Roberta Giallo, cantautrice e presidente di Aia Artist (Associazione artisti indipendenti italiani), dopo le dichiarazioni critiche rilasciate giorni fa sul cast di Sanremo 2025 (riportate anche dall’ANSA il 4 dicembre
dopo gli ultimi accadimenti relativi al Concerto di Capodanno al Circo Massimo, torna sul tema della responsabilità di chi ha in mano la direzione artistica dei Festival sostenuti con i soldi pubblici. Ecco le sue riflessioni, condivise oggi anche sui suoi social.
“SULL’ABUSO DELLA PAROLA CENSURA, ARMA DI DIFESA COLLAUDATA CONTRO CHI FA PENSIERO CRITICO, NON CENSORIO. Evocare la “censura” perché è l’unica carta da giocarsi in difesa di chi produce canzoni-turpiloquio di contro a chi non gradisce certi “artisti” su certi palchi; soprattutto quando il soggetto in questione invade tutto l’anno tutti gli spazi mediatici più rilevanti (radio, tv , social media, piattaforme streaming, podcast) e di maggiore diffusione, è quasi ridicolo. Nessuno brucerà i suoi testi, o impedirà che i suoi brani circolino per tutti su Spotify, nessuno gli impedirà che si esprima, anche a lungo, se mai vorrà, per difendere la sua posizione.
Arte e censura: qui non c’è censura, mi chiedo se ci sia dell’arte. Quando ad ogni modo ponevo già la domanda giorni fa: perché invitare certi “artisti” a Sanremo? Perché invitare un trapper tanto divisivo a Capodanno, pagato anche dai soldi pubblici? Perché dare soldi pubblici a chi già ne fa molti con “arte e atteggiamenti discutibili?”.
Cara RAI, quanta censura inconsapevole fai ogni anno nei confronti di tanti artisti e artiste meritevoli di attenzione, solo perché non hanno il plauso e l’appoggio delle grandi major? o perché non hanno milioni di streaming? Ma dove è l’impegno a innalzare il livello della cultura musicale e non solo in questo paese? In Italia abbiamo una questione culturale e morale da affrontare, e anche una questione di responsabilità legata alla direzione artistica/editoriale di Festival finanziati con i soldi pubblici. Infine, avrei gradito un minimo di coerenza, non totale _minima_ anche da parte di donne che durante l’anno utilizzano slogan in difesa delle donne e dell’emancipazione femminile, ma poi… È “tutto.”
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