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PROGETTO DI LEGGE NAZIONALE N. 3 : Il discorso del Capogruppo di Lega Fvg Antonio Calligaris

DiRedazione

Mar 18, 2025

Il discorso del Capogruppo di Lega Fvg Antonio Calligaris sul Progetto di Legge Nazionale n°3

“ Norme urgenti per l’ordine pubblico, la sicurezza e la tutela dei diritti delle donne”

Il presente progetto di legge nazionale n. 3 arriva alla discussione dell’Aula dopo un ampio dibattito intervenuto nella commissione competente.

Si fa rinvio alla relazione già depositata in sede di presentazione del progetto per gli approfondimenti e che qui non riteniamo di ripetere, ma in questa sede ci preme riassumere il tema oggetto dei lavori odierni dell’Aula.

Il progetto in parola riscrive l’articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152 (Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico), che ha dato dei problemi di interpretazione.

In particolare, si elimina il riferimento al “giustificato motivo” che possa consentire di celare il volto, in modo da rendere certa l’applicazione del divieto senza margini ad interpretazioni.

In secondo luogo, vieta espressamente anche gli indumenti o accessori di qualsiasi tipo indipendentemente dalla loro eventuale origine (etnica, culturale o religiosa o alla moda) e indica i casi di esclusione del divieto (comma 2).

In particolare, il divieto non si applica nei luoghi di culto, nei casi di necessità per proteggere la salute propria o di terzi, in materia di sicurezza stradale e in occasione delle manifestazioni di carattere sportivo che prevedono l’uso di caschi, nonché nei casi di attività artistiche o di intrattenimento, senza che sul punto possano, anche qui esservi interpretazioni.

In terzo luogo, rende più chiaramente l’effetto a cui tende l’uso di tutti questi mezzi di nascondimento del volto: da “atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona” ad “atto a non consentire facilmente il riconoscimento o l’identificazione della persona”, che secondo noi esprime meglio il concetto che in luoghi pubblici o aperti al pubblico bisogna essere sempre sistematicamente “facilmente riconoscibili e identificabili”, anche qui si tende a far venir meno le ambiguità in sede applicativa.

La normativa proposta, oltre ad inasprire le sanzioni in tutti i casi di condotte che impediscono il riconoscimento e l’identificazione personale, vi aggiunge la fattispecie contravvenzionale anche nell’ipotesi della costrizione alla violazione del divieto, nei confronti di minori e donne o persone con disabilità e prevedendo infine anche la recidività dei comportamenti contrari al divieto. Con tale modifica, quindi, l’estensione del divieto viene motivato non solo per esigenze di ordine pubblico e sicurezza, ma anche in difesa della libertà delle donne, dei minori, o dei disabili se costretti, sia pure per ragioni di religione o culturali.

Infine, ci sia consentito richiamare alcune legislazioni estere che fanno comprendere bene il problema qui trattato e la necessità di un “cambio di rotta” a livello nazionale.

Molti leader dei Paesi dell’Africa dell’ovest, di fede islamica, hanno deciso, fin dal 2015, di vietare l’uso del niqab, il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi, per tentare di far fronte al moltiplicarsi di attacchi kamikaze nell’area, commessi soprattutto da donne. I capi di Stato dei Paesi aderenti alla Conferenza Cedeao (15 Stati tra cui la Nigeria, Paese più popoloso del continente e attraversata da profondi conflitti interreligiosi e martoriata dagli attentati jihadisti) si impegnarono a prendere misure per vietare tutti i vestiti che rendano impossibile l’identificazione di una persona. Si tratta di Senegal, Ciad, Camerun, Gabon e Repubblica del Congo; Ciad e Camerun hanno subito diversi attentati con kamikaze nascosti sotto il niqab. Anche il Niger ha assunto questa misura, dopo una serie di attentati commessi da persone coperte da veli integrali. Il Marocco ne ha addirittura vietato la produzione e la vendita.

In Europa, invece, il divieto vige nei Paesi Bassi, Francia, Belgio, Danimarca, Germania (limitatamente a 8 stati federati), Austria, Bulgaria, Lettonia e Svizzera, dal 1° gennaio 2025.

Interessante è invece vedere in quali Stati il velo integrale è addirittura obbligatorio: Iran, Afghanistan, Sudan. mentre in Arabia Saudita, Pakistan, Yemen, pur non essendo obbligatorio le norme sociali esercitano una forte pressione sulle donne affinché lo indossino.

In conclusione, spero vi sia una ampia convergenza sul tema per l’importanza che rappresenta per la nostra civiltà liberale. In ogni caso il voto in quest’Aula farà capire da che parte si sta.

Di Redazione

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