Il libro del mito musicale carnico
Il musicologo Alessio Screm scrive la storia del Trio Pakai
nell’anno cinquantenario della loro fondazione
(fondato il 2 luglio del 1972, quest’anno si chiude l’anno celebrativo)
Domenica 19 febbraio la presentazione a Paluzza
«Si chiamavano Trio Pakai, ma erano in quattro, come i tre moschettieri», scrive il mensile “Azzurro, orizzonte italo-sudafricano” nel numero dell’11 novembre del 1984. È l’ensemble più rappresentativo della musica popolare friulana dagli anni Settanta ai Novanta, il primo gruppo emblema di un folk revival che sarà modello per tutti gli altri a venire. La celebre formazione carnica è ora l’oggetto di un libro, il primo, completo sul suo conto, promosso dall’ Associazione Giovins Cjanterins di Cleulas e scritto nell’anno che chiude il cinquantesimo della loro fondazione. S’intitola “Pakai. Il trio che si è fatto in quattro. Storia e aneddoti del mito musicale carnico”, edito da Nota di Valter Colle e scritto dal musicologo e ricercatore, carnico doc, Alessio Screm.
Verrà presentato domenica 19 febbraio alle ore 16.30 nella Sala San Giacomo a Paluzza, alla presenza dell’autore, dei fondatori viventi del gruppo e di vari ospiti moderati da Angela Cortolezzis. Non mancherà certamente la musica e quel contagioso spirito d’allegria che ha caratterizzato il loro estro umano ed artistico.
Sono loro il Trio: Amato Matiz “Pakai” alla fisarmonica, Genesio Puntel al contrabbasso, Paolo Morocutti alla chitarra e Stefano Paletti alla voce, il quarto dei tre moschettieri entrato nel gruppo nel 1976.
Hanno fatto ballare e sognare centinaia, migliaia di friulani in Friuli e nel mondo. Sono stati leader nelle sagre, nelle feste, nei festival e nei raduni dei fogolârs, stregando tutti con la loro musica, le loro gag, la simpatia. Non si contano i concerti e le apparizioni in tutta la regione, in diverse parti d’Italia, d’Europa, Canada, Stati Uniti e Sudafrica. Il libro racconta la loro storia per filo e per segno, senza mancare di quell’humor che contraddistingue lo spirito della formazione.
«È stato un gran divertimento scriverlo», racconta l’autore Alessio Screm. «La storia e gli aneddoti dei quattro musicanti della Carnia, mattacchioni capaci di far ballare anche gli zoppi, è senza precedenti. Credo di appartenere a quell’ultima generazione di carnici cresciuti a pane, acqua, vino e Pakai, e ancora oggi molti giovani eternano il loro mito suonando la loro musica, me compreso: “Valzer popolare”, “Fieste”, “Cence pinsîrs”, “Valzer di Pakai”, “Fantastico Gaithal”…potrei andare avanti a lungo perché la loro produzione conta 45 pezzi che sono intramontabili».
Per scriverlo Screm ha raccolto testimonianze dirette ed indirette a mezzo di interviste e corrispondenze, fotografie, lettere, memorie, diplomi, riconoscimenti, attestati, pubblicazioni, tra cui il prezioso testo di Celestino Vezzi “Amato Matiz Pakai – un om e la sô armoniche”. Inoltre ha passato in rassegna tutta la loro produzione discografica in vinili da 45 e 33 giri, audiocassette e cd, oltre ad aver fatto spoglio della stampa dell’epoca, regionale ed internazionale. «Questo perché il Trio Pakai si è esibito toccando diversi continenti, i primi del folk in regione ad intraprendere tournée oltreoceano. La stampa, con diverse uscite a cura dei Fogolârs Furlans e dell’Ente Friuli nel mondo, annunciava la loro presenza con entusiasmo. Inoltre, per scrivere il libro, è stato fondamentale il contatto diretto con Paolo Morocutti e Stefano Paletti, protagonisti e testimoni diretti ancora molto attivi, salutati Amato e Genesio, il primo scomparso nel ’85 ed il secondo nel 2016».
Composto da 33 capitoli dove viene ripercorsa con criterio e metodo la loro storia, oltre a diversi aneddoti e spassosi episodi, focus su tutta la loro produzione discografica e numerose fotografie, il libro si chiude con testimonianze di amici e cultori: Claudio Calandra, Dario Zampa, Massimo De Franceschi, Gli Amici della Fisarmonica del FVG, Denis Biasin, Sdrindule e Gigi Maieron. Tutte le informazioni e per altre richieste di presentazioni: www.nota.it.