Nei prossimi anni, l’Italia potrebbe vivere un cambiamento rivoluzionario nel campo dell’energia. Con l’ultima manovra approvata dalla Camera, nel 2030 si potrebbe assistere a un ritorno dell’energia nucleare che aprirebbe la strada verso l’indipendenza e la sostenibilità energetica. Il ritorno del nucleare significherebbe una possibile rivoluzione per il settore energetico che potrebbe rendere l’Italia più indipendente e ridurre indirettamente il prezzo del gas. Ma sarà davvero la soluzione che garantirà un futuro energetico più prospero o ci saranno rischi che non possiamo ignorare?
Il nucleare in Italia: una soluzione contro costi elevati e dipendenza esterna
La Camera dei Deputati ha approvato una mozione che impegna il governo italiano a considerare il nucleare come fonte alternativa e pulita nel suo mix energetico. Presentata da Azione e Forza Italia e sostenuta da Lega e Fratelli d’Italia, l’iniziativa mira ad accelerare il processo di decarbonizzazione del paese e a valutare l’inclusione di reattori nucleari di quarta generazione di piccole dimensioni nel sistema energetico.
L’obiettivo è anche quello di aderire all’Alleanza per il nucleare europea e intensificare la ricerca sui reattori a fissione nucleare innovativi. Si prevede che l’Italia possa iniziare a produrre energia nucleare già a partire dal 2030 e sviluppare la tecnologia per la fusione nucleare.
L’Italia sta valutando l’opportunità di reintrodurre l’energia nucleare nel suo mix energetico come parte della strategia di decarbonizzazione.
Marco Ricotti, presidente di CIRTEN e esperto di impianti nucleari, sottolinea l’importanza di posizionare l’iniziativa nucleare italiana in un contesto europeo di collaborazione strategica. Inoltre, Ricotti fa notare che il nucleare rientra già nella tassonomia verde ed è responsabile di circa la metà dell’elettricità green prodotta in Europa.
Secondo Ricotti, affidarsi esclusivamente alle fonti rinnovabili potrebbe comportare costi elevati per i cittadini europei e una dipendenza eccessiva da materie prime controllate da altri paesi. Inoltre, sottolinea che esistono soluzioni per la sicurezza e lo smaltimento delle scorie nucleari che sono già adottate da paesi che utilizzano l’energia nucleare.
Lo scenario nucleare europeo: la situazione in Finlandia, Germania e Regno Unito
Finlandia, Germania e Regno Unito presentano prospettive diverse sulla questione nucleare. In Finlandia, è stato inaugurato l’impianto nucleare Olkiluoto 3, il più grande d’Europa, dopo diversi ritardi. Questo rappresenta un’eccezione rispetto alla tendenza di altri paesi europei, dove l’opposizione al nucleare è in aumento. Insieme agli altri due reattori sull’isola di Olkiluoto, il nuovo impianto produrrà circa un terzo dell’elettricità consumata nel Paese. La Finlandia ha scelto l’energia nucleare come parte della sua transizione verso la neutralità del carbonio, riducendo così la vulnerabilità alle interruzioni dell’approvvigionamento energetico.
D’altra parte, la Germania ha chiuso le sue ultime tre centrali nucleari nel 2011, a seguito della catastrofe di Fukushima, con un certo ritardo causato dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Attualmente, il nucleare contribuisce solo al 4% del fabbisogno di elettricità del Paese, mentre il 51% proviene da fonti rinnovabili in crescita e il 28% dal carbone. La Germania sta cercando alternative al gas russo per il suo bilancio energetico.
Nel Regno Unito, invece, si sta investendo nella ricerca e nello sviluppo della fusione nucleare terrestre, puntando a diventare il primo Paese al mondo ad avviare un reattore a fusione nucleare entro il 2040. Il progetto chiamato STEP fa parte dell‘iniziativa internazionale di ricerca sulla fusione ITER e mira a costruire un prototipo innovativo. Il Regno Unito punta a diventare un punto di riferimento nella scienza e nella tecnologia della fusione nucleare, ottenendo vantaggi economici e creando posti di lavoro. Allo stesso tempo, l’azienda americana TAE Technologies sta sviluppando una macchina chiamata ‘Copernicus’ che mira a superare i 100 milioni di gradi necessari per produrre energia elettrica tramite fusione nucleare.
Il nucleare sarà la chiave per raggiungere l’autosufficienza energetica?
Il possibile ritorno dell’energia nucleare in Italia nel 2030 solleva interrogativi cruciali. Tra i vantaggi ambientali e le opportunità di collaborazione internazionale, si pongono anche rischi e alternative sostenibili da considerare. Quali sfide e benefici deriverebbero da questa scelta? È possibile conciliare sicurezza e sostenibilità energetica? La decisione futura richiederà un dibattito trasparente e coinvolgente per valutare attentamente tutti gli aspetti in gioco. Il ritorno del nucleare in Italia potrebbe segnare una svolta epocale verso l’indipendenza energetica e la sostenibilità.
Fonte: studio PrestoEnergia