L’Osservatorio Civico contro le illegalità del Friuli Venezia Giulia da diverso tempo si interessa delle problematiche ambientali della Regione, denunciando oltre 30 anni di abusi amministrativi e ambientali in Provincia di Udine: una lotta tra ostacoli, isolamento e intimidazioni, un’illegalità diffusa, ignorata e/o sottovalutata con la conseguenza di lasciare del territorio inquinato in eredità alle nuove e future generazioni.
Con questa ricerca, dopo quella presentata il 10 aprile 2023 sui 279 siti inquinati nella Regione Friuli Venezia Giulia, l’Osservatorio presenta un nuovo quadro delle situazioni critiche, frutto del lavoro e impegno di alcuni volontari nostri simpatizzanti, che hanno dato una rappresentazione visiva ai numeri pubblicati nella sezione “open data” del sito della Regione FVG.
La Mappa [1] dell’inquinamento da PCE [2] nelle acque sotterranee della regione FVG è stata creata a partire dai dati disponibili nel portale della Regione FVG; questi sono pubblicamente utilizzabili, in quanto rilasciati con licenza IODL [3]; l’ultimo aggiornamento risale al settembre 2022.
Cliccando sui cerchi della mappa si accede ad ulteriori dati, tra cui la data di campionamento, la serie storica ed il codice regionale del punto, a sua volta cliccabile per aprire una vista aerea della zona; la grandezza dei cerchi è proporzionale al valore di tale concentrazione espressa in microgrammi per litro; le maggiori concentrazioni si trovano ad Aviano, Fontanafredda, Porcia ed in quantitativi minori nella zona a sud di Udine dove persiste una situazione di inquinamento dagli anni 1980 !!
Aviano: campione nel punto IT06M0045, eseguito nel mese di luglio 2021 alla profondità di 136 metri, 145 µg/
Porcia: campione nel punto IT06M0047, eseguito nel mese di agosto 2009 alla profondità di 43 metri, 10,3 µg/
Per i rischi per la salute di questo inquinante, si riporta sotto una breve relazione del dott. Mario Canciani, allergo-pneumologo, presidente dell’associazione ISDE-Medici per l’ambiente FVG in alcune zone del Friuli ci sono numerosi siti inquinati da 20/30 anni (cromo esavalente, clorurati cancerogeni, metalli pesanti, IPA, idrocarburi pesanti, PCB, tetracloroetilene e… molto altro !!!) che attendono progetti di monitoraggio delle falde sottostanti e conseguenti bonifiche a tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
[1] https://datawrapper.dwcdn.net/4xkrf/8/
[3] http://www.dati.gov.it/iodl/2.0/
Fonte: referente Osservatorio Civico contro le illegalità del Friuli V.G.
———————————————————————————————–
Breve relazione del dott. Mario Canciani, allergo-pneumologo, presidente dell’associazione ISDE-Medici per l’ambiente FVG:
Il tetracloetilene è un solvente organico clorurato che appare sotto forma di un liquido con odore di etere, incolore, volatile e praticamente ininfiammabile, resistente all’azione della luce solare diffusa, all’aria e all’umidità. Il tetracoloroetilene viene, pertanto, utilizzato come solvente nelle lavanderie a secco, ma anche nell’industria chimica e farmaceutica, nonché per lo sgrassaggio dei metalli e per uso domestico.
L’alto peso specifico e la bassa viscosità gli consentono di penetrare nel sottosuolo e inquinare le falde freatiche e può ritrovarsi nell’acqua, negli organismi acquatici, nell’aria e nei tessuti umani. Tra gli alimenti si trova principalmente nei frutti di mare, nel burro e negli alimenti ricchi di grasso. Nell’organismo umano si deposita principalmente nel tessuto adiposo, nel fegato, rene e nel sistema nervoso centrale. Alte concentrazioni creano problemi al sistema nervoso, mentre quelle più basse a fegato e reni. Un suo derivato, il tricloroetilene, noto come trielina, viene usato correntemente nelle famiglie come sgrassante.
L’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il tetracloroetilene nel gruppo 2A (probabile cancerogeno per l’uomo) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne ha stabilito un valore guida di 40µg/l. La Direttiva 1999/45/CE lo definisce tossico per l’ambiente e “sostanza preoccupante per l’uomo in virtù degli effetti cancerogeni possibili”.
La legge italiana considera “pericolosi” i rifiuti contenenti tetracloroetilene e ne vieta lo smaltimento nelle fognature. Il D.Lvo 31/2001e s.m.i hanno fissato un valore di parametro di 10 µg/L, espresso come somma delle concentrazioni di tri- e tetracloroetilene.