L’APPELLO DI ASSOMUSICA ALLE ISTITUZIONI
“Necessario introdurre nel Recovery Fund misure specifiche
a sostegno delle Industrie Culturali e Creative
e alla musica popolare contemporanea”
IL PRESIDENTE VINCENZO SPERA
“Per il settore dei live danni senza precedenti”
SI STIMANO PERDITE PER LA FILIERA PARI A 650 MILIONI DI EURO
TRA FEBBRAIO E SETTEMBRE E OLTRE 1,5 MILIARDI DI EURO DI INDOTTO
«La crisi causata dalla pandemia da Covid-19, ha avuto un impatto senza precedenti sulla intera catena del valore del settore musicale, in particolare sui segmenti live (…) Voglio che il settore musicale europeo prosperi in tutta la sua diversità e rimanga competitivo nel contesto globale».
Con queste parole si è espressa la Commissaria per la Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e giovani, Mariya Gabriel, sintetizzando la drammaticità della situazione che stanno vivendo il settore della musica dal vivo e le migliaia di lavoratori e famiglie che da esso dipendono.
Assomusica, l’Associazione degli Organizzatori e Produttori di Spettacoli di Musica dal Vivo, che racchiude la (quasi) totalità degli organizzatori di spettacoli di musica contemporanea, ha continuato a portare avanti in questi mesi – insieme ad ELMA (European Live Music Association) – un’importante campagna di sensibilizzazione non soltanto presso le istituzioni italiane, ma rivolta direttamente al Parlamento europeo, che, lo scorso 17 settembre, in una risoluzione sulla “Ripresa culturale dell’Europa”, ha condiviso l’urgenza di un sostegno diretto e rapido ai settori culturali e creativi, tramite aiuti finanziari da parte sia dei bilanci nazionali che dei fondi dell’UE.
Gli eurodeputati, in particolare, hanno espresso forte preoccupazione in merito al fatto che nel Piano di ripresa dell’UE Next Generation EU non sia stato riservato alcun importo specifico a diretto beneficio dei settori culturali e creativi. Per questo motivo, viene chiesto alla Commissione europea e ai paesi dell’UE di stanziare almeno il 2% del dispositivo per la ripresa e la resilienza – ovvero la parte più importante del Recovery Plan (Next Generation EU) – a sostegno dei settori culturali e creativi.
Assomusica rinnova così il proprio appello al Governo italiano affinché si faccia portatore di questa risoluzione e, nel quadro delle proposte che presenterà sull’uso delle risorse del Recovery Fund, possa includere misure in grado di risollevare e dare una prospettiva al settore culturale e musicale. Sul tema il Presidente Vincenzo Spera di Assomusica precisa che «La rivoluzione digitale e il capitolo degli investimenti sulla sostenibilità ambientale ipotizzati nel Recovery Fund sono temi sui quali vorremo ragionare con il Governo e ci auguriamo di venire ascoltati nelle sedi opportune».
«In questi tempi difficili, molti si sono rivolti alla cultura, alla musica ed all’arte per superare momenti di sconforto e solitudine. In un momento così critico, tanto per il futuro della UE quanto per il nostro settore, è necessario intervenire per salvaguardarne la sopravvivenza», aggiunge il Presidente di Assomusica. «Per queste ragioni, mi preme rivolgere un ulteriore, urgente, appello ai nostri rappresentanti istituzionali affinché lavorino alla creazione di un ‘framework’ finanziario adeguato a sostenere un settore chiave per la crescita e la diversità culturale del nostro continente».
Altre Associazioni simili ad Assomusica in Unione Europea, come la tedesca BDKV (The Federal Association of the Concert and Event Industry), si stanno prodigando presso i loro Governi per una simile iniziativa.
Nel frattempo l’Associazione continua a monitorare i dati relativi all’impatto reale, per il settore, delle disposizioni adottate dal Governo per affrontare l’emergenza Coronavirus in Italia.
«250.000 famiglie sono senza lavoro; il circuito ha perso 650 milioni di euro tra febbraio e settembre e oltre 1,5 miliardi di euro di indotto. Sono stati registrati cali di fatturato vicini al 100% rispetto all’anno scorso. Sono danni che per noi organizzatori, e per ogni singola persona coinvolta, non hanno precedenti – denuncia il Presidente di Assomusica. «Gli spettacoli di musica dal vivo, e più in generale gli eventi culturali che, per loro stessa natura, sono costruiti attorno alla presenza di un “pubblico riunito”, sono stati i primi a chiudere e, come sta emergendo, gli ultimi a ripartire. Molte figure professionali, tra tecnici e light designer, stanno già scomparendo e non si vede all’orizzonte un momento preciso in cui si potrà ricominciare a lavorare. Di questo non si può non tener conto. Ne va della dignità di migliaia di persone, prima ancora che lavoratori.».
Queste, in particolare, le proposte rivolte sin dalla fine di giugno dall’Associazione al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini, al Ministro dell’Economia Roberto Gualtierie al Ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola:
· Includere, nel quadro delle proposte che verranno presentate sull’uso delle risorse del “Recovery Fund”, misure specificamente destinate alle Industrie Culturali e Creative e alla musica popolare contemporanea.
· L’impegno affinché i Capi di Stato e di Governo della UE, assecondando le richieste del Parlamento europeo, decidano di incrementare a 2,8 miliardi di euro il budget destinato al Programma Europa Creativa nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale.
· L’introduzione dell’IVA agevolata al 4% sui biglietti per gli spettacoli dal vivo.
· Destinare alle industrie e ai settori culturali e creativi, in funzione delle loro esigenze specifiche, almeno il 2% del dispositivo per la ripresa e la resilienza dedicato alla ripresa.
· Prevedere un Fondo emergenze per i lavoratori degli spettacoli dal vivo, alimentato da risorse europee e piani finanziari precisi per garantire la continuità operativa nelle industrie e nei settori culturali e creativi e per assicurare prevedibilità ai relativi operatori.
«Mi auguro sinceramente che questo appello possa essere tenuto in considerazione e che, in questa fase di proposizione di nuove idee per la ripartenza, possiate ascoltare anche noi promoter senza dimenticare che quando la pandemia piegava il Paese, i cittadini si ritrovarono uniti proprio sulle note della musica» conclude Vincenzo Spera.