Appuntamento alle 10 nel parco Giochi di Viale delle Scuole, alla intitolazione di un “prunus cerasifera” (amolo della famiglia delle rosacee), parteciperanno 35 studentesse e studenti della Scuola Secondaria di primo grado che hanno partecipato al progetto, e nell’occasione lo racconteranno al pubblico.
UDINE – Oggi i più forti tennisti del mondo giocano nell’Arthur Ashe Stadium, il campo centrale di Flushing Meadows, sfidandosi per la competizione di un pilastro del grande Slam, l’US Open. L’afroamericano Artuhr Ashe non è stato solo un tennista leggendario, ha fatto della sua vita un esempio di impegno attivo su vari fronti, dall’apartheid alla sensibilizzazione sull’HIV/Aids, due questioni cruciali degli anni nei quali ha consolidato la sua carriera sportiva. Per questo il suo nome è stato inserito nel circuito internazionale della “Foresta dei Giusti”, il “Gariwo Network” che è partner del nuovo progetto “La Foresta dei Giusti” in Friuli Venezia Giulia, ideato e promosso da Damatrà onlus con la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, insieme a 9 municipalità coordinate dal Comune di Spilimbergo. Ad Arthur Ashe sarà dedicata la prossima tappa del progetto, in programma a San Giovanni al Natisone martedì 6 maggio: alle 10 nel Parco giochi di Viale delle scuole, 33 un albero – un Prunus Cerasifera, un rigoglioso amolo della famiglia delle rosacee – sarà intitolato appunto al grande tennista, e grazie alla sinergia avviata con l’Amministrazione comunale di San Giovanni al Natisone alla cerimonia prenderanno parte 35 giovani studentesse e studenti della locale Scuola Secondaria di primo grado, coinvolti nei mesi scorsi nelle fasi di ricerca intorno a questa iniziativa. L’intitolazione, proposta nell’ambito dell’articolato cartellone “La memoria del legno 2025”, è aperta alla partecipazione del pubblico. Gli studenti racconteranno la storia di Artur Ashe e tutti, grazie all’uso di smartphone e cuffie audio, potranno ascoltare le informazioni su chi si prende cura delle foreste in Friuli Venezia Giulia, racconti che diventeranno un podcast a cura dei giovani artisti di Invasioni creative, online dal mese di giugno sul sito https://lamemoriadellegno.damatra.com

La carriera di Arthur Ashe, nato a Richmond in Virginia nel 1943, si sviluppa nel clima di apartheid che gli Stati Uniti vivevano durante il secondo dopoguerra. Nella sua autobiografia Arthur Ashe spiegherà: «volevo essere considerato il più possibile corretto, onesto, affidabile, gentile, calmo ed educato». Non sarà mai solo un tennista, ma un tennista nero. Da junior, a Richmond, non gli è permesso di allenarsi nella maggior parte dei campi e non può partecipare ai tornei riservati ai bianchi. Sarà il primo afroamericano a farlo, il primo afroamericano ad entrare nella squadra americana di coppa Davis nel 1963, il primo afroamericano a vincere un torneo dello Slam(saranno tre a fine carriera, Us Open 1968, Australian Open 1970, Wimbledon 1975), il primo e unico a vincere Wimbledon. La fama arriva con un fardello di responsabilità per ciò che essere un tennista nero di successo significa all’epoca. Non si tirerà mai indietro, diventerà un rivoluzionario silenzioso. La questione sudafricana è una di quelle che gli stanno più a cuore. Il giorno della liberazione di Nelson Mandela, l’11 febbraio 1990, è il più felice della sua vita. Il tennista nato per lottare: contro le discriminazioni, dovrà affrontare anche quella contro l’AIDS: a causa di una trasfusione di sangue infetto, contrae il virus dell’HIV. Nel 1992, quando un giornalista di USA Today lo chiama, capisce che inizierà un’altra fase della sua militanza. Se aveva colpito lui, l’AIDS poteva colpire chiunque, si spese quindi per sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema considerato una piaga e ostracizzato. Il campione muore nel 1993, un anno dopo l’annuncio della sua malattia, non prima di aver fondato l’Arthur Ashe Foundation for the Defeat of AIDS, una fondazione impegnata nel supporto dei malati, nella sensibilizzazione, nella ricerca.