Il Cellina Meduna ha appaltato le opere tra Casarsa e San Vito
L’iter autorizzativo ha comportato due anni di lavori
Al via la manutenzione della roggia Mussa, tra Casarsa della Delizia e San Vito al Tagliamento: dopo un complesso iter progettuale che ha comportato due anni di lavoro e l’ottenimento di svariate autorizzazioni da parte degli organi superiori, il consorzio di bonifica Cellina Meduna ha potuto consegnare i lavori alla ditta appaltatrice. L’ente irriguo agisce con delega della Regione, competente per legge sui corsi d’acqua di classe due come quello in questione. Tanto che gli stessi fondi per il completamento del cantiere partono proprio da Trieste: il finanziamento pari a 200 mila euro è stato infatti concesso dal Servizio Difesa del Suolo della regione. L’intervento si concluderà entro la primavera e verrà materialmente eseguito dalla Agrotecnica Sclabas di Cordovado. Grande la soddisfazione al Cellina Meduna per questo corposo dossier che va finalmente in archivio, polemiche comprese. Dal 2023 è in corso un braccio di ferro sulla pulizia della roggia dopo che il Comune di Casarsa ha emesso un’ordinanza sindacale per imporre al consorzio una manutenzione immediata e non in linea con i regolamenti e la normativa di riferimento. “Non potevamo agire senza aver prima coinvolto la Regione e recepito le prescrizioni di legge da parte delle singole Direzioni – hanno commentato al proposito il presidente e il direttore generale del Cbcm, rispettivamente Valter Colussi e Massimiliano Zanet -. Il consiglio comunale e il sindaco ne erano informati fin dall’aprile del 2023 quando eravamo stati chiari anticipando che servivano almeno due anni di tempo per la progettazione e le autorizzazioni. La tutela dell’ambiente e della biodiversità sono ritenuti addirittura prioritari rispetto all’aspetto idraulico. Poi bisognava affrontare la vicenda, anche questa estremamente tecnica e impegnativa, delle tante recinzioni e cancelli realizzati nel tempo lungo la roggia Mussa ma non rispettosi delle distanze obbligatorie. A fronte di questa totale mancanza di collaborazione da parte dell’ente locale, i nostri uffici hanno preferito lavorare in silenzio fino alla risoluzione del problema”. Rimane ancora aperta la questione del ricorso del consorzio contro l’ordinanza sindacale, atto dovuto per l’ente irriguo che dopo il pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale e di quello Superiore delle acque pubbliche aspetta ora la sentenza delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione.
