qui il contesto prende di mira la seriosità delle tragedie romane tanto in voga all’epoca. I protagonisti, invece di eroi e martiri, sono figure più umane e contraddittorie: Servilia, giovane pastorella e donna di spirito, e Flacco, un capraio attempato, impacciato e vanitoso, danno vita a un serrato botta e risposta fatto di equivoci linguistici, ammiccamenti e capovolgimenti di ruolo. Musicalmente, è interessante notare come Scarlatti utilizzi forme brevi e incisive in cui gli strumenti dialogano in modo quasi teatrale con le voci.

Entrambi gli intermezzi sono stati trascritti e rivisti da Carlo Steno Rossi, in un lavoro di riscoperta filologica ma anche di restituzione espressiva, con l’obiettivo di rendere queste opere fruibili e godibili dal pubblico contemporaneo senza snaturarne la forza originale. Questi due atti unici raccontano molto del gusto settecentesco per la leggerezza come forma d’intelligenza e sono testimoni di un’epoca in cui la musica era tanto intrattenimento quanto riflessione, in cui persino il riso era una forma di arte colta. In questa chiave va letta anche la scelta registica di Aldo Tarabella che ha voluto puntare su una messinscena essenziale ma piena di energia, restituendo allo spettatore la sensazione di trovarsi in un salotto barocco, tra battute fulminanti, costumi ricchi e una comicità che, a distanza di tre secoli, suona ancora sorprendentemente attuale.

A dare voce a questi personaggi, le voci giovani e brillanti di Silvia Porcellini (soprano) e Giulio Iermini (baritono), provenienti dalla prestigiosa Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna, capaci di unire precisione vocale e vivacità attoriale sotto la direzione esperta di Giuliano Carella, tra i più apprezzati direttori d’opera italiani al mondo.

Il risultato è un doppio ritratto di uno Scarlatti inedito: non solo il maestro del contrappunto e della grande oratoria sacra, ma anche l’uomo che seppe far ridere l’Europa con classe, misura e straordinaria sensibilità teatrale.

Durante le prove, il regista Aldo Tarabella ha descritto Serpollo e Serpilla come “gli antenati napoletani di Arlecchino e Colombina”: un gioco di specchi tra barocco e commedia dell’arte. Lo spettacolo alterna gag sceniche e raffinatezze vocali, in un ritmo serrato che conquista anche il pubblico meno esperto. E per chi si chiede se la musica barocca possa ancora far ridere… basti pensare che Mozart stesso, da giovane, studiò questi intermezzi e ne trasse ispirazione per i suoi personaggi più amati. La recita di Villa dei Vescovi si svolge grazie al contributo della Fondazione Cariparo e segna l’apertura del sesto Festival “I Solisti Veneti per il FAI” che porterà l’Orchestra ad esibirsi nei più importanti Beni del “Fondo per l’Ambiente Italiano” – nel 50.mo della fondazione – di Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino.  

INFO E PRENOTAZIONI

Info: www.solistiveneti.it

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