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Presentazione degli scavi archeologici in concessione MiC presso la Grotta Tina Jama (Sgonico/Zgonic)

DiRedazione

Ott 24, 2024

GROTTA TINA JAMA – SGONICO/ZGONIK

NUOVA LUCE SULLA PREISTORIA DELL’ALTO ADRIATICO

RARO PUGNALE DI 4000 ANNI FA RITROVATO

NEL CARSO TRIESTINO

Le ricerche italo slovene condotte dall’Università Ca’ Foscari Venezia in collaborazione con l’Institute of Archaeolgy, Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts , svolte in concessione di scavo del Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, hanno permesso l’indagine del deposito archeologico della Grotta Tina Jama fino a livelli dell’età del Rame.

Ritrovati manufatti ceramici, punte di frecce e altri materiali in selce, asce di pietra e ornamenti in conchiglia

Sabato 26 ottobre verranno effettuate visite guidate gratuite al sito e attività di archeologia sperimentale per bambini e adulti

TRIESTE – Mercoledì 23 ottobre, presso Palazzo Economo, sede della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, sono stati presentati alla stampa i risultati delle ricerche condotte nella Grotta Tina Jama di Sgonico/Zgonik dall’Università Ca’ Foscari Venezia, svolte in concessione di scavo per il Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con l’Institute of Archaeolgy, Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts , il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam e l’Università di Siena.

Le nuove indagini hanno permesso di ricostruire con metodologie di scavo moderne, la storia delle regioni dell’Adriatico nord-orientale in un lungo arco cronologico compreso tra circa 9000 e 4000 anni fa.

Per presentare lo stato della ricerca sono intervenuti Monica Hrovatin, Sindaca di Sgonico, Andrea Pessina, Segretario regionale del MiC per il FVG, Roberto Micheli, Funzionario per la Soprintendenza ABAP FVG, Federico Bernardini, professore di Metodologia della ricerca archeologica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia ed Elena Leghissa, dell’Institute of Archaeolgy, Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts.

“Lo scavo presso la grotta Tina Jama, condotto da un team italo-sloveno, mira a chiarire diversi aspetti della preistoria recente delle regioni adriatiche nord-orientali, adottando un approccio moderno e rigoroso. Al contempo, offre un’importante esperienza formativa per studenti italiani e internazionali” ha affermato il direttore dello scavo Federico Bernardini.

“Gli scavi presso la grotta Tina Jama hanno rivelato strati dell’età del Bronzo e del Rame finale, risalenti alla seconda metà del III millennio a.C., cruciali per comprendere le trasformazioni tecnologiche, culturali e sociali dell’Europa di quel periodo. Il proseguimento degli scavi approfondirà le relazioni tra le diverse facies culturali del III millennio a.C. nell’area del Caput Adriae” ha aggiunto Elena Leghissa.

Secondo Federico Bernaridini ed Elena Leghissa “Il ritrovamento di un raro pugnale in rame, risalente alla seconda metà del III millennio a.C., è un evento eccezionale che solleva interrogativi sull’uso della grotta, dato che manufatti così preziosi sono generalmente rinvenuti in contesti sepolcrali”.

I risultati degli scavi E IL PUGNALE IN RAME

Non lontano dalla cima del monte Lanaro/Volnik, nella grotta Tina Jama, nel Comune di Sgonico – Zgonik, nel Carso triestino, le ricerche italo-slovene in corso stanno permettendo di ricostruire con metodologie di scavo moderne la storia delle regioni dell’Adriatico nord-orientale in un lungo arco cronologico compreso tra circa 9000 e 4000 anni fa.

Sta infatti per concludersi la seconda campagna di scavi, condotta su concessione ministeriale sotto la direzione del dott. Federico Bernardini del Venice Centre for Digital and Public Humanities e del Centro Studi Archeologia Venezia dell’Università Ca’ Foscari Venezia, in collaborazione con l’Institute of Archaeolgy, Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts, il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam, l’Università di Siena e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia.

Le ricerche sono state realizzate anche grazie alla collaborazione con i proprietari del terreno Marino Pernarcich e Paola Zivec, nonché le aziende agricole Marucelli Omar e Milič Zagrski, che con il loro entusiastico supporto e il fondamentale sostegno logistico hanno reso possibile l’attività di ricerca sul campo.

Gli scavi, che segnano una ripresa delle indagini archeologiche nelle grotte del Carso dopo alcuni decenni di inattività, hanno permesso di raggiungere livelli attribuibili all’età del Rame nei quali è stato rinvenuto un raro pugnale in rame risalente a più di 4000 anni fa, oltre ad abbondanti resti ceramici e manufatti in pietra.

È stata scoperta inoltre una struttura in lastre e blocchi di pietra che chiudeva l’ingresso della grotta in un periodo probabilmente compreso circa tra il 2000 e il 1500 a.C., la cui funzione è ancora misteriosa ma forse connessa a scopi funerari, come potrebbero far pensare alcuni frammenti di crani umani in parte ad essa associati. Tuttavia la struttura potrebbe essere stata creata anche per riparare l’interno della grotta dai venti di bora.

Prima della creazione di questa struttura, i materiali ceramici raccolti e la presenza di un focolare suggeriscono che la cavità venne frequentata da gruppi la cui cultura materiale suggerisce stretti contatti con l’area dalmata nella seconda metà del III millennio a.C. (cultura di Cetina). Il pugnale in rame proviene da questi livelli; esso presenta una lunghezza di poco meno di 10 cm e una forma a foglia con codolo. Simili reperti non trovano confronti puntuali in Italia mentre il manufatto della Tina Jama può essere confrontato con simili reperti provenienti da un famoso sito palafitticolo nei pressi di Ljubljana in Slovenia, le palafitte di Dežman/Deschmann.

Materiali portati in superficie da animali, tra cui punte di freccia in selce, lunghe lame dello stesso materiale prodotte a pressione, un manufatto in ossidiana (vetro vulcanico importato dal sud Italia o dal centro Europa), asce in pietra levigata, altri manufatti litici e ceramici e ornamenti in conchiglia dimostrano che la grotta è stata frequentata per millenni e fanno ben sperare per le future campagne di scavo.

Sabato 26 ottobre l’Open Day: VISITE GUIDATE E ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE

Durante la conferenza stampa è stato anche presentato il programma dell’Open Day organizzato per il prossimo sabato 26 ottobre.

Per condividere con la cittadinanza e far conoscere l’importanza dei rinvenimenti, sono state organizzate due visite guidate gratuite agli scavi. Sabato 26 ottobre 2024 gli archeologi responsabili dei lavori condurranno i visitatori all’esplorazione del sito.

Orario e luogo di ritrovo: 10.00 e 14.00 parcheggio alla base del sentiero numero 5A per il Lanaro, collocato circa 300 m a nord dell’agriturismo Milič Zagrski (https://www.miliczagrski.com/ ).

La risalita alla grotta richiede circa mezz’ora di cammino per persone allenate. Si consigliano abbigliamento e calzature adeguate.

Prenotazione obbligatoria: È previsto un numero massimo di 30 persone per visita guidata. Per prenotare scrivere a: federico.bernardini@unive.it

Nella stessa giornata del 26 ottobre 2024 presso l’agriturismo Milič Zagrski (https://www.miliczagrski.com/) presso Sagrado/Zagradec si svolgeranno attività di archeologia sperimentale, come la scheggiatura della selce, l’accensione del fuoco e la lavorazione dell’osso.

Età consigliata: dai 6 anni in su. Laboratorio a cura di Marco del Piccolo e Marco Rodriguez.

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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